Suicidio carcere di Sulmona, LISIAPP: "Il ministro Severino si faccia carico di questo problema"

27 Luglio 2012   18:09  

"Mentre nelle Scuole di Formazione i neo agenti si apprestavano al grido de 'Lo Giuro' a Vasto si consumava l'ennesima tragedia.'Un altro suicidio nelle file del Corpo con l'indifferenza di tutte le istituzioni": e' il commento in una nota del LISIAPP (libero sindacato appartenenti polizia penitenziaria) per voce del suo segretario generale aggiunto Luca Frongia. Un assistente capo continua la nota Lisiapp, di 48 anni, M.M., la notte scorsa si e' sparato nella sua stanza della caserma con la pistola d'ordinanza.

Originario di Lucera, lascia la moglie, da cui era separato, e 3 figli che frequentano rispettivamente le scuole elementari, le medie e l'ultimo anno delle superiori.

L'uomo dalle prime ipotesi avanzate si e' suicidato nella sua camera. A ritrovarlo stamani e' stato un suo collega con cui tutte le mattine andava al bar al prendere il caffe'. L'agente lo ha atteso invano fino alle 9.30, poi insieme a un altro poliziotto e' andato a bussare alla porta. Non ottenendo alcuna risposta, i due sono entrati, trovando il corpo senza vita in abiti civili.

Dal 2000 ad oggi, aggiunge il segretario Frongia, si sono uccisi circa 100 poliziotti penitenziari, un direttore di istituto (nel 2003 a Sulmona) e un dirigente regionale (nel 2010 a Cosenza). Dall'inizio anno siamo gia' a quota 6 suicidi, sottolinea Frongia.

"L'amministrazione penitenziaria - aggiunge - accerto' che i suicidi di appartenenti alla Polizia Penitenziaria, benche' verosimilmente indotti dalle ragioni piu' varie e comunque strettamente personali, sono in taluni casi le manifestazioni piu' drammatiche e dolorose di un disagio derivante da un lavoro difficile e carico di tensioni. Ma a tutt'oggi non sono stati colpevolmente attivati i centri di ascolto. Il ministro Severino si faccia carico di questo problema".

"Non sappiamo - conclude il dirigente sindacale - i reali motivi che lo hanno spinto all'estremo gesto, ma resta il fatto che molti dei nostri colleghi sono costretti a lavorare in situazioni estreme, fattori che spesso compromettono la serenita' personale e delle famiglie".


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