Sanità: la Regione istituisce nuovi ticket. Il Pd chiede la testa di Chiodi

L'Ugl: invece di tagliare alla politica si grava sui cittadini

18 Luglio 2011   14:09  

Dura presa di posizione del capogruppo del Pd in Consiglio regionale Camillo D'Alessandro che chiede le dimissioni di Chiodi a seguito dell'introduzione dei nuovi ticket.

"L'introduzione e' una facolta' - precisa D'Alessandro - e non un obbligo. Chiodi vuole fare cassa sulla pelle ed il sangue dei cittadini nel modo piu' odioso, sulla loro salute. Se non e' in grado di evitarlo si dimetta. Porteremo il caso al dibattito del Consiglio regionale di domani - riprende l'esponente del PD - e sara' il giorno della verita'. Se e' vero che il debito della sanita' si sta riducendo, come afferma Chiodi, allora non si capisce l'obbligo giuridico per l'Abruzzo di introdurre nuovi ticket che pesano drammaticamente sulle famiglie non piu' in grado di farci fronte, gia' tartassate prima con l'introduzione della tassa regionale sulla benzina, ora i ticket, e con irap ed irpef che permangono le piu' alte d'Italia. Ora basta veramente".

"Presenteremo proposte alternative - insiste D'Alessandro - se necessario il gettito potenziale dei nuovi ticket va coperto con altre forme e formule, ma non scaricato su malati e cittadini. Siamo sull'orlo della disperazione - conclude l'esponente del PD - i cittadini non ce la fanno piu', ne va della tenuta sociale della nostra Regione, Chiodi non puo' strozzare l'Abruzzo".

Rincarano la dose i sindacati.

"L'adozione dei ticket di 10 euro a ricetta per tutte le visite specialistiche e per le analisi di laboratorio e' una vergogna inaccettabile". Lo dice Giuliana Vespa, segretario territoriale dell'Ugl sanita' dell'Aquila. "In un momento di grande crisi economica - aggiunge - e' giusto che tutti 'stringano la cinghia' ma, invece di tagliare i costi della politica, il varo della manovra appena approvata, alla fine della fiera, grava solo sulle spalle delle famiglie italiane. Una manovra ingiusta ed iniqua - osserva la sindacalista - che va a penalizzare i gia' tartassati nuclei familiari ed e' all'antitesi di tutto cio' che l'Ugl ha sempre sostenuto. La famiglia, invece di essere tutelata con l'adozione di misure fiscali ad hoc (quoziente familiare), e' stata sacrificata per far fronte all'immane crisi economica".

Secondo l'Ugl "con questa misura si allarghera' sempre di piu' la forbice per cui i ricchi continueranno ad aver diritto alla salute ed i poveri non potranno permettersi neanche un banale esame del sangue. Invece di tagliare sullo Stato Centrale, sui Ministeri, sulle consulenze e sul Parlamento si e' preferito colpire dove si sapeva di andare sul sicuro: famiglia e sanita'. Questa manovra - conclude Vespa - e' un'ingiustizia sociale!".


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