Truffa degli stage e borse di studio, è bufera sul Parco scientifico e tecnologico

29 Luglio 2011   13:43  

Una ipotetica truffa da 500mila euro realizzata nell'ambito di un progetto per favorire l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Trentanove tra imprenditori, politici e professionisti indagati.

Fa scalpore l'inchiesta della Procura dell'Aquila e della Finanza che ha preso di mira la gestione del Parco Scientifico e tecnologico, ente consortile partecipato fino al 2007 dalla Regione Abruzzo.

Nell'elenco degli indagati spiccano i nomi dell'ex-consigliere regionale Benigno D'Orazio, oggi presidente della riserva naturale del Cerrano ed ex presidente del Parco scientifico di Nicola Mattoscio, presidente della Fondazione Pescarabruzzo e già a capo di Eurobic, di Emidio Antonio Tenaglia, nella sua qualità di consigliere d'amministrazione del Parco scientifico; dell'imprenditore del caffè Luigi Saquella e dell'ingegnere aquilano Daniele Masoni. I reati ipotizzati dal pm Antonietta Picardi sono quelli di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, malversazioni, falso in scrittura privata e sostituzione di persona.

I finanzieri del nucleo di polizia tributaria hanno già eseguito provvedimenti di sequestro preventivo di beni mobili e immobili per un valore di circa 500mila euro, a carico Tenaglia, anni, Masoni, Saquella Nardinocchi, Troiano.

Secondo l'accusa sarebbero state effettuate illecite distrazioni di fondi erogati dal ministero del Lavoro destinati a favorire l'impiego di 50 neolaureati in Ingegneria ed Economia e commercio, attraverso il progetto, denominato Giovani Innovazione, realizzato e gestito dal Parco Scientifico.

I fondi destinato a borse di studio e stage per laureati, per un totale di 500mila euro sarebbero stati insomma finiti alle imprese che partecipavano al progetto, mediante ad esempio consulenze gonfiate, costi di organizzazione e segreteria mai effettuati. Ma anche mediante acquisti di computer e materiali noleggio di autovettore a vantaggio però degli inquisiti e non dei reali beneficiari, ovvero i giovani che ambivano ad un formazione degna di questo nome e ad un posto di lavoro.

Gli esiti dell'indagine sono stati portati anche alla procura regionale della Corte dei Conti con la segnalazione di un danno erariale per 1.250.000 euro.


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