Un referendum per la 'Grande Pescara'?

25 Gennaio 2012   21:53  

“La ‘grande Pescara’ già esiste e non ha bisogno di essere sacramentata con una revisione dei suoi confini geografici. Pescara è già una grande città che oggi svolge il ruolo di ‘motore’ d’Abruzzo, di ‘ammiraglia’ dell’intero territorio regionale, una città che non necessita di un referendum per suggellare tale posizione. Un referendum sul quale per la prima volta, dopo un anno di dibattito pubblico, il consigliere regionale Costantini, fautore dell’iniziativa, ha ritenuto di chiedermi un parere formale e istituzionale in qualità di sindaco di Pescara. Una procedura quanto meno irrituale; ma ancor più inaccettabile ritengo la posizione espressa dallo stesso Costantini che, da un lato, preme per l’indizione del Referendum popolare, che avrà dei costi; dall’altro ha già detto che il referendum serve solo per ‘sondare’ i cittadini, ma che poi a decidere sarà comunque la Regione Abruzzo, indipendentemente dalla volontà espressa dagli elettori stessi. Forse allora sarebbe bene ricordare al consigliere Costantini che abbiamo temi sicuramente più importanti da sottoporre al giudizio degli elettori come quelli inerenti le tematiche ambientali o dei rifiuti”. Lo ha detto il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia ascoltato oggi a L’Aquila nel corso della riunione congiunta della I e II Commissione consiliare sul tema del Referendum su ‘La Grande Pescara’, che dovrebbe nascere dall’annessione a Pescara di Spoltore e Montesilvano.
“Ho sollevato due questioni, la prima sotto il profilo metodologico – ha detto il sindaco Albore Mascia -: da un anno sentiamo dibattere sui giornali, nelle conferenze stampa, nei convegni del progetto della ‘grande Pescara’, senza che mai i proponenti abbiano avvertito la necessità di un confronto preliminare, o perlomeno contestuale con chi la città la governa ogni giorno e ne conosce inevitabilmente ogni aspetto. Oggi, dopo un anno, il sindaco di Pescara è stato chiamato con i sindaci di Montesilvano, assente in quanto non avrebbe ricevuto neanche l’invito, e quello di Spoltore, assente in quanto dimissionario, a dire se si è favorevoli o contrari al Referendum, in altre parole dopo aver maturato il dibattito e aver anche svolto le attività che preludono al Referendum stesso, ci si è ricordati di consultare i sindaci stessi. E’ evidente che la questione doveva essere condivisa, discussa, valutata in modo congiunto, consentendo anche agli stessi Consigli comunali di esprimersi, ossia era dovere dei proponenti mettere le amministrazioni coinvolte nella condizione di creare un dibattito nelle sedi Istituzionali, e non sui media. E dal punto di vista strettamente metodologico ritengo inaccettabile anche quanto ascoltato quest’oggi durante la Commissione: il consigliere Costantini, il fautore della grande Pescara e dello stesso Referendum, ne ha già sminuito importanza ed essenza, sostenendo che il progetto della ‘grande Pescara’ comunque non potrà essere messo in discussione dall’eventuale esito negativo del Referendum. In altre parole secondo il consigliere Costantini sentiamo il territorio, verifichiamo la sua eventuale posizione nei confronti del suo progetto, lasciamo credere ai cittadini di essere anche interessati al loro parere, e sosteniamo i costi di un referendum, ma tanto poi sarà comunque la Regione a legiferare nel merito. Ritengo personalmente aberrante tale posizione che ha sostanzialmente svuotato di significato e importanza quell’appuntamento con il territorio al quale invece occorrerà dare seguito, altrimenti – ha proseguito il sindaco Albore Mascia – ritengo che l’intera regione abbia delle tematiche ben più stringenti e attuali per le quali ricorrere allo strumento del Referendum, come le tematiche ambientali, sulle quali potremmo chiedere ai nostri cittadini di esprimere la propria posizione, senza trascinarli alle urne per esprimere pareri che al consigliere Costantini poco interessano, come ha chiaramente lasciato intendere oggi in Commissione. Nel merito la mia posizione sull’idea della ‘grande Pescara’ è chiara: Pescara è già una ‘grande città’ di area vasta che ogni giorno esercita una capacità d’attrazione per  decine di migliaia di persone che vengono sul territorio per lavoro, studio o tempo libero. Il capoluogo adriatico oggi è il punto di cerniera e di snodo per l’intero territorio regionale, svolgendo un ruolo strategico nel centro-Italia. Tale ruolo non ha bisogno di essere ‘sacramentato’ con la fusione di tre o più città per assumere maggiore concretezza, una fusione che richiederebbe materialmente anni di lavoro con i relativi costi per costruire una nuova centralità. Il miglioramento del nostro territorio, e non parlo solo di Pescara, ma anche di Spoltore e Montesilvano, può nascere non da una ‘fusione’ materiale dei confini, quanto da un dialogo istituzionale tra i rispettivi amministratori teso a favorire l’attuazione di misure di governo adeguate, coordinate e all’insegna della collaborazione. I presunti tagli alla politica legati alla fusione di tre municipalità sono pura demagogia di chi ha prospettato l’ipotesi della grande città. Il prospettato risparmio di 1milione 300 mila euro, legato alla riduzione del numero di amministratori, dovrebbe poi fare i conti con i costi legati alla ‘costruzione’ della grande città e alla riorganizzazione dei servizi. E anche il cosiddetto aumento delle risorse è illusorio: non basta sommare i chilometri di superficie per raddoppiare i trasferimenti dallo Stato. L’idea di una ‘Grande Pescara’ ha solo bisogno di un cambio di mentalità, di una rivoluzione culturale, non territoriale. Il nostro obiettivo dev’essere oggi quello di sprovincializzare la città, di rafforzare nei nostri stessi cittadini l’idea di vivere in una ‘grande città’ che deve avere grandi obiettivi, sopportando qualche sacrificio, gli stessi delle grandi metropoli, ma prevenendone i lati negativi e puntando allo sviluppo legato alla sicurezza del territorio. Infine due ultime questioni che ho sollevato nel corso della riunione odierna: innanzitutto – ha puntualizzato il sindaco Albore Mascia - oggi l’Abruzzo è già una grande ‘città-regione’ con territori enormi a bassa densità di abitanti, appena 1 milione. E’ evidente che estrapolare dal contesto regionale solo Pescara creerà degli squilibri, perché piuttosto un’amministrazione regionale deve poter ragionare per ‘macrocosmi’ e avere una visione d’insieme per pianificare lo sviluppo di un territorio. Infine penso a L’Aquila: una volta che avremo trasformato Pescara in una ‘grande città’, la seconda città della costa adriatica dopo Bari, si porrà inevitabilmente il problema del capoluogo di regione, nei cui confronti Pescara ha delle responsabilità chiare di cui tutti ci siamo fatti garanti, ossia di sostenere la sua ripresa economica, la rinascita, come farebbe ogni buon amministratore, perché Pescara considera L’Aquila una ‘sorella’ ferita di cui prendersi cura e da tutelare. E’ evidente che chi oggi continua a propagandare l’idea di una ‘grande Pescara’ intesa non come programmi di sviluppo o progetti, ma solo in termini di allargamento dei confini geografici, senza poi porsi problematiche ben più sostanziali, non ha finora dimostrato la capacità di una visione d’insieme della nostra regione, requisito fondamentale per un amministratore”.



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