Vanessa Incontrada: "Le donne di Zelig mi facevano la guerra perchè dicevano che ero grassa"

L'attrice si sfoga sulle pagine di 'Vanity Fair'

15 Luglio 2011   18:02  

Vanessa Incontrada è sempre più un'ex di "Zelig" dal dente avvelenato. In una intervista a 'Vanity Fair' l'attrice ha deciso di raccontare tutta la sua verità sull'addio al programma: "Le donne di Zelig mi facevano la guerra. Non hanno mostrato alcuna solidarietà nei miei confronti quando sono diventata mamma. Già durante la gravidanza, mentre tutti mi attaccavano per il peso. Per me è finita quando sono diventata mamma".

L'attrice ha così spiegato le sue sensazioni all'epoca: "E' successo una domenica. Dovevo andare a Milano a fare le prove e, per la prima volta, la cosa mi pesava da morire. Lavorare, anche quattordici ore di fila, non era mai stato un problema per me. Eppure quel giorno avrei pagato qualunque cifra pur di non andare". Dunque, sembra proprio che dietro l'addio al programma ci sia ben altro che un semplicistico "volgere lo sguardo altrove", come recitava il comunicato ufficiale.

Dal giorno del suo abbandono, la Incontrada non ha mai perso occasione di parlare di quella esperienza, quasi come se il suo ciclo si fosse bruscamente interrotto. Tutt'oggi, Vanessa non riesce a non rammaricarsi per il modo in cui tutto è finito: "Si era rotto qualcosa con le persone con cui lavoravo. L’ambiente è sempre stato maschile e maschilista. Ma la cosa più triste è che proprio delle donne ho un brutto ricordo. A parte tre o quattro di loro, tra cui la sarta e la mia vocal coach, non hanno mostrato alcuna solidarietà nei miei confronti quando sono diventata mamma. Già durante la gravidanza, mentre tutti mi attaccavano per il peso, non una che mi abbia detto: mi spiace. E poi, quando è nato Isal (3 anni, avuto dal compagno Rossano Laurini, ndr), le cose sono persino peggiorate. Non c’era la minima comprensione se dicevo che la domenica non potevo andare alle prove, o se arrivavo alle 5 e non alle 4 perché il bambino aveva 38 di febbre. Neanche fossi andata con le amiche a prendere l’aperitivo. Il tempo per mandarmi un messaggio con scritto 'Convocazione alle due' ce l’avevano sempre, ma quello per scrivermi 'Come sta il bimbo?' in due anni non l’hanno mai trovato".

All'obiezione di aver forse confuso la vita privata con quella professionale, lei hai risposto in maniera decisa: "Sul lavoro ho sempre dato il massimo e, anche una volta diventata madre, non mi sono certo risparmiata. Per tornare a condurre ho lasciato quella creatura quando aveva un mese e mezzo. Sa che vuol dire? Vivere con eterni sensi di colpa, soffrire come un cane. Ma era il mio lavoro, che avrei dovuto fare? Tutte le settimane da Follonica a Milano, 400 chilometri di andata e 400 di ritorno. A Zelig mi dicevano: 'Se è troppo lontano, rimani qui'. Ma che cosa vuol dire rimani qui se ho il bambino là? Avete dei figli, voi? No, non li avevano. E non capivano che un bambino, dopo essere stato nove mesi dentro di te, nei primi anni di vita ha ancora bisogno di quel calore, di quella presenza. Ho chiesto che mi venissero incontro, un aiuto, ma non me l’hanno dato. Allora il mio atteggiamento nei loro confronti è diventato di indifferenza. Ma il dolore è rimasto e me lo porterò sempre dentro, a quarant’anni e anche a cinquanta. Per questo me ne sono andata. Con Zelig è finita quando sono diventata mamma".

La decisione, comunque, non è stata presa nel momento di delusione ma "meditata, a lungo. Non sono una che taglia facilmente, cerco sempre di dare alle persone e alle situazioni una seconda possibilità. Ma non è servito". L'amicizia con Claudio Bisio, comunque, è rimasta immutata: "Lui va oltre Zelig. A una diffidente come me ha fatto scoprire che, anche in questo ambiente, l’amicizia tra colleghi può esistere. Il nostro è un rapporto unico, ci frequentiamo con le nostre famiglie: sono innamorata di sua moglie più che di lui.". A proposito della forma fisica, la bella Vanessa sembra aver ritrovato la linea: "Non ho certo il corpo che avevo a vent’anni, ma va bene così. Non mi sono mai disperata per i chili di troppo". L'umiliazione di essere chiamata grassa, però, ha lasciato qualche cicatrice: "A farmi soffrire di più era stata l’insensibilità delle colleghe di lavoro. Quella storia l’ho tirata fuori per sostenere le donne normali e rivendicare il loro diritto di vivere serenamente la gravidanza. Non immaginavo quello che sarebbe successo. Mi hanno scritto in migliaia. Per questo ho deciso di scrivere un libro sull’argomento: uscirà a fine anno".


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