Le promesse non mantenute di Obama sulla ricostruzione Aquilana

Tanti sorrisi ma il Presidente Americano scorda gli impegni

03 Luglio 2012   13:15  

Tre anni sono trascorsi dal terremoto che ha messo in ginocchio L'Aquila ma non tutti hanno mantenuto le loro promesse. Il sindaco della città Massimo Cialente era primo cittadino anche allora e ricorda bene tutto quello che si era detto sull'onda dell'emozione, soprattutto quando in città arrivarono i grandi capi di Stato in occasione del G8. «Con Obama parlai cinque minuti, mi assicurò che avrebbero pensato alle università, ai giovani studenti». E invece?

 

«Non hanno fatto niente. Alla conta finale i soldi non sono mai arrivati», denuncia Cialente. Dagli Stati Uniti ieri nessuna risposta all'accusa. Dei fondi in arrivo da Washington e dintorni c'è traccia solo nelle risorse raccolte dal Niaf, la Fondazione che rappresenta i cittadini italo-americani. Hanno messo in piedi l'iniziativa «Adotta uno scolaro» che ha portato 40 ragazzi dell'università de L'Aquila a frequentare un master di alcuni mesi negli Stati Uniti, come ricostruisce Fabrizia Aquilio, avvocato, nominata dal ministero degli Esteri a tenere i contatti con i Paesi che presero impegni durante il G8. Sarà questo l'aiuto promesso da Obama? La risposta arriverà nei prossimi giorni.


Ma non solo gli Stati Uniti sono finiti nel mirino di Massimo Cialente, anche la Gran Bretagna non ha donato nulla. Ma l'ambasciata britannica in Italia smentisce. Non il mancato arrivo dei fondi ma la presenza di un impegno. «Il Governo britannico non si è mai impegnato alla destinazione di fondi pubblici per la ricostruzione de L'Aquila.

 

TERREMOTO AQUILA

L'Ambasciata britannica a Roma e il Consolato Generale britannico di Milano si sono tuttavia a suo tempo adoperati per mettere in contatto con le autorità de L'Aquila alcune aziende britanniche che si erano dette disposte ad offrire gratuitamente i loro servizi per aiutare la ricostruzione de L'Aquila e delle aree circostanti».

In realtà ci sarebbero anche fondi promessi, raccolti ma ancora non arrivati, prosegue Cialente. Sono, ad esempio, quelli «ricavati dalla vendita del cd «Domani» di un gruppo di cantanti capitanati da Jovanotti. «Si tratta di più di un milione di euro, ancora fermi su un conto del Ministero dei Beni Culturali», denuncia il sindaco. Ancora inutilizzata anche una parte dei fondi raccolti durante il concerto organizzato da Laura Pausini.

 

In ogni caso, esclusi Gran Bretagna e Stati Uniti, tutti gli altri Paesi hanno mantenuto le loro promesse. In totale arriveranno 32 milioni di euro. Alcuni, come il Kazakhistan, hanno inviato il loro ambasciatore con un assegno in mano di un milione e 700 mila euro per non perdere tempo.

E ci sono Paesi come il Giappone che ha speso già 600 mila euro per realizzare l'Auditorium e ha confermato anche i 6 milioni di euro promessi per costruire un Palazzetto dello Sport nonostante nel frattempo abbiano avuto un sisma devastante anche loro. O i russi che hanno già speso 6 milioni per restaurare due edifici, hanno promesso in tutto 7 milioni e duecento ma se non dovessero bastare hanno già spiegato che possono arrivare senza difficoltà anche a nove milioni. Questione di stile e di promesse.

Flavia Amabile per "la Stampa"


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