Un fiume di burocrazia ritarda il dragaggio del porto di Pescara

23 Gennaio 2012   14:18  

Quindici giorni, prosegue il conto alla rovescia. La situazione dragaggio dovrà necessariamente sbloccarsi. Tra il dire e il fare mai come stavolta c’è di mezzo il mare. I pescatori sono tornati a lavoro e dovranno aspettare, almeno due settimane, come chiesto loro dal commissario straordinario per il porto Guerino Testa. Si attende la risposta dell'Ispra e l'ultima parola da parte della Procura della Repubblica de L'Aquila.   

Una questione di fanghi. Come noto la draga era stata dapprima sequestrata dopo che le analisi del Noe, a differenza di quelle dell’Arta, avevano rilevato presenza di Ddt nel materiale dunque non riversabile in mare. Poi è arrivato il dissequestro. Ed ora dopo ora, si attende che a parlare sia l’Ispra, l’Istituto governativo per la protezione dell’ambiente che dovrà verificare, una volta per tutte, quale delle due metodologie usate per le analisi dei fanghi della darsena sia più affidabile: se quella dell’Arta Abruzzo o quella del Noe, per conto della Procura de L’Aquila. C’è però una terza ipotesi che allungherebbe ancor di più i tempi e cioè che l’Ispra decreti attendibili tutte e due le procedure usate. In questo caso dovranno essere effettuate altre analisi su campioni cosiddetti "ciechi". Ma quanto si dovrà attendere ancora? E se i fanghi fossero inquinati e non ritenuti idonei ad essere riversati in mare, ci sarebbe la discarica di Pianella. Ma i costi? I tempi? E la ditta che ha effettuato (per un’ora il dragaggio) che attende da giorni, rivendicherà dei danni? Insomma un fiume di burocrazia, di ma e di se. Intanto il direttore dell'Arta Mario Amicone sostiene che l'Ispra avrebbe già dovuto decidere mercoledì scorso. Cosa che non ha potuto fare perchè l'altro laboratorio non avrebbe presentato la documentazione, almeno fino a venerdì mentre l'Arta ha presentato, prosegue Amicone, per tempo la sua.

Il dragaggio del fiume che taglia a metà la città non è solo questione di marineria ma ci sono gli operatori marittimi, l’indotto e tutta la città che si augura il fiume resti tranquillo e non si riprenda ciò che è stato tolto. Una città avrebbe preso il nome dal suo fiume, il quale, sgorgando dal cuore della montagna in corrispondenza delle Gole di Popoli, trarrebbe la sua denominazione dall'antico termine osco-umbro "pesco", il cui significato è quello di "roccia". E che vide San Cetteo, Patrono di Pescara, figura indissolubilmente legata al fiume. Attorno al 590, eletto vescovo di Amiterno (oggi San Vittorino, nei pressi de L'Aquila), ingiustamente accusato di aver tradito la sua città al tempo della discesa dei Longobardi in Italia, avrebbe subito il martirio per annegamento e il suo corpo, gettato nel fiume Aterno con una mola di pietra legata al collo, sarebbe stato miracolosamente trasportato dalla corrente fino alla foce del fiume, a Pescara, dove sarebbe stato raccolto e sepolto nella chiesa che poi gli fu intitolata (l'attuale Cattedrale).

10 novembre 1934, piena del fiume Pescara. 10 aprile 1992, esondazione del fiume. Ora si attende l’Ispra per accelerare il dragaggio, l’ultima parola spetta comunque alla Procura de L’Aquila. Qualcuno confida nel miracolo di San Cetteo...


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