Saline. L'innocenza perduta tra veleni e rifiuti abbandonati

L'Università D'Annunzio per l'ambiente

22 Novembre 2008   14:00  

Il fiume dei veleni. Non c'è un altro modo per identificare quello che i romani chiamavano "Salinum Flumen", oggi gravemente ammalato e pericoloso, suo malgrado, per via della notevole concentrazione di sostanze tossiche visibili e invisibili che lo inquinano senza sosta.

Ammoniaca, Azoto nitroso, solidi sospesi, Cod, Bod, Escherichia Coli, Daphnia, sono solo alcune delle sostanze tossiche rilevate dall’ Arta e scaricate giornalmente nell' antico corso d' acqua. 10 chilometri di discarica, tra rifiuti solidi altamente inquinanti dispersi sulle sponde, e liquami derivanti dagli scarichi abusivi, le cui alte concentrazioni di coliformi fecali hanno portato la Forestale al sequestro del depuratore di Montesilvano, avvenuto qualche giorno fa in seguito agli ultimi controlli sulla qualità delle acque del Saline.

L’ impianto killer. E’ preventivo il sequestro richiesto dal pm Giuseppe Bellelli e approvato dal gip Guido Campli, relativo al depuratore di via Tamigi: secondo le analisi effettuate dall’ Arta, i parametri chimici e biologici inerenti alle sostanze sopra indicate, sono stati riscontrati come palesemente superiori ai limiti consentiti dalla legge. L’impianto rimane comunque in “casa propria” affinchè continui ad espletare la regolari funzioni di depurazione, se venisse disattivato infatti, le quantità di sostanze tossiche immesse nel Saline supererebbero di gran lunga i già allarmanti valori riscontrati in questi giorni.

Ipotesi d’accusa e risultati incongruenti. Secondo le ipotesi formulate dagli inquirenti, i vertici della società acquedottistica conoscevano al dettaglio i valori delle sostanze inquinanti scaricate quotidianamente nel Saline , altrimenti non avrebbero potuto contestare formalmente i risultati prodotti dalle analisi periodiche dell’ Arta. Per contestare infatti, occorre eseguire delle analisi. Analisi che di volta in volta rispondevano diversamente dalle indagini dell’ Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente.

Le responsabilità. Quello del 19 novembre scorso è stato il terzo avviso di garanzia per il presidente dell’ Aca Bruno Catena, già coinvolto nell’ inchiesta Fangopoli relativa al depuratore di Pescara, e in quella dell’ acqua avvelenata inerente la scoperta della maxi discarica di Bussi sul Tirino. Il Presidente - riconfermato qualche settimana fa alla guida dell’azienda acquedottistica – sembrerebbe imputare il sequestro “ad una mancata depurazione a norma delle acque, riscontrata nel 2007, quando l’impianto era sotto il controllo del Consorzio Considan”. L’Aca infatti avrebbe eseguito, subito dopo il passaggio di consegne, “una ricognizione dettagliata dell’impianto, che aveva evidenziato lo stato di carenze strutturali in cui versava l’intero depuratore”, inviando la documentazione inerente a tale stato a tutti gli organi competenti, tra i quali Asl, Corpo Forestale e Provincia di Pescara. “ Il 14 aprile scorso” ha affermato Catena “ la Provincia ha revocato l’autorizzazione allo scarico, revoca che comunque non ha determinato , per ovvie ragioni igienico-sanitarie , il blocco dell’impianto”.

La punta dell’iceberg. Il Wwf però non sembra ritenere valide le giustificazioni addotte dall’ Aca, e continua nella propria instancabile missione informativa sui profondi danni ambientali che determinate “forme di lassismo” provocano nella Regione, come l’estate scorsa, quando con un dettagliato e sconvolgente dossier l’Associazione ambientalista ha denunciato la grave situazione dei depuratori abruzzesi, primo fra tutti quello di Montesilvano, il più grande e pertanto il più dannoso. La stessa preoccupazione che ha spinto il Primo Cittadino di Montesilvano a vietare la balneazione alla foce del Saline, e Goletta Verde di Legambiente ad effettuare un campionamento straordinario nelle acque del fiume, in seguito all’annullamento da parte del Tar del suddetto divieto. Un’ordinanza che il sindaco Pasquale Cordoma, pur consapevole di generare il dissenso di cittadini e speculatori della balneazione, aveva emesso sulla base di determinate analisi dell’Arta che non lasciavano adito a dubbi: le acque alla foce del Saline, nel territorio del Comune di Montesilvano, erano fortemente inquinate dai reflui fognari, esattamente come lo sono adesso.

Le scienze della Terra in soccorso dell’ambiente. Lo stesso giorno del sequestro del depuratore tuttavia, al dipartimento di Scienze della Terra dell’ Università D’Annunzio, qualcuno avanza la proposta di affrontare più seriamente le emergenze ambientali sentite dai cittadini abruzzesi. Alle 11.45 viene inserito un ordine del giorno che promette di cambiare le carte in tavola: il Consiglio fa richiesta di un' audizione di esperti esterni chiamati a discutere le problematiche dell’ ecosistema abruzzese. Un passo che viene compiuto in uno “uno spirito di trasparenza e di comunicazione tra docenti e ricercatori di Scienze della Terra e la cittadinanza abruzzese, in modo da offrire ulteriori elementi di valutazione, ed orientamento di ordine socio-culturale al Dipartimento, per potersi esprimere più efficacemente a livello pubblico e propositivo su tali tematiche, ed assumere un ruolo di rilievo negli eventuali interventi di mitigazione”.

Un’iniziativa che ha raccolto l’immediata adesione del Wwf e del Coordinamento per la tutela della Costa Teatina, grate all’ambito accademico per l’intenzione di voler intraprendere un confronto costruttivo con i vari settori della società civile abruzzese, a favore della Regione verde d' Europa, dell’ ambiente che ci ospita, e delle persone che intendono ricambiare la cortesia.




Giovanna Di Carlo



www.elezioni.abruzzo.it il sito di approfondimento con tutte le informazioni sulle elezioni regionali d'Abruzzo 2008.



Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore