Il ministro Toninelli lo ha definito un “cavillo del Mef”. Ma la mancanza di copertura finanziaria, con relativa scomparsa di una parte dei fondi previsti nel “decreto Genova” è un fatto grave. La decisione del Ministero dell’Economia e Finanze (Mef) guidato da Tria di fermare il decreto nella parte che dà attuazione al “protocollo d’intesa sui lavori urgenti su A24 e A25, per mancanza di copertura finanziaria”, è in effetti un pezzo dell’ingranaggio che si è inceppato. La prima conseguenza di quella decisione-constatazione del Mef è che la Corte dei Conti non registra il protocollo d’intesa sui lavori di A24 e A25. Quindi le delibere per avviare quei lavori non ci saranno per il momento e non si capisce fino a quando.
Ricordiamo che i 192 milioni destinati alla messa in sicurezza sono fondi europei per la coesione, destinati alla Regione Abruzzo. E che ora sono magari finiti in Liguria. Come un “prestito” per contribuire ai lavori per rifare il ponte di Genova.
Non sappiamo cosa si sono detti ieri mattina al telefono Tria e Toninelli. Invece sappiamo di certo che i lavori avviati da Strada dei Parchi, li ha finanziati per ora solo il concessionario. Restano, invece, ferme imponenti attività di messa in sicurezza. Urgenti soprattutto sul piano antisismico.
La data dell’arrivo dei fondi doveva essere ai primi di gennaio 2019. Il decreto Genova è dell’ottobre 2018. Sono passati sei mesi inutilmente. Agli atti per ora c’è una decisione documentata di “carenza di copertura finanziaria”.
Dopo otto mesi di allarmi insensati e inesistenti, è ora di fare chiarezza. Strada dei Parchi oggi più che mai ribadisce non solo la sicurezza delle autostrade in condizioni di esercizio. Ma chiede che si dica una parola definitiva che sgombri il campo dalla sequenza di allarmi e fake news sulla situazione dei viadotti.
Dobbiamo dire che sulla situazione dei viadotti rileviamo un cambio di registro dalle parole del ministro Danilo Toninelli. E’ scomparsa la parola “pericolo”, come non si parla più di “chiusure”. Mentre ieri ha lanciato il tema della “micro fessura” causata su un impalcato del viadotto Colle Castino. Che creerebbe, si è affrettato ieri a precisare, “solo dei problemi circa la durabilità dell’opera”.
Ricordiamo che su indicazione del ministero, su quell’impalcato del viadotto dell’A25 nell’area di Teramo sono state fatte delle “prove sperimentali” condotte dall’Università La Sapienza di Roma, sotto precise indicazioni dell’ispettore ministeriale Placido Migliorino. L’esperimento è consistito nel voler mettere i carichi previsti con le norme tecniche 2018 su un viadotto progettato negli anni Sessanta e costruito oltre quaranta anni fa. Ora l’impalcato ha reagito in maniera quasi perfetta alle prove. Come se fosse stato costruito ieri.
Abbiamo letto le relazioni dei docenti dell’Università la Sapienza che hanno eseguito le prove. Ecco perché non comprendiamo certe allarmistiche affermazioni.
Tutto ciò non ha nulla a che vedere con la sicurezza. Chi viaggia chiede alle istituzioni pubbliche e private di dire delle parole chiare. Ma soprattutto di far parlare i fatti. A distanza di otto mesi dall’allarme svia-popolo che ha investito A24 e A25, cosa resta delle dichiarazioni allarmistiche delle istituzioni pubbliche? Una microfessura, peraltro prevista e tollerata dalla norma.
Mentre non si parla più dell’obbligo morale, prima che di legge, di mettere in sicurezza sismica tutto il tracciato autostradale.