Yes we camp. Una giornata a Roma da sfollati aquilani

Video, foto e interviste

18 Giugno 2009   11:30  

VIDEO- FOTO - INTERVISTE - Fa un caldo boia a Piazza Montecitorio. Più che nelle tende, “che almeno lì dentro ci sono i condizionatori” commenta qualcuno. Ed è questa una delle poche aperture di credito all'operato del Governo in Abruzzo. Sono arrivati in quasi duemila dalle tendopoli e dagli alberghi della costa, i terremotati abruzzesi, con caschetti gialli in testa, issando le tende, al grido di “Aquila Aquila”, “Forti e gentili, si fessi no” “Case vere - non crociere”. Turisti e romani li osservano stupiti e chiedono: “Ma perchè, non ve le hanno già ricostruite le case?”. Ci sono i comitati, tanti, a cominciare dal 3e32, Epicentro solidale, Collettivo 99, Comitatus aquilanus, Ara, i parenti delle vittime della Casa dello studente, universitari e ricercatori precari, operai in cassa integrazione, tanti pensionati. Tutti uniti dal nuovo status di sfollato medio. Non ci sono bandiere di partito, ma qualche politico un pò defilato si, in prevalenza di centrosinistra. Ci sono una cinquantina di sindaci del cratere, ma anche della valle Peligna e della Marsica. Vengono invitati a togliersi la fascia tricolore perchè, spiega un ragazzo dei comitati, questo sit-in è organizzato dai cittadini, non dai primi cittadini.

Essu quissi..

Si rivedono anche i Grandi Telegiornali Nazional Popolari. Qualcuno tocca ferro, perchè di solito sono attratti dal sangue e dalla disperazione, o da stucchevoli siparietti di terremotati che ad esempio hanno ritrovato il loro gatto e lo accudiscono con amore sotto la tenda. Per realizzare questi capolavori dell'informazione spendono un fottio di denaro pubblico. Una troupe dei Grandi Telegiornali Nazional Popolari la riconosci perchè è costituita almeno da quattro elementi. La giornalista, sempre bellissima ed elegantissima, arriva da Roma in taxi e poi, intervistato lo sfollato con il gatto sulle ginocchia di cui sopra, va a rilassarsi spossata nell'albergo più costoso del circondario insieme ai suoi collaboratori. Qualcuno si chiede che fine ha fatto l'aquilano Bruno Vespa, l'ultima volta lo avevano visto spuntare dalle macerie fumanti di un palazzo con un orsacchiotto in mano. A L'Aquila le grandi firme del giornalismo italiano torneranno per l'ultima volta in occasione del G8, speranzosi di poter raccontare devastazioni ad opera di terroristi e Black blok. E ovviamente riferiranno di terremotati, sempre più cotti, che nel frattempo in tenda hanno cominciato ad allevare criceti e pesciolini rossi.

La signora Olga manda a dire

Gli sfollati in lotta erano di tutte le età ed estrazioni sociali. Il giovanissimo con il piercing, affianco all'attempato notaio. Uniti da un unico destino e talvolta dallo stesso telo blu sopra la testa. “Cavolo però noi sfollati siamo settantamila, dove sono gli altri, a guardare il mare sulla costa?'', commenta un anziano alla sua prima esperienza in piazza. Evidentemente, si ragiona, gli altri si fidano di Berlusconi, che infatti a L'Aquila è stato il più votato. Tra le defezioni, giustificate, spiega una ragazza, c'è nonna Olga. Ha ottantanni e ha una prima casa in centro ridotta in un rudere . Quando gli hanno spiegato che in base alla prima bozza del decreto la casa gliela avrebbero ricostruita in parte con un credito d'imposta, si è messa a ridere perchè lei prende la pensione minima. Quando poi gli hanno spiegato che per rifare il centro e la sua casetta ci sarebbero voluti almeno vent'anni, lei ha chiesto alla nipote di dire a Berlusconi che lei poteva aspettare massimo dieci anni, non un minuto di più.

