Valter Lavitola a La7: "Una telefonata con Berlusconi mi scagiona ma non è stata intercettata" VIDEO

Il faccendiere a "Bersaglio Mobile"

29 Settembre 2011   13:14  

Ha un "sacro terrore" dei magistrati e per questo Valter Lavitola ha deciso di raccontare in tv e non in tribunale le sue verità. Lo fa da latitante, in collegamento con La7 da un Paese del Sudamerica che nemmeno Enrico Mentana afferma di conoscere con esattezza.

Seduto su una poltrona in pelle, all'interno di uno studio dalle pareti completamente bianche, il faccendiere vuole dimostrare di non essere "l'uomo nero" come tutti l'hanno dipinto. Lavitola inizialmente è stato indagato, assieme ai coniugi Tarantini, per una presunta estorsione ai danni del premier Berlusconi e adesso, invece, è ricercato per un'accusa ora derubricata dal Tribunale del Riesame di Napoli a induzione a rendere dichiarazioni false o mendaci nell'ambito dell'inchiesta pugliese sulle escort.

Il faccendiere, però non ci sta e passa al contrattacco raccontando, nel corso della trasmissione "Bersaglio Mobile", di una telefonata tra lui e il premier che lo scagionerebbe dall'accusa di essersi appropriato indebitamente di parte dei 500mila da girare a Gianpaolo Tarantini affinché l'imprenditore barese avviasse una sua attività e la smettesse di "rompere le scatole" con continue telefonate. Oltrettutto, Lavitola ha rivelato di aver anticipato personalmente quella somma ai Tarantini attraverso la vendita di due pescherecci e di altri beni a Panama.

La conversazione in questione, però, non è tra le intercettazioni agli atti della procura di Napoli, nonostante sia stata fatta "dalla stessa utenza argentina usata con Tarantini". Mostrando i tabulati, Lavitola ha spiegato: "dopo aver parlato con Tarantini ho chiamato Berlusconi. Al terzo tentativo (i primi sarebbero andati falliti, ndr.) ho parlato con il presidente e gli ho detto: 'mi ha contattato Tarantini, ha notizia dei 500mila euro e vuole che gli sia consegnata questa somma. Che faccio? Gliela metto a disposizione? Guardi che lui consuma come una Ferrari"

A questo punto, Lavitola ha riferito che il premier avrebbe così replicato: "No, no, lui deve fare un'attività (con quella somma, ndr)". Inoltre, la somma anticipata da Lavitola sarebbe stata restituita solo in parte: 255.500 euro utilizzati per le spese di Tarantini e avuti in diverse tranche ma mai tramite un bonifico del premier su conto estero. Il sistema utilizzato, semmai, sarebbe stato quello delle "fotografie" consegnategli dalla segretaria del premier, Marinella. Il faccendiere ha poi ribadito di non avere alcuna intenzione di tornare in Italia ed ha negato di aver fornito una scheda telefonica peruviana a Berlusconi: "ho dato una scheda italiana comprata da un mio collaboratore peruviano. Ho dato la scheda per timore di essere intercettato non per i contenuti illegali della telefonata ma perché parlavo di considerazioni riservate".

Lavitola ha definito Tarantini un "ragazzo scapestrato, non un criminale, anche un po' fesso". I coniugi baresi avevano tre ossessioni: "vedere il premier in più occasioni possibili; riuscire ad aiutare un loro amico, l'imprenditore Pino Settani a fare affari con una società vicino all'Eni; avere lavoro e soldi per le loro esigenze". Il latitante ha però ammesso di aver millantato contatti con l'Eni e quando se n'è vantato al telefono con Nicla Tarantini stava bluffando perchè i due erano insistenti e lo "assilavano anche con due telefonate al giorno".

Ha ammesso di essersi iscritto alla massoneria all'età di 18 anni circa "presso una loggia di Roma perché mi sembrò, leggendo un libro, che fosse il miglior apprendimento per imparare a stare zitti" ed invece non ha saputo dare una data precisa d'inizio della sua conoscenza con il premier, che comunque non è avvenuta tramite Craxi, almeno stando alle sue parole. Ha rivelato di aver avuto una consulenza di 30mila euro l'anno con Finmeccanica ("Pozzessere, ex direttore commerciale, pensava di avermi 'fregato'") e ha chiesto un aumento a 70mila lo scorso 30 giugno, al momento della scadenza del contratto, dopo aver "subito una serie di ingiuste delusioni da un amico con cui ho una particolare vicinanza", cioè "Berlusconi, che non mi ha mai candidato come parlamentare".

Per questo: "nel 2010 chiesi al presidente se era possibile nominarmi come rappresentante personale del premier in America Latina. Non mi disse né sì né no. Gli chiesi di mettermi alla prova, ma poi c'é stata la famosa storia delle ballerine e di San Paolo e io non ho più avuto alcuna possibilità".

Francesco G. Balzano


Qui in basso, la puntata integrale di "Bersaglio Mobile" di ieri



Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore