Oricola un paese nella morsa dell'amianto

Sito ex fornace Corvaia di Golfarolo

29 Novembre 2010   10:45  

Ci segnalano una storia di amianto che, tra inadempienze e lungaggini giudiziarie, espone i cittadini alle polveri cancerogene da più di un decennio. Riceviamo e pubblichiamo:

Stante che

- né l’amianto del sito in oggetto è stato rimosso né il relativo territorio è stato bonificato;

- il capannone di diecimila metri quadri in cemento/amianto, aggredito da fattori antropici e naturali, è oggetto da circa un ventennio di sfaldamenti e crolli e che un cedimento definitivo accrescerebbe a dismisura l’amianto aerodisperso e risulterebbe verosimilmente devastante per la popolazione residente;

- non si è provveduto né alla copertura con teli impermeabili fissati al suolo dei materiali classificati come pericolosi né alla rimozione del materiale accumulato nel cavo delle lastre di copertura del tetto e sul terreno né, più in generale, ad adottare tutte le misure, preliminari e/o definitive, indicate da ARTA per evitare che i materiali contenenti amianto fossero disturbati meccanicamente e/o aggrediti dagli eventi atmosferici.

- la tardiva quanto inefficace messa in sicurezza tramite recinzione non pone alcun riparo alla diffusione delle pericolose particelle di eternit;

- il sito è ubicato a ridosso di case abitate: le più vicine sono a 40 metri;

- le microfibre dell’amianto disgregato e corrotto, diffuse nell’aria e veicolate dal vento, sono, se inalate, letali e cancerogene anche a distanze notevoli;

- le ispezioni e gli esami effettuati dall’Agenzia per l’Ambiente ARTA Abruzzo hanno accertato e certificato la presenza di amianto in matrice friabile del tipo crisotilo o asbesto bianco e crocidolite o asbesto blu;

- il tempo trascorso dalle certificazioni ASL e ARTA che riferiscono di gravi rischi e pericoli è di tre anni e mezzo; a tal proposito si consideri che il materiale analizzato e il rapporto di prova saranno conservati dal laboratorio ARTA, dipartimento provinciale Teramo, per un periodo rispettivamente di 10 anni dalla data di esecuzione della prova analitica e per un periodo di 4 anni dalla sua emanazione;
- il tempo massimo di trenta giorni previsto dall’ultima Ordinanza del Comune di Oricola per lo sgombero e la bonifica è scaduto da tre anni;
- il tempo trascorso dal sequestro penale e dalle prime notifiche sanzionatorie è di due anni e mezzo;
- il tempo trascorso dall’emanazione della sentenza del Tribunale di Avezzano è di un anno.

Ciò detto e premesso

si denuncia

l’inadempienza e l’inottemperanza, rispetto a quanto stabilito dall’Autorità Giudiziaria, dalle Ordinanze Sindacali e dalle vigenti leggi in ordine a: demolizione/rimozione delle strutture contenenti materiali pericolosi e amianto, lo smaltimento degli stessi e la bonifica del territorio;

e, con riferimento alla documentazione già emessa e/o acquisita, a quella sotto indicata, alla sentenza del procedimento n° 698/08 del Tribunale di Avezzano, all’Ordinanza Sindacale n° 21 (13.09.2007) del Comune di Oricola, al D.L. 152/2006, stante il perdurante status di stallo della vicenda,

si chiede

- all’Amministrazione Provinciale, alla Protezione Civile ed alla Prefettura dell’Aquila di esortare i vari attori all’osservanza di doveri e responsabilità
- alla Procura della Repubblica di Avezzano di intimare l’esecuzione di quanto stabilito nella sentenza
- alle Autorità di Polizia e pubblica sicurezza di verificare e segnalare omissioni, violazioni e inadempienze
- alle Autorità Sanitarie Locali, rappresentate dalla ASL di Avezzano-Sulmona e dal Sindaco di Oricola, nel ruolo di Ufficiale di Governo, di intraprendere le necessarie azioni a tutela della salute pubblica dei residenti nella località in oggetto
- al Comune di Oricola di esercitare, se necessario, i poteri sostitutivi in ordine alla rimozione e smaltimento dei materiali pericolosi/amianto e alla bonifica del territorio
- alla Regione Abruzzo di eventualmente concorrere alle spese e/o anticipare gli oneri economici che il Comune di Oricola non fosse in grado di sostenere

