Truffa "fondi Giovanardi", la Curia aquilana fa il "mea culpa"

28 Settembre 2011   12:25  

"Semplici come le colombe e prudenti come i serpenti".

Con questa espressione del Vangelo, l'arcivescovo dell'Aquila mons. Giuseppe Molinari ha dichiarato tutta la sua amarezza per la vicenda legata alla 'Fondazione Abruzzo Solidarieta' Sviluppo'.

E con la trasparenza che lo contraddistingue ha detto: "Mi sono fidato di quella gente, anche dei miei collaboratori piu' stretti, pensavo solo di fare qualcosa di buono per la gente, ma da questa esperienza dovremo imparare a stare piu' attenti"! Ha fatto eco a queste parole mons.

D'Ercole che ha riconosciuto anch'egli l'errore.

Lo scrive don Claudio Tracanna, in un suo editoriale sul quindicinale dell'Arcidiocesi "Vola" di cui e' direttore.

"Dunque - aggiunge - l'arcivescovo ha gia' dettato la linea che si dovra' seguire a partire da subito: attenzione, prudenza, trasparenza. Linea che poi e' quella di tutta la Chiesa".

La vicenda nella quale la Chiesa fa il "mea culpa" e' quella relativa ai cosiddetti fondi Giovanardi, 12 milioni di euro stanziati per il sociale a causa del sisma del 6 aprile 2009 e che invece stavano per essere dirottati verso interessi di parte.

Per questo sono finite ai domiciliari due persone accusate di tentata truffa. La Chiesa, al momento, e' parte lesa. "Come non pensare - aggiunge don Claudio - al cardinale Bagnasco che parla di aria pulita per la politica, per il nostro Paese e dunque anche per la Chiesa?

E, ancor prima, come non pensare a papa Benedetto XVI che in Germania, parlando di fatti ben piu' gravi di quello aquilano, ha ricordato il compito primario della Chiesa?

'Si crea una situazione pericolosa - quando questi scandali prendono il posto dello skandalon primario della Croce e cosi' lo rendono inaccessibile, nascondendo la vera esigenza cristiana'.

'Una Chiesa alleggerita degli elementi mondani e' capace di comunicare agli uomini - ai sofferenti come a coloro che li aiutano - proprio anche nell'ambito sociale-caritativo, la particolare forza vitale della fede cristiana', ha sottolineato il Santo Padre.

Certamente, 'anche le opere caritative della Chiesa devono continuamente prestare attenzione all'esigenza di un adeguato distacco dal mondo per evitare che, di fronte ad un crescente allontanamento dalla Chiesa, le loro radici si secchino'.

Non esultino, pero' - osserva il direttore di 'Vola' - i cari amici laicisti che pensano che la Chiesa debba rimanere chiusa nelle chiese e non occuparsi della ricostruzione.

Innanzitutto perche' la diocesi e' proprietaria (intendo per proprietario chi custodisce e tutela un bene che appartiene a tutti) di molti immobili del centro storico e poi perche' la nostra fede parla di carne, parla di opere, parla di frutti e non puo' risolversi in un separazione carne-spirito che non appartiene affatto al cristianesimo.

Non ci rimane che andare avanti allora - come afferma l'arcivescovo - imparando da questa vicenda.

Si tratta, dunque, di lavorare per ricostruire, tra le tante cose, anche un rapporto di fiducia con la citta'. 'Non si tratta qui di trovare una nuova tattica per rilanciare la Chiesa', si tratta piuttosto - ha detto Benedetto XVI a Berlino - di 'cercare la piena sincerita', che non trascura ne' reprime alcunche' della verita' del nostro oggi, ma realizza la fede pienamente nell'oggi vivendola, appunto, totalmente nella sobrieta' dell'oggi, portandola alla sua piena identita', togliendo da essa cio' che solo apparentemente e' fede, ma in verita' sono convenzioni ed abitudini' e, mi permetto di aggiungere, affari e politica. Infine (scusate l'eccesso di citazioni papaline) possiamo dire un grazie ai Magistrati, ai Carabinieri e anche ai media: "...Sin tanto che si tratta di portare alla luce la verita' - conclude l'editoriale - dobbiamo essere riconoscenti (ai media n.d.r.).

"La verita' unita all'amore, e' il valore numero uno". (Benedetto XVI, Luce del mondo, Libreria Editrice Vaticana 2010).


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