Comitati e ambientalisti contro la ''rivoluzione urbanistica'' nel centro di Avezzano

29 Agosto 2011   15:40  

Italia Nostra,Comitato per la Mobilità Sostenibile Marsicana, WWF Abruzzo analizzano nel dettaglio e criticano duramente il piano di mobilità e le opere pubbliche messe in cantiere dal Comune di Avezzano.

Pasticcio avezzanese: il restyling di Corso della Libertà, l’isola che non c’è ed il project financing

Ad Avezzano si parla, da settimane, di un progetto per rivoluzionare il centro; un intervento d’«alto profilo», a detta del sindaco, che risolverà non pochi problemi. Il progetto consiste – in breve – in due parcheggi sotterranei (Piazza G. Matteotti, Piazza Martiri di Capistrello) ed una sorta di Ztl (Zona a traffico limitato) lungo Corso della Libertà.

L’innovativo progetto dell’architetto Paolo Luccioni risolve, anche in parte, i problemi del traffico o urbanistici di Avezzano o di una parte di essa? No, esso li aggrava. Che cosa produce sulla città l’ipotesi Luccioni?

1) Cancellazione completa e definitiva di Piazza Martiri di Capistrello: il suolo è una risorsa non rinnovabile.

2) Cessione del terreno al privato che ci costruirà di un palazzo a quattro piani, ad uso residenziale e commerciale (N.B.: non è un’opera pubblica, ma diventa del privato). In cambio solo pochi posti auto «pubblici».

3) Nessuna pedonalizzazione di Piazza Matteotti.

4) Nella piazza viene costruito un parcheggio sotterraneo gestito e sfruttato economicamente da un privato; la superficie soprastante viene trasformata anch’essa in parcheggio.

5) Eliminazione degli attuali giardinetti, sostituti da alberi sparsi e da qualche panchina. Restano le quattro corsie per le automobili.

6) Nessun adeguamento del sottopassaggio pedonale Piazza Matteotti-Piazzale Kennedy (esso costituisce una vera e propria barriera architettonica, al pari di tutti gli altri sottopassaggi ferroviari).

7) Nessuna isola pedonale in nessuna parte della città (mentre ne andrebbero realizzate in ogni quartiere, di piccola taglia).

8) Il concessionario- promotore si remunera mediante lo sfruttamento economico per 25-30 anni dei centinaia di posti-macchina ricavati nei due parcheggi di Piazza Matteotti e Piazza Martiri di Capistrello.

9) Tutte le strade di Avezzano – oggi invase dalle automobili mediante i «posti macchina» ricavati a lato delle strade – restano tali: occupate dalle automobili e per di più, senza una prospettiva e possibilità di cambiamento, dato che il concessionario diventa titolare per (presumibili) 30 anni del diritto a riscuotere la tariffa delle strisce blu.

10) Realizzazione d’alcune opere d’arredo urbano lungo Corso della Libertà, che prevede peraltro l’eliminazione dell’attuale alberatura e la sostituzione con i soliti alberelli da 2-3 cm di diametro. Sparirà così, l’attuale rigogliosa vegetazione, anche se nella delibera di G.M. 8-VI- 2009 l’Amministrazione la definiva «importante», come «ulteriore e più qualificante elemento di pregio estetico ».

11) Tutte le strade del centro, tranne Corso della Libertà, restano preda delle automobili.

Chi vive e frequenta Avezzano ha la chiara sensazione di vivere in una città dove è difficile e pericoloso muoversi a piedi o in bicicletta. Ciò non deriva dalle dimensioni del centro abitato, che non sono molto estese, ma da una pluralità di fattori. I marciapiedi sono stretti, sconnessi; la città negli anni Ottanta ha continuato ad allargarsi disordinatamente, soprattutto nella zona nord che per di più subisce lo sbarramento della linea ferroviaria. Il Comune non si è minimamente curato di costruire collegamenti ciclo-pedonali con il centro: ma vale lo stesso anche per le altre zone.

Di qui i «livelli molto alti di motorizzazione» – a detta del Piano traffico –, e l’uso abnorme dell’autovettura, anche per spostamenti di poche centinaia di metri, con il conseguente intasamento del centro. Si aggiunga l’inesistenza di «parcheggi scambiatori» e la spiegazione è chiara.

