Taglio dei piccoli ospedali: un piano tutto in salita

Di sanità si vive, si muore, si finisce sul lastrico

07 Maggio 2010   17:08  

In Abruzzo il numero degli ospedali dovrà passare da ventidue a nove entro il 2012.

Lo ha ribadito - repetita juvant - il ministro della Sanità, Ferruccio Fazio, nel corso del recente convegno sull'informatica sanitaria a Pescara. Indicando il taglio come la via maestra per risanare il debito pubblico della regione. E a ruota lo hanno ribadito, articolando però il Piano, i consiglieri regionali di maggioranza a conclusione del conclave di Rigopiano, che si è tenuto qualche giorno fa. ''I piccoli ospedali - hanno spiegato - non saranno chiusi, ma riconvertiti. La rideterminazione del numero degli ospedali per acuti non significa la chiusura degli ospedali minori. Significa, invece, un loro rinnovato ruolo con funzioni importanti per il territorio ed essenziali per le nuove esigenze assistenziali, soprattutto quelle di tipo ambulatoriali e residenziali; ciò consentirà, tra l'altro, una riduzione dei tempi delle liste di attesa''.

Ha spiegato a sua volta l'assessore regionale alla Sanità, Lanfranco Venturoni : ''Divideremo i malati, concentrando quelli acuti in alcune strutture e quelli cronici in altre, non chiuderemo i piccoli ospedali, ma li riconvertiremo, creando strutture per malati veri''.

Un esempio di cosa concretamente si intenda per ''riconversione'' e ''riordino'' lo offre Nicola Zavattaro , il direttore generale della Asl di Chieti, che così immagina la sanità nella sua provincia di competenza: '' L'idea è quella di mantenere tre strutture portanti, Chieti, Lanciano e Vasto, in cui poter far fronte alla fase acuta. Dopodiché ci saranno gli ospedali di Ortona e Atessa chiamati a svolgere un lavoro specializzato. Ad esempio, il Bernabeo: vorremo dedicarlo alla donna. Per Atessa stiamo valutando. Gli ospedali di Gissi, Guardiagrele e Casoli lavoreranno sulla fase post-acuta. La svolta sta nel fatto che dovremo pensare alla sanità su base provinciale. Ogni ospedale avrà la sua specializzazione.''

Nella teoria e numeri alla mano sembra tutto molto ragionevole, se non addirittura obbligato: gli ospedali sono troppi, e non ci sono più soldi per mantenerli, ci sono troppi doppioni e sovrapposizioni, gli abruzzesi pagano le tasse più alte in Italia, e quasi tutte per finanziare la sanità, la regione è commissariata ed è costretta dallo Stato, che a sua volta non è che se la passi bene, a ridurre, lo voglia o meno, il drammatico debito della sanità. Occorre dunque pensare a una sanità diversa. Non più quella secondo la quale nell'ospedale vicino casa posso trovare tutto. Più razionale, spostando l'asse dal posto letto in ospedale all'assistenza domiciliare.

La realtà, ovvero l'applicazione del piano, il passaggio dalla teoria alla pratica, va incontro però a controindicazioni che potrebbero anche ammazzare, di morte violenta, la pace sociale.

In Abruzzo intorno ai 22 ospedali pubblici ruota infatti l'economia di interi territori, già desertificati dalla crisi dell'industria, e penalizzati storicamente dalla loro marginalità. Il Piano , si continua a ripetere, non prevede la chiusura dei piccoli ospedali.Ma anche un loro ridimensionamento, con lo smantellamento di reparti doppione, la riduzione dei posti letto e delle lungo-degenze, la trasformazione degli stessi in poliambulatori, il trasferimento di macchinari e specializzazioni, significa comunque il taglio del personale, dai medici agli infermieri passando per gli addetti alla pulizia, significa meno traffico di utenti, e significa soprattutto la crisi, in tempi già duri, di tutto l'indotto nato negli anni intorno ai piccoli ospedali.

Per rendersi conto di quanto sia esplosiva la situazione e di quanto sarà difficile politicamente imporre il Piano sanitario, basti la seguente e breve panoramica aggiornata al mese di aprile.

Sono sul piede di guerra il sindaco di Popoli Emidio Castricone e la comunità locale, intenzionati difendere il loro ospedale Santissima Trinità con i denti. Gli da man forte il Partito democratico che con la segretaria cittadina Giulia La Capruccia accusa: ''Siamo seriamente preoccupato per le sorti dell'ospedale, si annunciano tagli drastici alla sanità abruzzese, il governo nazionale, con il viceministro Fazio, annuncia che in Abruzzo sono sufficienti 9 ospedali e tra quelli non necessari è incluso anche il Santissima Trinità. La riforma della sanità la si vuol fare apportando tagli e gravi disagi ai cittadini e a questo territorio. Ci chiediamo - incalza La Capruccia - come mai non c'è stata mai volontà da parte della Regione di mettere mano alla sanità privata e perché da 22 ospedali pubblici ne resteranno solo 9, e le 13 cliniche private resteranno 13.''

