#TerraDeiFuochi: 250mila tonnellate #rifiuti smaltiti illegalmente, 39 indagati - VIDEO

25 Maggio 2016   12:28  

Napoli - Un mix di rifiuti e pozzolana per fabbricare mattoni e rivenderli. E' l'ultima scopertra dei carabinieri del Noe di Caserta nell'ambito dell'inchiesta sullo smaltimento illegale dei rifiuti nella Terra dei Fuochi.

Circa 250mila tonnellate di rifiuti sono state sotterrate nelle due cave di Giugliano, conosciute con il nome di San Severino e Neos e non sottoposte ai processi di separazione, vagliatura e macinazione come previsto dalla legge, peraltro in una zona ad alto rischio idraulico. Il gip di Napoli ha emesso 18 misure cautelari, di cui 14 domiciliari e 4 obblighi di dimora.

Le due cave e alcuni stabilimenti sono stati sequestrati.

Ma questa volta le perquisizioni sono state estese a molte regioni italiane tra cui la Sicilia (Catania, Isola delle Femmine) la Puglia (Foggia) e la Lombardia (Bergamo).

I rifiuti sotterrati nelle cave di Giugliano provenivano da tutta Italia.

Il reato contestato agli indagati che in totale sono 39 è quello di traffico di rifiuti in concorso.

L'area interessata all'illecito smaltimento è compresa tra i comuni di Quarto, Bacoli e Giugliano, nel Napoletano, area ricadente all'interno della cosiddetta Terra dei Fuochi.

Dalle indagini è emerso inoltre che nella cava di Neos venivano mischiati i rifiuti delle demolizioni con la pozzolana, e il mix era rivenduto ad una ditta di Caserta, produttrice di laterizi e cemento.

E da intercettazioni telefoniche è emerso che i mattoni dell'impresa Moccia sono particolarmente fragili.

Traffici illeciti anche a Quarto, dai lavori di ripulitura dell'alveo di via Cirillo è emerso che sono stati smaltiti rifiuti speciali non pericolosi, lasciati sulle sponde del canale e nei terreni circostanti e ricoperti con terreno vegetale che, però, con le piogge è franato.

Alcuni rifiuti erano stati nascosti nella vasca di laminazione dell'alveo, proprio nel luogo da cui erano stati rimossi, causando così l'ostruzione del flusso delle acque.

Tra i destinatari delle 14 misure cautelari ci sono Toni Gattola, titolare di una società di consulenza ambientale (Omega Srl), e tre componenti della famiglia Liccardi, titolari di una società edile (Eu.Sa.Edilizia Srl), nonché i titolari della San Severino ricomposizioni ambientali (Massimo Capuano, Enrico Micillo, Gennaro Pianura), il titolare della societa' Te.Vin Srl (Crescenzo Catogno), e quelli della Neos (Biagio Illiano, Antonio e Luigi Carannante), insieme a collaboratori e dipendenti delle società coinvolte nell'indagine.


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