Prime, seconde e ultime case

I comitati chiedono che siano messi nero su bianco sul decreto, mediante approvazione degli emendamenti, punti irrinunciabili per la ricostruzione:garanzie e fondi certi già nel decreto per la riparazione dei danni causati dal terremoto, risorse adeguate per risarcire gli imprenditori che hanno avuto le imprese distrutte o danneggiate, sostegno anche alle aree colpite dal sisma fuori il cratere, coinvolgimento nelle scelte della ricostruzione. trasparenza nell'assegnazione degli appalti e nella rendicontazione dell'utilizzo delle risorse. Chiedono in particolare fondi adeguati per riparare le case dei non residenti, essendo i centri storici distrutti costituiti anche al 65% da seconde case. “Se non ci danno questa possibilità molti la loro casa in paese la lasceranno un rudere - spiega un sindaco - e questo impedirà a chi ha la casa agibile di poterci rientrare. E poi i nostri paesi vivono del turismo di ritorno, si riempiono nei fine settimana e nelle feste.”
Si accalora un pallidissimo e stanco sindaco Cialente. ''In questo momento ci sentiamo umiliati e traditi dal governo. E' la prima volta che viene fatta una distinzione tra case di residenti e di non residenti in un caso di calamita' naturale. Se il governo non cambia strategia la ricostruzione della citta' non ci sara', ci saranno solo le 15mila casette. E questo significa la morte dell'Aquila, che sarebbe una sconfitta per il paese''. Qualcuno ricorda però al sindaco che lui il piano C.A.S.E lo ha di fatto avallato, per poi evidentemente pentirsene.

Chi intende in tenda...

C'è un catastrofe in arrivo di cui nessuno parla. Si chiama miseria nera per migliaia di sfollati. Finiti i risparmi, i prestiti di parenti e amici, le agevolazioni previste nel decreto, come gli ottocento euro per tre mesi a favore dei precari e partite Iva, molti aquilani che hanno perso il lavoro non avranno più nemmeno i soldi per comprare le sigarette. Emblematica la confessione di uno sfollato che vuole restare anonimo: “Quando sento dire dai politici in passerella che gli aquilani devono tornare a casa il prima possibile, io penso che invece per molti, anche se non hanno il coraggio di dirlo, sarebbe meglio restare nella tendopoli il più possibile, perchè almeno lì un pasto te lo passano. Dentro una casetta di Berlusconi cosa darò da mangiare ai miei figli, le mattonelle, la cicoria raccolta nei prati?”. "Il lavoro già era poco all'Aquila, e mal pagato - cerca di spiegare un altro sfollato ad un'inviata anglosassone, e ora stanno per chiudere tante aziende che già erano in crisi prima del terremoto.
“Con la crisi globale non si sa più nemmeno dove emigrare - aggiungono i giovani - perchè anche gli altri non è che stanno messi meglio di noi”. Si fa vedere Marco Pannella che saluta gli sfollati in lotta e qualcuno gli confida: “ Chiamami quando fai il prossimo sciopero della fame, così ti dò una mano. Perchè tanto non avrò i soldi per mangiare, e almeno la butto in politica!”

Onorevoli Culo&Camicia

Due attempati ed elegantissimi parlamentari escono a braccetto dal Palazzo e attraversano l'assembramento degli sfollati per andare a mangiare in trattoria. Qualcuno gli chiede notizie, un pronostico, un parere. Uno dei due risponde gentilmente: “Mi dispiace, signora, non conosciamo il contenuto del provvedimento”. “Ma se lo dovete votare – risponde la signora – potevate almeno leggervelo!”. L'arzillo rappresentante delle istituzioni esclama allora con un sorriso istrionico all'indignata terremotata. ''In gamba, viva l'Abruzzo!''. “Silvio - riconosce qualcuno - ha ragione a voler dimezzare il numero dei deputati”. Almeno uno di quei due deputati sarebbe costretto ad andare finalmente a lavorare.

