TEATRO: DEBUTTA A L´AQUILA

12 Dicembre 2007   17:34  
Già migliaia di spettatori si sono commossi seguendo il percorso della coscienza di quel gruppo di giudici in scena con "La parola ai giurati" che da domani arrivano a L´Aquila nel Teatro Comunale per il cartellone TSA e ATAM. Il nuovo spettacolo, con la regia di Alessandro Gassman, e´ coprodotto dal Teatro Stabile d´Abruzzo (di cui Alessandro Gassman e´ consulente artistico) e dalla ´Società per attori´, e resterà nel capoluogo abruzzese fino a domenica 16 dicembre per poi essere presentato nelle principali città italiane fino al prossimo aprile 2008. La parola ai giurati è allestito sul testo di Reginald Rose, dal quale è stato tratto il film di Sidney Lumet con Henry Fonda, la traduzione e´ di Giovanni Lombardo Radice, le scene di Gianluca Amodio, i costumi di Helga H. Williams e le musiche di Pivio & Aldo De Scalzi. Impegnativo per tutto il cast è il tema dello spettacolo: un percorso forte di denuncia sociale sulla pena di morte, il viaggio dell´allestimento vedrà, infatti, anche numerose iniziative collaterali in collaborazione con Amnesty International che patrocina l´intero progetto. Protagonisti sono i dodici giurati Alessandro Gassman, Manrico Gammarota, Sergio Meogrossi, Fabio Bussotti, Paolo Fosso, Nanni Candelari, Emanuele Salce, Massimo Lello, Emanuele Maria Basso, Giacomo Rosselli, Matteo Taranto, Giulio Federico Janni. Scrive Alessandro Gassman nella nota di regia: "L´interesse per il lavoro di regia è stato per me un naturale approdo, dopo più di venti anni di teatro militante in qualità di attore. Man mano che le mie sicurezze interpretative andavano consolidandosi, sentivo emergere e gradualmente rafforzarsi il desiderio di affrontare un progetto interamente mio. Ero dunque pronto ad affrontare un percorso all´interno di motivazioni più profonde e personali che avrebbero potuto toccare il cuore ed i sentimenti del pubblico; quel pubblico che fino ad oggi mi ha seguito e mi ha regalato teatri esauriti e il calore del suo affetto. Dopo due stagioni di successi con la mia prima regia, con la quale ho affrontato un autore ed un testo estremamente complessi quali sono Bernhard e la sua "Forza dell´abitudine", ho inteso proseguire la mia ricerca affrontando un testo socialmente coinvolgente e profondamente ideologico, nonostante il suo impianto realistico, come è "La parola ai giurati" di Reginald Rose. Cosi´ come Bernhard mi aveva ispirato uno spettacolo ricco di aperture oniriche di grottesca comicità, Rose mi permette invece di entrare nelle varie e sfaccettate tipologie umane e caratteriali colte in una situazione claustrofobica nella quale emergono gli aspetti comportamentali più contaddittori. Ne "La parola ai giurati", l´impianto drammaturgico si basa sullo svolgimento di un dramma giudiziario. Ma ciò che mi ha ispirato fin dalla prima lettura è la possibilità di portare alla luce i pregiudizi e le false certezze che caratterizzano il comportamento dei giurati e che affiorano nel momento in cui devono assolvere il compito piu´ difficile per un uomo: quello di decidere della vita di un altro uomo. La vicenda è incentrata su due capisaldi del sistema giuridico anglosassone: la presunzione di innocenza e la dimostrabilità della sua colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio. In un´epoca in cui il mondo e´ afflitto da ideologie contrastanti che si nutrono di assolutismo e che spesso scadono a pregiudizi, il "ragionevole dubbio" è una preziosa arma di difesa". (AGI)

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