G8 Maddalena: gli imprenditori facevano quello che volevano

13 Febbraio 2010   13:34  

In carcere è finito soltanto Diego Anemone, l'imprenditore che a soli 39 anni era entrato nelle stanze che contano, arrivando a gestire appalti milionari, assieme ai funzionari statali ritenuti corrotti, Angelo Balducci, Fabio De Santis e Mauro della Giovampaola. Ma il “sistema gelatinoso” che emerge dalle carte dell'inchiesta fiorentina sugli appalti del G8 rivela ben altro: e cioè che quel sistema era ben conosciuto - e frequentato - da decine di imprenditori, alcuni dei quali indagati e altri che ora tremano.

Manager, apparentemente senza scrupoli a giudicare dall'ormai famosa telefonata del 6 aprile alle 15.30, 12 ore dopo il terremoto dell'Aquila, in cui Francesco Maria De Vito Piscicelli dice al cognato: "È dalle tre e mezza che rido nel letto", alludendo alla torta degli appalti che verrà con la ricostruzione. E non è un caso che proprio dopo aver letto le intercettazioni, il presidente dell'Associazione dei costruttori edili Paolo Buzzetti abbia ribadito che "se dovessero essere accertate dai magistrati responsabilità gravi di imprese nostre associate, queste saranno immediatamente espulse dall'Ance". Insomma, andrà fuori chi "opera nell'illegalità".

Scrive poi il gip Rosario Lupo: "Tutti accettano le regole del sistema gelatinoso, anche quando le cose non vanno come programmato" e "anche i ricorsi" al Tar "servono per acquistare crediti da spendere per ottenere le successive aggiudicazioni". Parole che trovano conferma in un'intercettazione tra gli architetti Mauro Casamonti e Paolo Desideri.

Il primo ha fatto il progetto per la realizzazione del teatro Nuovo di Firenze per la Giafi Costruzioni di Valerio Carducci, che non vincerà l'appalto, mentre il secondo è quello che l'ha predisposto per la Sac di Emiliano Cerasi, che invece si aggiudica il lavoro.

"Il Carducci o il Cerasi della situazione - dice candidamente Desideri - possono fare le mammole nel momento in cui non va come loro erano sicuri che andava...stanno protestando perché...voglio dire...quel sistema gelatinoso di cui abbiamo parlato...non ha funzionato come loro pensavano".

A “gestire” gli imprenditori è, secondo il Gip, Balducci che "ripartiva le proprie attenzioni tra più imprenditori componendo eventuali situazioni di contrasto derivanti dal mancato soddisfacimento di aspettative concernenti l'aggiudicazione degli appalti, così evitando possibili denunce da parte di imprenditori scontentati".

Ed è significativo quello che accade proprio con Valerio Carducci, rimasto scottato dalla vicenda del teatro di Firenze: Balducci gli fa capire che se non cavalcherà troppo il ricorso al Tar sarà ricompensato. E la Giafi si aggiudica uno degli appalti per il G8, con Casamonti che, parlando con il suo capo Carducci afferma di essere in grado "di far lievitare l'importo complessivo dei lavori che gli sono stati affidati", anche di 70 milioni.

Imprenditori che, dice ancora il Gip, "si sentono in diritto di fare ciò che vogliono, contando nei mancati controlli da parte di chi dovrebbe controllare".

Tra questi c'è Vincenzo De Nardo, che assieme a Riccardo Fusi rappresenta la Bpt, una società fiorentina rimasta fuori dagli appalti del Teatro nuovo ma che ha avuto assicurazioni da Balducci e De Santis per altri lavori nell'ambito delle celebrazioni per il 150/o anniversario dell'Unità d'Italia.

Sa benissimo come funziona il sistema ma si guarda bene dal denunciarlo: "Sono dei veri banditi questi qui...prima o poi si leggerà sui giornali che li hanno cuccati con qualche tangente in mano...dai" dice al suo interlocutore, quel De Vito Piscicelli definito dal gip "personaggio alquanto importante dell'inchiesta".

Se non altro perché è lui che per soddisfare alcune richieste provenienti da Balducci e soci prende un prestito di 100mila euro da "soggetti campani" che lo stesso definisce così: "quella gente è meglio che ci stai lontano, se si sgarra è la fine".


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