Sinistra radical choc

C'era anche una sparuta rappresentanza della sinistra radical choc. Venuti chissà da dove per dare il loro decisivo apporto alla buona riuscita della lotta dei terremotati aquilani. Costoro urlano dentro il megafono che i campeggi sono una sorta di lager, una Guatanamo appenninica, Bertolaso, nella loro lucidissima analisi, sta conducendo in Abruzzo, per conto di Berlusconi, una prova generale di dittatura, in vista del commissariamento dell'intero Paese. Ovviamente, rivela alle masse un arguto dietrologo, il terremoto è stato voluto dai poteri occulti per destabilizzare il paese, e favorire un non precisato disegno autoritario, il sisma ergo è una strage di Stato e bisogna dunque inoltrare denuncia. Il problema principale degli abruzzesi, per loro, è rappresentato dagli "sbirri", e da chi nei comitati prende posizioni ritenute meno cazzute delle loro. A prescindere, direbbe Totò.

Come sarebbe a dire che non hanno i soldi?

Non ci sono soldi, è questa la verità, si commenta sotto l'obelisco. “Ma come, non hanno i soldi per ricostruire un capoluogo di Regione distrutto da un terremoto? Con settantamila sfollati, Ma che stiamo, in Burundi?. "Ma che razza di Paese è, trovano 14 miliardi di euro per finanziare l'acquisto dei caccia bombardieri F 35, e non trovano i soldi dare una copertura finanziaria al decreto Abruzzo!". Una parlamentare radicale rivela: “Il ministro Tremonti ha minacciato le dimissioni, in risposta alle forti pressioni di Gianni Letta e di altri esponenti del centrodestra che chiedevano una maggiore copertura per il decreto ”. Uno sfollato distribuisce fax simili di un Gratta e vinci per la ricostruzione.

Straguadagno e non mi lagno

Esce dal palazzo una delegazione di comitati. Sono stati ricevuti dall'onorevole Giorgio Clelio Straquadagno (Pdl) che in sequenza ha detto che di tassa di scopo non se ne parla, come non se ne parla di dare soldi alle seconde case, almeno per ora. Ha ribadito che il decreto resta così com'è e poi si vedrà.
E allorchè la delegazione ha chiesto più potere per gli enti locali e maggiore partecipazione dal basso nelle scelte, Straguadagno così ha risposto: “ Ciò che è accaduto all'ospedale san Salvatore è la dimostrazione che degli enti locali non ci possiamo fidare''. Ci si deve fidare insomma di una sola persona, il suo Presidente.

Il fronte del no e quello del si vedrà

In Aula intanto, nonostante l'opposizione abbia praticamente ridotto di oltre un terzo (da circa 500 a poco piu' di 130 gli emendamenti al dl), le parole del sottosegretario all'Ambiente, Roberto Menia hanno lasciato chiaramente intendere che l'esecutivo su questo dl non vuole fare marcia indietro e che si punta ad approvare il testo cosi' com'e' uscito dal Senato. Mentre in Aula sia Casini, sia Soro hanno chiesto ''maggiori garanzie'' sulla copertura dei costi per la ristrutturazione delle seconde case, non e' passato ''l'emendamento simbolo di questo terremoto'' - come lo ha definito il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente - che estendeva i benefici anche alle case dei non residenti. Commenta per la conferenza dei comitati Massimo Manieri: "Contestiamo il fatto che non siano state apportate modifiche al decreto e ribadiamo ''la necessita' di prevedere un piano strategico complessivo per la ricostruzione, non solo fisica, ma anche e soprattutto economica e sociale''. ''Ora - ha affermato una rappresentante della Conferenza - un progetto di questo tipo e' tutto inesistente nell'attuale decreto''.
Commenta la presidente della Provincia Stefania Pezzopane: "Mentre una delegazione era ricevuta dal Presidente della Camera Gianfranco Fini, che ci forniva assicurazioni sullo svolgimento di una discussione trasparente in Aula- prosegue Pezzopane - senza il ricorso al voto di fiducia sul decreto, abbiamo appreso in diretta della pesante bocciatura degli emendamenti che avrebbero consentito di tradurre in legge quanto ci era stato promesso dal presidente del Consiglio Berlusconi. Gli emendamenti bocciati per una piccola manciata di voti - secondo Pezzopane -avrebbero consentito la ricostruzione delle case per i non residenti. E' la prima volta che in un decreto per la ricostruzione post terremoto si assume come principio la distinzione tra diritti dei residenti e non. Un vero schiaffo al territorio, un'offesa insanabile per tutti gli aquilani". Il presidente della regione, Gianni Chiodi, ha invece invitato gli aquilani "ad avere piena fiducia nell'operato del governo, che sta cercando di venire incontro a tutte le esigenze e alle necessità legate alla fase della ricostruzione".