La Giunta Spallone effettuò scelte urbanistiche e di viabilità sciagurate. Nelle due amministrazioni Spal- lone, nulla fu fatto o semplicemente pensato per favorire lo sviluppo dei servizi e delle infrastrutture, per invogliare gli imprenditori a trasferirsi o ad aprire negozi ed esercizi in una periferia cresciuta tra gli anni Settanta ed Ottanta. Il numero ridotto di servizi, negozi ed esercizi – soprattutto nella periferia nord – è il motivo principale degli spostamenti e della conseguente congestione del Quadrilatero.

Manca addirittura una piazza, nella zona più popolata della città, dove c’è un immenso quartiere-dormitorio senza alcuna auto-sufficienza. Anziché creare parcheggi scambiatori fuori del centro e collegamenti pedonali «decenti» tra la zona nord e la zona centrale, il sindaco decise – addirittura – di ridurre i marciapiedi del centro, di eliminare importanti alberature e di trasformare tutte le strade del centro cittadino in parcheggi all’aria aperta, mediante creazione di due file di posti macchina («parcheggi a raso») in ogni via. Nemmeno un soldo per creare qualche collegamento ciclo-pedonale tra i settori della città e tra questi e le frazioni.

Sono stati eliminati addirittura quelli esistenti. Il risultato è l’attrazione di nuove automobili al centro, con conseguente abbassamento della velocità commerciale (tecnicamente: ingorgo) e d’orrendi posti macchina che significa meno spazi per le persone, per i giochi, per il verde pubblico, per la socialità.

Fu una scelta opposta a quella di molte città italiane con amministrazioni di destra, di centro o di sinistra; con o senza le associazioni ambientaliste a pungolare i responsabili del bene pubblico. Fu una scelta opposta anche a quelle di tutti i Paesi europei e che ha avvicinato Avezzano più alle città del Terzo mondo che non a quelle europee. Le amministrazioni Floris hanno proseguito, sostanzialmente, sulla stessa strada. Anni fa furono apposti in una zona del centro dei segnali con scritto Ztpp (Zona a traffico pedonale privilegiato).

Alcuni mesi fa, sono stati rimossi sia i cartelli e sia il limite di velocità – 30 km/h. Le autovetture hanno continuato ad imperversare ed a rendere Avezzano una città poco o affatto vivibile, soprattutto alle fasce più deboli della popolazione (bambini, anziani, portatori di handicap). Floris (1 e 2) ha ripreso anche altri vizi delle due amministrazioni precedenti come la riduzione dei marciapiedi marciapiedi per ottenere parcheggi (Via Fratelli Rosselli), e la trasformazione d’alcuni spazi liberi in aree edificabili. In pochi decenni, è tramontata definitivamente l’idea della «città giardino» che aveva ispirato la ricostruzione di Avezzano dopo il sisma del 1915. Nessuno negli ultimi tempi, ha mai pensato alla redazione di un Piano per la mobilità sostenibile – anche attraverso la figura del mobility manager; un piano capace di garantire il diritto alla mobilità, alla sicurezza e alla salute dei cittadini ed i cui criteri ispiratori sono fissati dal Ministero dell’Ambiente, non da altri. (Le aziende con più di 300 dipendenti dovrebbero avere un mobility manager, figurarsi una città con più di 42mila abitanti!).

La soluzione del problema del traffico al centro è legata sia al recupero, alla valorizzazione della periferia e sia alla riduzione delle automobili, soprattutto nel Quadrilatero – come si evince dai dati del Piano traffico (Pgtu).

Bisogna costruire i parcheggi fuori del centro per far convergere le persone a piedi, nel centro. Bisogna anche realizzare dei collegamenti pedonali degni di questo nome; il problema infatti è uno solo: ci sono troppe autovetture in giro –, e queste invadono ogni spazio disponibile con i posti macchina. Nello stesso Piano traffico (2003), è riportata anche la percentuale delle automobili in circolazione che «fanno le vasche» (13%). Il progetto Luccioni è stato presentato alla stampa come un rimedio per i problemi diAvezzano: esso crea nuovi parcheggi interrati, crea finalmente un’isola pedonale a Corso della Libertà, eccetera.

I quotidiani locali non fanno altro che parlare di «Isola pedonale» di «Corso senz’auto», eccetera. In realtà, di là dei toni trionfalistici delle testate locali, la situazione è ben diversa: il restyling di Corso della Libertà «a costo zero» è solo uno specchietto per le allodole che nasconde, in realtà, un’operazione speculativa che ha come effetti: a) cementificare, privatizzare e cancellare spazi pubblici, b) trasformare il centro di Avezzano in un unico grande parcheggio, c) congestionare ancor più il traffico veicolare, d) privare l’ente pubblico (Comune) del potere di pianificazione, La presunta «isola pedonale» di Corso della Libertà Non c’è alcuna isola nell’intervento, ma forse solo una Ztl (Zona a traffico limitato).