Trema anche l'ospedale di Gissi , e scende in campo in sua difesa il Nursind, il sindacato degli infermieri: ''L'ospedale rischia la chiusura - denuncia il segretario Enrico Del Villano - ed il territorio di riferimento sarà ulteriormente penalizzato per la carenza di un servizio indispensabile. Si parla con insistenza di un progetto aziendale che ridimensionerà il nosocomio, e con la paventata soppressione dell'ospedale di Gissi, collasserà il San Pio di Vasto.''

Fibrillazione all'ospedale di Sant'Omero, dove il ridimensionamento passa attraverso una parziale privatizzazione. I consiglieri regionali del Pd Claudio Ruffini e Peppino Di Luca accusano: '' Per Sant'Omero, Venturoni ha svelato il suo progetto: non potendo assumere personale per il blocco delle assunzioni, la sua idea è consegnare l'ospedale ai privati, con una gestione di tipo privatistico in deroga a ogni regola sulle assunzioni per il reclutamento di personale sanitario, che col pubblico deve avvenire con i concorsi ''. E incalzano a loro volta i sindacati: ''L'idea della privatizzazione della struttura affiderebbe il 49% ai privati che vuol dire l'aumento delle tariffe delle prestazioni. Manca il personale, negli anni è stato svuotato di infermieri, ausiliari e medici. E' stata una precisa strategia. Ultimamente poi hanno chiuso la Geriatria: ora tutti i pazienti sono affastellati nelle camerate di Medicina: sono in 6 in ognuna, con sole quattro prese per l'ossigeno. Perché svendere l'unico ospedale a norma ai privati? Dei 35 ospedali pubblici e privati in Abruzzo perché iniziare proprio da questo? Non sono bastati gli esempi negativi che in Abruzzo ci ha dato la sanità privata?''

Venti di guerra a a Tagliacozzo, dove il nosocomio dovrebbe essere trasformato in una struttura per lungo-degenti è dove è a rischio di chiusura il pronto soccorso e i reparti di Medicina e Ortopedia. E' nato un agguerrito comitato di difesa dell'ospedale Umberto I, che ha affisso locandine lungo le vie della città annunciando anche una manifestazione di protesta contro la Regione. '' Il ridimensionamento dell'Ospedale - spiegano gli esponenti del comitato - arrecherà gravi danni alla popolazione di un territorio vastissimo. Basti pensare che se di notte un abitante di Pereto, o Rocca di Botte, o di Oricola viene colto da malore, sarà costretto a raggiungere Avezzano che dista oltre 50 chilometri. Più di quaranta minuti di viaggio. Per un territorio montano si tratta di una situazione insostenibile''.

Situazione analoga a Pescina. ''Non accetteremo nessun taglio sul nostro ospedale e saremo pronti ad ogni iniziativa pur di difendere la sua esistenza'' Ad affermarlo sul palco è sindaco di Pescina Maurizio Radichetti insieme tutta l'amministrazione comunale che lotteranno con ogni mezzo per difendere il loro ospedale.

A battersi infine per la sopravvivenza dell'ospedale di Guardiagrele con particolare impegno, è l'ex consigliere regionale di Rifondazione Angelo Orlando: ''Il Santissima Immacolata - spiega - e tutti gli ospedali minori della circoscrizione dovranno subire un taglio di circa 260 posti letto. Quando c'era il centrosinistra alla Regione faceva manifestazioni a tutto spiano contro il piano sanitario, contro l'ipotesi di ridimensionamento degli ospedali e oggi sta portando avanti una politica ben peggiore. Su Guardiagrele hanno annunciato l'atto aziendale per giugno, che verrà attuato a dicembre e intanto l'ospedale si consumerà così come quello di Ortona e nel frattempo il policlinico di Chieti scoppia''. Spiega a sua volta il presidente del Tribunale per i diritti del malato, Antonio Ianieri che ha diffidato il manager Asl contro il trasferimento di medici, infermieri, tecnici e strumentazione medica a Chieti e Ortona: '' Il Santissima Immacolata è una struttura moderna e a norma, dotata di tre sale operatorie funzionanti e con un potenziale di oltre 150 posti letto. C'è oggi un rapporto, oggi sempre più incongruo, tra la sanità nelle aree costiere e l'offerta nella zona pedemontana, un bacino di 35mila utenti che necessita di un rafforzamento della presenza pubblica, e non certo di un progressivo smantellamento''.

Come a dire un Piano tutto in salita...

FT

 


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