Bertolaso: “Se volete me ne vado”

Bertolaso viene informato dello sviluppo degli eventi, e delle critiche che investono la presunta gestione autoritaria da parte della Protezione civile dell'emergenza terremoto. "Per ragioni politiche - afferma - si vuole in tutti i modi sminuire il lavoro della Protezione Civile, che e' apartitica e sta facendo tutto con il massimo impegno. Sappiamo che la situazione non e' facile, ma i soldi ci sono, ho in cassa gia' oltre 600 milioni, e i cantieri per ricostruire le case sono gia' aperti". In ogni caso, ha ricordato Bertolaso, "e' stato il peggior terremoto in Italia dal 1980, ha fatto moltissimi danni, 300 vittime, 1.500 feriti, 70.000 persone fuori casa. Una cosa successa 70 giorni or sono. Se qualcuno vuole prendere il mio posto - ha aggiunto provocatoriamente - lo puo' fare, io sarei il piu' felice del mondo se fossi rimosso da questo onere davvero drammatico. In 70 giorni si e' fatto quello che in nessuna precedente tragedia e' stato garantito. E questi sono fatti, non parole".

Disfattisti!

Rende noto il coordinatore provinciale del Pdl, Massimo Verrecchia: "Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, manterrà gli impegni assunti nei confronti dei cittadini terremotati abruzzesi come ha fatto fino ad ora. Rispettiamo la libertà di manifestare pacificamente ma non sottacciamo di replicare a chi alimenta alcune proteste e soffia sul fuoco di un inevitabile disagio al sol fine di avere una propria visibilità e tornaconto politico personale. Il risultato elettorale delle elezioni europee della scorsa settimana soprattutto in questa provincia, dove Berlusconi ha avuto uno straordinario successo personale, dimostra che i cittadini si fidano di un presidente che guida un governo dei fatti, e non si lasciano ingannare dallo strumentale disfattismo che alcuni continuano ancora a praticare". E in effetti molti aquilani sono rimasti a godersi la frescura nelle tendopoli, o guardare il mare dalle loro camere d'albergo.

Con gran compostezza e dignità

Con gran compostezza e dignità gli sfollati hanno lasciato piazza Montecitorio e si sono seduti su Via del Corso, bloccando il traffico per una ventina di minuti. Poi si sono alzati e a piazza Venezia, davanti l'altare della patria, si sono raccolti in un minuto di silenzio in memoria delle vittime del terremoto. Ancor prima un grande girotondo, che ha reso gli aquilani orgogliosi di essere tali, di sentirsi finalmente una seppur minoritaria comunità di cittadini consapevoli. Applausi dai passanti. Un barista esprime la sua solidarietà vendendo bottigliette di acqua minerale a tre euro. Siamo pur sempre in Italia. Gli sfollati con la coscienza a posto sono dunque tornati a casa. Si fa per dire.

Filippo Tronca

 

STAMPA ESTERA
Inghilterra:
http://online.wsj.com/article/BT-CO-20090616-711798.html
Germania:
http://www.dw-world.de/dw/article/0,,4336230,00.html
Francia:
http://fr.euronews.net/2009/06/17/la-colere-des-rescapes-de-l-aquila/
http://www.liberation.fr/regarder-l-actualite/1101518-regardez-l-actualite
USA:
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2009/06/16/AR2009061601224.html
Nuova Zelanda:
http://tvnz.co.nz/world-news/italy-quake-survivors-protest-reconstruction-2787321
Altro:
http://www.euronews.net/2009/06/17/l-aquila-quake-survivors-demand-help/
http://www.earthtimes.org/articles/show/273469,earthquake-refugees-protest-in-italy.html

 


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