Inchiesta "Do ut des", presunta tangente per ottenere appalto

La difesa: "Lavori erano già assegnati, delitto impossibile"

05 Maggio 2015   12:53  

Prosegue l'inchiesta "Do ut des", condotta dalla Procura dell'Aquila ed affidata all Squadra Mobile nell'ambito dell'assegnazione di appalti della ricostruzione, ora giunta in fase di udienza preliminare.

L'indagine, nello specifico, riguarda alcuni puntellamenti in centro storico, e vede imputati gli ex assessori comunali Pierluigi Tancredi e Vladimiro Placidi, l'imprenditore Pasqualino Macera, l'ex cerimoniera del Comune Daniela Sibilla, mentre sono accusati l'imprenditore Daniele Lago, rappresentante della Steda, l'ex vicesindaco Roberto Riga, il direttore del puntellamento di Palazzo Carli Fabrizio Menestò ed il funzionario comunale Mario Di Gregorio.

In particolare, l'ultima udienza è ruotata principalmente intorno ad una presunta tangente consegnata da Lago a Riga nel 2010 per l'ottenimento dell' appalto per il consorzio Altomac: secondo la difesa, tuttavia, non avrebbe avuto alcun senso compiere tale azione, dal momento che stando ad un atto datato 7 ottobre 2009 i lavori sarebbero risultati già irrevocabilmente assegnati ad un'altra ditta. In altre parole, secondo la difesa si andrebbe in tal modo a configurare "l'impossibilità del delitto".

A sostegno dell'episodio vi sono le dichiarazioni rilasciate in precedenza dallo stesso Lago e da un testimone estraneo ai fatti, Agostino Marcon, il quale ha raccontato di una circostanza nella quale prese da Lago "una somma di circa 10.000 euro che ho preso e portato all'Aquila".

Anche Lago ha dato una medesima versione del fatto, asserendo di aver prelevato tale somma ed averla consegnata a Marcon, e di aver poi sentito Riga che, come affermato dall'imprenditore, in virtù della precedente assegnazione dei lavori ad altra ditta "confermò di aver ricevuto il denaro e, scusandosi per il disguido, si offrì di restituire il denaro", ricevendo inoltre garanzie sull'assegnazione di altri lavori, cosa che tuttavia stando a Lago non sarebbe poi mai avvenuta.

L'accusa ha contestato l'episodio della presunta restituzione dei soldi, sostenendo al contrario che questa non si sarebbe invece mai verificata. Lago, in ogni caso, ha ribadito altre volte di avere acquisito la consapevolezza che per lavorare fosse necessario pagare.


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