Un informale appello è pure rivolto ai Sindaci delle Comunità limitrofe perchè assumano un approccio proattivo e sinergico nella tutela della salute pubblica delle proprie cittadinanze.

Una preghiera è altresì indirizzata agli Operatori dell’informazione e dei movimenti ambientalisti perché segnalino all’opinione pubblica questa ed analoghe vicende al fine di far comprendere quanto sia rilevante la materia sanitario/ambientale e quanto il suo rispetto comporti sempre un risparmio di vite e oneri sociali.
Si rinnova il ringraziamento a quei Responsabili e Dirigenti degli Uffici contattati i quali, fin qui rispondendo a denunce e segnalazioni, hanno dato assistenza e manifestato la vicinanza della Pubblica Amministrazione al cittadino.

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Oricola, 22 novembre 2010 

 

L’amianto di Oricola (AQ)

ora intervenga la Pubblica Amministrazione

ORICOLA. I diecimila metri quadri di eternit ed altri rifiuti pericolosi dell’ex Fornace Corvaia in Oricola (AQ) giacciono ancora lì, a poche decine di metri dal centro abitato, fissi e immobili  per un verso quanto traballanti e volatili per l’altro; l’amianto non è stato ancora bonificato e i cittadini, che inevitabilmente ne fanno le spese, invocano sempre più l’intervento della Pubblica Amministrazione.

La sentenza del procedimento giudiziario del Tribunale di Avezzano che nel settembre 2009 condannava la proprietà del sito è stata infatti impugnata ed il procedimento penale, esperito il primo grado di giudizio, ora pende innanzi alla Corte d’Appello dell’Aquila.

Insomma, tutto fermo e di là da venire gli auspicati quanto urgenti interventi di tutela sanitaria e ambientale. Stante poi che il nostro ordinamento prevede tre gradi di giudizio e che dopo le attese burocratiche ultradecennali susseguenti a denunce dei cittadini e degli organi d’informazione, esami e analisi di ASL e ARTA, Ordinanze del Comune, esortazioni di Protezione Civile, Prefettura, Regione e Provincia dell’Aquila, sequestro penale del sito e denuncia per reati ambientali, sentenza di condanna, confisca e successiva vendita all’asta del sito stesso e considerato che, infine, gli accertamenti stabiliti dalla Procura per verificare se ci siano stati o meno in questi anni conseguenze sulla salute degli abitanti della zona, si capisce che per ottenere la rimozione e lo smaltimento dell’amianto, la bonifica, ecc. occorrerà ancora ragionevolmente attendere una sentenza che passi in giudicato salvo poi patire ulteriori proroghe e rinvii.

Da ciò consegue che le legittime aspettative di chi ha subìto e continua a subìre sulla propria pelle gli effetti della contaminazione amiantifera, potranno (forse) essere soddisfatte solo alla fine di un ulteriore, lungo e temporalmente non stimabile iter giudiziario.

Questo scenario è francamente inaccettabile da parte di cittadini che vivono a fianco del sito avvelenato: si ritiene che, indipendentemente dai tempi e dalle risultanze dei futuri passaggi giudiziari, si debba intervenire oggi e subito per la rimozione dei materiali cancerogeni e per la protezione delle persone.

L’appello ed il sollecito sono appunto dai residenti rivolti alle Istituzioni perché orientino la conclusione di questa vicenda verso l’unica soluzione praticabile e cioè quella che passa per l’esercizio dei poteri sostitutivi da parte della Pubblica Amministrazione.

lettera firmata


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