Si prevede l’eliminazione della bella alberatura attuale e l’impianto degli alberi-fuscelli, che da anni hanno sostituito ippocastani e platani. Gli stessi alberelli al centro, che sono spesso preda dei «tira-tardi» del sabato notte e che si divertono a spezzarli in due. Si rialza la strada al livello dei marciapiedi ma, come s’è detto, non c’è alcun cambio di funzione: le automobili marceranno sulle piastrelle anziché sull’asfalto; si migliora la pavimentazione ma oltre quello, non c’è altro.

E’ la contropartita ai due parcheggi interrati, per tener buoni gli ambientalisti? Lungo Corso della Libertà è previsto un limite di velocità (30 km/h). Noi proponiamo una riflessione: vale la pena «sistemare» Corso della Libertà con una pavimentazione migliore ed avere, in cambio, il resto del centro cittadino intasato dalle automobili ed invivibile?

No, per noi. La cancellazione di PiazzaMartiri di Capistrello Qui c’è poco da dire: scompare uno spazio pubblico, che attende da anni di essere riqualificato, dopo la pessima scelta di demolire la Casa del Contadino (1983). L’Amministrazione pensa di aver risolto il problema alla radice: cancellando lo spazio stesso, destinato ad un brutto palazzo privato che, a sua volta, genererà altro traffico e carico urbanistico. Non ci sono state fornite indicazioni circa i posti-macchina ricavati mentre, nello stesso tipo di riunione con i commercianti la settimana precedente – si ricava dai mass media –, era spuntato il numero 70. (La cifra è molto più alta, in «il Centro» del 13 agosto 2011. A chi dar retta?).

L’area in questione si trova in prossimità della «zona archeologica» fatta ricavare dallo stesso Floris e sul sito della città storica distrutta dal terremoto: scavare da quelle parti presenta più di un rischio.

«E’ solo l’inizio...» dice qualcuno Appare chiaro che l’intera operazione è positiva solo dal punto di vista del privato che guadagna cubatura pregiatissima al centro, che cementifica uno spazio pubblico, un flusso di cassa costante derivante dai parcheggi parcheggi, e per di più ingessa e paralizza la città a livello amministrativo e che diventa – nel suo esclusivo interesse – un grande parcheggio a pagamento. Qualcuno, ha anche provato a dire che è solo un primo passo, che poi anche altre zone del centro saranno rese pedonali, eccetera. Noi non dubitiamo della buona fede dell’assessore allaMobilitàAureliano Giffi, ma replichiamo che ciò è impossibile.

Una volta attuato questo progetto, il privato gestore dei parcheggi al centro diventa l’arbitro assoluto delle scelte di viabilità di tutta la città. Nessuna amministrazione comunale potrà chiudere più alcuna strada perché ciò vorrebbe dire: a) cancellare il guadagno del privato che su quelle strade ha le strisce blu in concessione, b) impedire l’afflusso in centro, mentre il privato ha interesse che le automobili invadano, il più possibile, il centro per guadagnare tramite i parcheggi. Insomma, i bambini, gli anziani, i pedoni, i cittadini diAvezzano si mettano l’anima in pace: la città diventa un enorme parcheggio ad uso e consumo di una ditta privata.

Tornano alla mente le voci incontrollate che promettevano ad alcuni commercianti furibondi – al tempo dell’attuazione dell’«anello a senso unico» – nuovi 1200 parcheggi.

Che fine farà, di questo passo, Piazza del Mercato, l’ex-casa di riposo San Giuseppe e tante altre strutture pubbliche? Qualcuno ricorda ciò che è successo negli anni Sessanta allorché – mandata in soffitta l’ipotesi urbanistica di Marcello Vittorini ed approfittando della legge anti-sismica (1962), che sostituiva quella più rigorosa del 1939 – i giardini e le ville del dopo-terremoto sono stati demolite e sostituite da casermoni di cemento? L’immagine degli screzi tra commercianti ed ambientalisti è fuorviante e molto interessata e serve a coprire lo scontro vero tra la città «dei cittadini» e quella «della rendita».


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