San Demetrio nè Vestini, cenni storici e turistici

06 Luglio 2012   15:51  

San Demetrio nei Vestini a 662 m. s.l.m. comprende sette “ville”: Colle, Cavantoni, Villa Grande, S. Giovanni, Collarano, Cardamone, Cardabello.
Probabilmente questi nuclei, che ora vanno saldandosi molto di più, ebbero origine da stanziamenti di popolazioni provenienti dalla vicine città di Aveia e Peltuinum dopo la distruzione di quest’ultime.
Sin dal 1178 si hanno notizie di questo centro che veniva chiamato “pagus chrementes” e più tardi Demetra. Per alcuni studiosi il nome deriverebbe dal greco Demeter (Cerere), ad indicare forse la fertilità del terreno. Si è voluto poi apporre nei Vestini per ricordare il popolo italico il cui territorio si estendeva da Penne fino all’Aquilano.
Fu uno dei castelli che partecipò alla fondazione dell’Aquila e più tardi fu incorporato nelle università di Prata e S. Nicandro.
Di questo castello oggi non vi è più traccia ma il nome di Sinizzo resta ad indicare un piccolo lago di origine carsica meta di escursioni.
Questo centro fu coinvolto nella guerra di Braccio da Montone e costitu ì nel 1442 il luogo dove soggiorn ò Alfonso d’Aragona mentre s’accingeva ad attaccare Fagnano.
I suoi prodotti erano ricercati, l’allevamento del bestiame era fiorente. Fu feudo di diverse nobili famiglie.
Tra le emergenze turistiche: la chiesa parrocchiale, ubicata all’inizio del paese fu edificata nel 1600; aperta al culto nel 1736, fu dedicata a S. Demetrio, martire di Tessalonia, che visse alla fine del III sec.; da quel momento il paese prese il nome del Santo protettore. La chiesa venne costruita accanto ad un’antica torre adattata a campanile, al suo interno a croce latina presenta una statua equestre del titolare in legno policromo.
Nella parte alta del paese vi è la chiesa di Santa Maria dei Raccomandati, ricostruita nel 1820 e nel cui interno vi sono dei dipinti di Teofilo Patini, di Domenico Caldara e di Luca Giordano. È ad un’unica navata accessibile per mezzo di una scalinata; nella sagrestia un calice del ‘700 e pisside d’argento.
Nel paese sono notevoli alcuni palazzi tra cui il barocco palazzo Dragonetti e quello settecentesco Cappelli di Torano, oggi collegio dei padri rogazionisti.
Nella frazione Cardabello è il cosiddetto palazzo Ducale del duca Arcamone (sec. XV), poi Cappelli, magnifico esempio di palazzo fortificato. Nella frazione S. Giovanni è la parrocchiale di S. Giovanni ricordata fin dal 1178, con affreschi quattrocenteschi e statua lignea policroma del titolare, d’arte Abruzzese del ’600. Un’altra chiesa dedicata a San Michele Arcangelo si trova nella frazione di Collarano, in cui si conservano pregevoli tele del ‘600 di autori locali e statue in legno.
Nelle vicinanze di S. Demetrio sorge la frazione di Stiffe, oggi famosa per le sue grotte che, in uno scenario suggestivo e ancora incontaminato presentano ambienti di varia ampiezza, le cui stalattiti e stalagmiti in un tessuto compatto hanno dato origine alle forme più svariate. Un torrente sotterraneo attraversa queste grotte per quasi tutto il percorso e precipita poi in una cascata che tappezza suggestivamente la parete di una stanza sottostante. L’apertura della grotta,  a 690 metri sul livello del mare, è situata sui ruderi del castello medioevale sopra l’abitato di Stiffe, in un’ambiente che ha altre cavità come la grotta dei briganti, proprio sopra la risorgenza, probabilmente ramo fossile di quest’ultima.
Le acque della risorgenza oltre ad essere utilizzate dai contadini di Stiffe per irrigare i campi, furono sfruttate a scopi idroelettrici nel 1907 per iniziativa del marchese Alfonso Cappelli, con la realizzazione di un bacino sotterraneo. Le prime esplorazioni speleologiche furono compiute nel 1956. Le grotte sono aperte tutto l’anno. 


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