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Riceviamo dal consigliere Ettore Di Cesare di Appello per L'Aquila e pubblichiamo
''La scorsa settimana la Giunta ha stanziato oltre 200mila euro l’anno per installare 42 telecamere per la video sorveglianza del centro, insomma le controlla-movida, con l’intenzione di raddoppiare a breve per la bella cifra di 400mila euro l’anno.
L’assessore Moroni afferma che è per “tutelare la sicurezza dei cittadini e dei beni monumentali”.
Si potrebbe invece iniziare a ripristinare la pubblica illuminazione e controllare la tenuta dei puntellamenti, se di sicurezza si vuole parlare, in una città ancora pattugliata dai militari.
La decisione è figlia del pensiero politico securitario che non pensavamo facesse parte del DNA delle forze politiche che compongono la Giunta e che ha già fallito nelle altre città che lo hanno adottato.
Denaro pubblico sacrificato per un’operazione di pura demagogia che non risolve alcun problema. Del resto nelle notti aquilane qualche episodio di vandalismo c’è stato e comunque poco diverso da quello che è sempre successo negli anni.
Ma vandalico è il degrado, la bruttezza con cui conviviamo da oltre tre anni, senza un’alternativa, senza una spinta a guardare oltre le macerie, a immaginare un futuro, una nuova città.
Non tanto il brutto quotidiano, quanto la mancanza di ascolto, di partecipazione, di condivisione di sogni e speranze hanno prodotto noia, arroganza e alcool.
Perché il nocciolo è questo: una città con un tasso di disoccupazione giovanile di oltre il 35%, tra i più alti in Italia, unito alla totale mancanza di spazi sociali di aggregazione non può che produrre disagio.
Le istituzioni devono offrire opportunità ai giovani ascoltarli e coinvolgerli nelle scelte che li riguardano. Renderli protagonisti della rinascita della città.
E invece l’unica risposta che l’amministrazione riesce a dare è solo di tipo repressivo.
Così i problemi non si risolvono ma si alimentano. Investire in spazi sociali, culturali e sportivi, incentivare la creazione di micro imprese giovanili: ecco come utilizzare 400mila euro ogni anno.
Altro che telecamere buone solo per pagare un debito all’impresa che le fornisce. Quelle telecamere del resto registreranno solamente i vuoti sociali e di bilancio causati dalla cattiva politica.''