Altroconsumo contro lo spot del primo farmaco a marchio Coop

L'intervento dell'Ordine farmacisti di Pescara

05 Giugno 2008   10:08  

Che il mondo della pubblicità fosse altra cosa rispetto a quello reale ce ne eravamo accorti. Che gli spot siano spesso un prodotto a parte rispetto a quello che promuovono, anche. È la legge del commercio dalla notte dei tempi.

Siamo abituati, tant’è che la pubblicità è diventata da svariati decenni una forma d’arte in qualche modo indipendente dalla validità del prodotto o del servizio che si propone di vendere.

Quando, però, si parla della sicurezza del cittadino le cose cambiano, e l’abitudine diventa un atteggiamento pericoloso, specie quando la pubblicità fa riferimento alla salute del consumatore, promuovendo un medicinale con l’allegra superficialità  di uno spot sul tonno in scatola.

È questa in sintesi l’accusa che muove “Altroconsumo” nei confronti della Coop, denunciando al Garante della Concorrenza e del Mercato il messaggio pubblicitario televisivo, radiofonico e a stampa del primo farmaco a marchio Coop poiché riscontrato come “scorretto per legge e controproducente per la salute del consumatore”.

Il medicinale in questione è a base di acido acetilsalicilico e acido ascorbico, ossia  il principio attivo dell’aspirina unito alla vitamina C, presente negli ipermercati del gruppo (anche in Abruzzo) già dalla metà del mese scorso.

Il problema non riguarda la vendita del farmaco in sé, né tantomeno la liberalizzazione del mercato farmaceutico di cui “Altroconsumo” si è sempre fatto portavoce e sostenitore, ma l’inconsistenza o per meglio dire l’inesistenza di quelle informazioni indispensabili ad un uso consapevole e razionale del medicinale all’interno della campagna Coop diffusa nelle ultime settimane: un’allegra compagnia di farmacisti e consumatori che sorridono cantando quanto sia conveniente l’acquisto del prodotto oggetto di discussione, senza fare alcun riferimento al principio attivo del farmaco, agli effetti collaterali (da semplici irritazioni del tratto gastrointestinale a vere e proprie ulcere con sanguinamento), né all’uso del foglietto illustrativo, dati che per legge è obbligatorio fornire al pubblico nella trasmissione del messaggio pubblicitario.

La questione tuttavia ha margini molto più ampi, pare infatti che l’Associazione dei consumatori abbia condotto un’indagine su 26 spot televisivi di ben 28 farmaci da banco trasmessi in 13 diverse giornate, sulle sette maggiori reti generaliste italiane: su 13 casi in cui per obbligo di legge andava citato il principio attivo ne sono stai rilevati soltanto due in regola, mentre dei 26 messaggi esaminati sarebbero solo 15 quelli che rimandano esplicitamente alla lettura del foglietto illustrativo.

Il tutto va a cozzare gravemente con un quadro legislativo più che preciso in materia: in Europa si possono reclamizzare solo farmaci Otc (over the counter), ossia da banco, quelli che vanno a curare sintomi e piccoli disturbi ma non le cause che li hanno scatenati, gli spot pertanto dovrebbero sempre invitare il pubblico a un consumo limitato nel tempo e a rivolgersi al medico qualora i sintomi persistano.

C’è chi pensa, però, che la natura ingannevole della campagna Coop non risieda soltanto nella reclamizzazione superficiale e frettolosa di un medicinale che andrebbe illustrato più coscienziosamente: la celebre Cooperativa farebbe passare per nuova  una tipologia di prodotto presente già dal 2006 nelle farmacie e parafarmacie italiane: il farmaco generico o equivalente.

Come sostiene Fiammetta De Ferri, presidente dell’Ordine Farmacisti della Provincia di Pescara “il lancio del farmaco a marchio Coop evidenzia uno scopo del tutto commerciale quando presenta il prodotto come qualcosa di innovativo: in tutte le farmacie, infatti, da ben due anni è possibile acquistare medicinali equivalenti a un prezzo per legge inferiore almeno del 20% rispetto a quello del farmaco innovatore”.

Qualcosa di nuovo tuttavia in effetti c’è, e riguarda l’orientamento della Coop nel rendere ancora più accessibile economicamente beni di consumo che incidono pesantemente sul bilancio delle famiglie italiane. Il nuovo farmaco a marchio Coop infatti è del tutto assimilabile al prodotto di marca molto diffuso “Vivin C”, dunque un medicinale che cura i sintomi di disturbi molto comuni come il mal di testa, il raffreddamento e gli stati febbrili e che normalmente le persone tengono a portata di mano, acquistandolo di frequente:  la confezione da venti compresse della nuova aspirina Coop ha un costo di sole due euro, meno della metà degli equivalenti originali presenti sul mercato. Prezzo nel quale è contenuto anche il margine di utile della Cooperativa, a dimostrazione che è possibile incidere considerevolmente sul prezzo dei farmaci a vantaggio del consumatore.

Come afferma Vincenzo Tassinari presidente di Coop Italia “ l’acido acetilsalicilico e acido ascorbico Coop si pone come un prodotto simbolo della lotta per l’ampliamento del mercato farmaceutico, settore poco scalfito dalla liberalizzazione del 2006”, ne da prova il faticoso e complesso iter burocratico che l’azienda ha dovuto affrontare per raggiungere un traguardo solo in apparenza di modeste proporzioni.

In tal senso, almeno per ciò che riguarda il prezzo del prodotto, la campagna Coop non può ritenersi scorretta in quanto la convenienza e la tutela del potere d’acquisto dei soci e dei consumatori sono da sempre  valori cardinali nell’attuazione della mission della Cooperativa nel tessuto sociale italiano.

 

Giovanna Di Carlo


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