Teramo, l'acquedotto rischia di finire in mano ai privati

28 Ottobre 2010   11:14  

Si fa più reale il rischio che l'acquedotto teramano finisca nelle mani dei privati.
La Ruzzo Reti, oggi gestore del servizio idrico integrato, non si è adeguata ad alcune prescrizioni imposte dalla legge e così rischia di vedersi revocato l'affidamento del servizio il 31 dicembre.

Il commissario unico dell'Ato, il dirigente regionale Pierluigi Caputi, in una lettera del 22 ottobre, aveva scritto: "La scelta del gestore (la Ruzzo Reti, ndr), di sottrarsi al controllo dell'Ente d'ambito che gli ha affidato il servizio, come più volte sottolineato da questo ente, nonchè il perdurare della non conformità di gestione della Ruzzo Reti ai principi dell'in house e del 'controllo analogo', a partire dalla mancanza di uno statuto societario e al contempo il mancato invio degli atti fondamentali della gestione per il controllo da parte dell'Ente d'ambito (...) ha determinato la cessazione della gestione alla fine di quest'anno, ma ad oggi rende impercorribile anche la possibilità di procedere a un nuovo affidamento diretto alla Ruzzo Reti".
In pratica, secondo Caputi, l'affidamento della gestione il 31 dicembre finirà e sarà impossibile rinnovarla.
Nel frattempo, però, il presidente della Ruzzo Reti, Giacomo Di Pietro ha convocato per domani (il 30 in seconda convocazione) l'assemblea straordinaria dei 36 Comuni azionisti per approvare la modifica allo statuto, propedeutica a un rinnovo dell'affidamento.

Per procedere all'affidamento in house, l'Ato deve ora verificare che ci siano requisiti amministrativi, economici e gestionali e poi fa una richiesta a un'authority nazionale per l'autorizzazione alla proroga dell'affidamento in house.
Authority che lo scorso 1° ottobre ha già confermato che a fine dicenbre cessano le gestioni affidate che non si siano adeguate alla legge.

Nel caso in cui in due mesi non si facesse in tempo ad adeguarsi, allora si aprirà la strada ai bandi europei per trovare un nuovo gestore dell'acquedotto.
Ma restano molti aspetti irrisolti: non c'è una normativa regionale di riferimento; a marzo 2011 l'Ato scomparirà ma ancora non si sa quale ente prenderà il suo posto. Le soluzioni potrebbero essere di due tipi: il gestore vende una quota di minoranza a un privato (almeno il 40%) o viene messo in vendita il servizio idrico integrato del territorio di Teramo. Quest'ultima la più osteggiata, che metterebbe in mano ai privati la gestione dell'acqua.


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore