UIL Abruzzo, il rapporto Svimer conferma che la cerniera in regione si è rotta

31 Luglio 2015   16:00  

"L'anticipazione dei contenuti del rapporto Svimez 2015, che verra' presentato in autunno, chiarisce bene la posizione dell'Abruzzo dopo sette anni di crisi".

Esordisce cosi', in una nota, il segretario della Uil Abruzzo Roberto Campo.

"Il PIL negli anni 2008-2014 e' sceso in Italia dell'8,7% e in Abruzzo del 6,9%: meglio l'Abruzzo, dunque.

Ma l'Abruzzo - osserva il sindacalista - era fermo gia' prima della crisi, e infatti il suo PIL nel periodo 2001-2007 era cresciuto solo del 3,9%, contro una crescita media dell'Italia dell'8,3.

Complessivamente, negli anni Duemila, il PIL dell'Abruzzo scende del 3,3%, quello medio dell'Italia dell'1,1%: peggio l'Abruzzo.

Il Sud - prosegue - perde piu' della media dell'Italia, sia prima della crisi, sia con la crisi: -13% nel 2008-2014 (Italia -8,7), -9,4% nel 2001-2014 (Italia -1,1): si allarga la divergenza tra Sud e Nord.

E l'Abruzzo, che per decenni stava convergendo verso il Centro-Nord, e' si' la regione meno debole del Sud, ma e' anch'essa in divergenza rispetto al Centro-Nord, conferma quanto diciamo da tempo: la cerniera si e' rotta".

Campo evidenzia, quindi, i numeri della divergenza tra l'Abruzzo e il Centro-Nord: "l'Abruzzo - afferma - e' cresciuto meno del Centro-Nord nel periodo 2001-2007 (Abruzzo 3,9; Centro-Nord 9,6); ha perso con la crisi poco meno del Centro-Nord (Abruzzo -6,9; Centro-Nord -7,4), ma il dato e' dovuto alla grave crisi del Centro (-10,4), mentre Nord-Ovest (6,5) e Nord-Est (-6,0) perdono meno dell'Abruzzo.

Complessivamente, negli anni Duemila il Centro-Nord cresce (1,5) e l'Abruzzo decresce (-3,3), mentre il Sud sprofonda (-9,4): l'Abruzzo e' in testa a un Sud che va alla deriva.

C'e' inoltre in Abruzzo, come ha evidenziato di recente Aldo Ronci, un problema demografico particolarmente grave: l'Abruzzo perde nel 2014 rispetto al 2013 2.365 abitanti e decresce dello 0,18%, in controtendenza rispetto all'Italia che cresce dello 0,02%.

Per quanto riguarda l'occupazione - si legge nella nota - negli anni della crisi, prendendo a riferimento il periodo 2008-2014, l'Abruzzo passa da 511mila occupati a 476mila, mentre l'Italia passa da 23.090.000 a 22.279.000.

La perdita di base occupazionale e' maggiore in Abruzzo (-6,9%) che in Italia (-3,6%): anche il dato occupazionale conferma il processo drammatico di divergenza in atto.

Come sostiene anche lo storico Emanuele Felice, gli stessi mali attanagliano il Mezzogiorno e il grosso dell'Italia, ma nel Sud siamo vicini al punto di non ritorno: la desertificazione economica e demografica - sempre stando al'analisi di Roberto Campo - impedisce di beneficiare della pur debole ripresa.

Si illude chi pensa che il Nord possa ricominciare a correre tirandosi dietro un Sud impoverito, spopolato e clientelare, perche' ormai il Nord non ne ha piu' nemmeno lontanamente la forza.

L'Italia non si potra' rimettere in carreggiata senza il contributo del Sud, i destini di Nord e Sud sono indissolubilmente legati.

Su questi temi e per lanciare la sua proposta per il Sud e la ripresa della convergenza Nord-Sud - conclude Campo - la Uil fara' la sua assemblea nazionale a Bari, nell'ambito della Fiera del Levante, il 17 settembre.

L'Abruzzo ha un grande ruolo da svolgere: aggiustare la cerniera, rimanere in testa al Sud, ma in un ritrovato processo di convergenza con il Centro-Nord"


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