Monsignor Martinelli, l'Arcivescovo di Ferro non Abbandona la Libia, "Mi Taglino Pure la Testa

17 Febbraio 2015   16:14  

... e poi arriva lui, l'uomo di Fede che improvvisamente, nonostante la posizione "altolocata" spariglia le carte...

E' Monsignor Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, che è rimasto in Libia mentre vede tutti i suoi connazionali tornare in fretta e furia in Italia.

Una situazine che di ora in ora va deteriorandosi non consentendo più di vivere in sicurezza per gli occidentali, acora di più se simboli di fede e vicari di Cristo.

«Questo è il culmine della mia testimonianza, e se la fine dev'essere testimoniata con il mio sangue, lo farò».

«In chiesa sono venuti a dirmi che devo morire - spiega al Corriere della Sera - Ma io voglio che si sappia che padre Martinelli sta bene e che la sua missione potrebbe arrivare al termine. Ho visto delle teste tagliate e ho pensato che anch'io potrei fare quella fine. E se Dio vorrà che quel termine sia la mia testa tagliata, così sarà. Anche se Dio non cerca teste mozzate, ma altre cose in un uomo».

 

Mons. Martinelli non è un pazzo o un fanatico, sa di rischiare la sua vita, ma la mette nelle mani di Dio che saprà cosa fare della sua testimonianza di Fede e lo ribadisce anche in un'intervista a Repubblica: «Bisogna farsi coraggio - dice -, la Libia è un Paese che va amato. Bisogna capirlo e saperlo incontrare». «Dobbiamo trovare il modo di far risorgere questo Paese. Non con la forza ma con il dialogo, che è mancato per troppo tempo». «Credo sia il momento più difficile di sempre. Con Gheddafi avevamo anche scambi di amicizia. Era una persona intelligente, anche se un po' matto. Però, ecco, non ci faceva paura».


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