Roberto Straccia, sotto torchio tre amici pescaresi

26 Gennaio 2012   11:14  

Le indagini sulla misteriosa morte di Roberto Straccia, lo studente 24enne di Moresco scomparso a Pescara il 14 dicembre e ritrovato cadavere il 7 gennaio sul litorale di Bari, si concentrano sempre più sulle sue frequentazioni. In particolare, sulle strette amicizie che aveva allacciato nel capoluogo abruzzese durante la sua permanenza universitaria.

A tal proposito, l’altro ieri, i carabinieri del Reparto investigativo hanno nuovamente sentito tre giovani molto vicini alla vittima. Al momento tutto è tenuto nel massimo riserbo, ma è certo che si è trattato di un pressante interrogatorio, che fa seguito all’altro effettuato pochi giorni dopo la scomparsa di Roberto. Nel corso del lungo faccia a faccia, uno dei tre si sarebbe contraddetto più volte, alimentando forti dubbi sulla versione dei fatti fornita.

Gli inquirenti, sulla base dei nuovi elementi raccolti, si sarebbero fatti un’idea tutta nuova su quanto accaduto in quel maledetto mercoledì di dicembre culminato con la tragica morte del ragazzo. 
Anche se non lo dicono apertamente, in quanto le indagini sono coperte dal segreto istruttorio, l’ipotesi dell’omicidio, paventata in questi giorni dai superperiti della famiglia, non sarebbe poi così remota. Sembra sempre più veritiera la pista secondo cui Roberto, senza rendersene conto, fosse incappato in qualche amicizia sbagliata che potrebbe essergli costata la vita.

L’investigatore privato Lucio De Santis, assoldato dalla famiglia Straccia, sta lavorando parallelamente agli investigatori giorno e notte, ma preferisce non svelare i particolari degli elementi raccolti: «Quello che emergerà dalle mie indagini, nel massimo rispetto del mio ruolo, sarà comunicato solo agli inquirenti e alla famiglia. Certo però, che se la ricostruzione dei fatti sulla morte di Roberto fosse stata limpida, a quest’ora la Procura della Repubblica avrebbe già archiviato il caso. Se così non è stato, è evidente che ci sono ancora molte cose da scoprire».
De Santis a tal proposito parla di un lavoro lungo e certosino: «La mia attività è attualmente concentrata sugli orari, il percorso e le frequentazioni di Roberto. Solo dopo un’attenta analisi dei dati raccolti si potranno trarre le prime conclusioni». 
Se Roberto non si è ucciso e se non si è trattato di un incidente, chi poteva voler male ad un ragazzo così in gamba? Chi poteva avercela con lui? E perché? Aveva visto qualcosa che non doveva vedere?Era venuto a conoscenza di qualcosa di scottante? Le domande sono tante, ma, al momento, le risposte nessuna.

di Fabio Castori

fonte ilrestodelcarlino

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