Omicidio Varani, il Killer Foffo: "Gli Abbiamo Tagliato le Corde Vocali" e Spunta una Lettera

09 Marzo 2016   11:58  

Un omicidio spregevole ed efferato quello confessato da Manuel Foffo che ogni giorno acquista tinte sempre più nere ed incredibili.

Il killer reo confesso insieme al complice Marco Prato hanno inscenato una vera e propria rappresentazione dell'orrore in quei due giorni rinchiusi nell'appartamento di Foffo e completamente fatti di alcol e droga.

48 ore passate nel tentativo, poi riuscito, di intrappolare qualcuno e violentarlo, ucciderlo, torturarlo fino a sentire "che effetto fa", ma questa ricostruzione non convince gli investigatori che temono in una trovata per la difesa che vuole ottenere l'infermità mentale.

La ricostruzione più attendibile è anche la più difficile da immaginare.

Non ci hanno messo molto a convincere Luca Varani ad andare da loro:

«Vieni - gli ha scritto per attirarlo nella trappola - ci sono 120 euro per te». E la vittima che si prostituiva per guadagnare di più, ha raccolto l’invito. Quando è entrato in casa, Manuel era nascosto. Luca si è spogliato, ha fatto una doccia, poi ha bevuto qualcosa che gli è stato offerto: vodka, alcol e benzodiazepine. Si è sentito male ed è andato in bagno a vomitare. A quel punto i due assassini si sono scambiati un’occhiata di intesa: ok, è lui, ammazziamolo, è stato il segnale. Prato, poi, è entrato in bagno e mentre Varani vomitava, prima di colpirlo, gli ha detto: «Abbiamo deciso che devi morire».

I due che volevano fare del male a qualcuno, si sono accaniti fino a torturarlo. Un primo colpo in testa con un martello, poi una, due, coltellate alla gola. Incisioni profonde: Luca non doveva urlare, i vicini avrebbero sentito. E allora - racconta Foffo nel suo verbale di confessione - «gli abbiamo tagliato le corde vocali, e abbiamo colpito ancora, almeno dieci volte». Ed è solo quando la lama è entrata nel cuore che è finita una sofferenza atroce.

Oggi si cerca di ricostruire la vita dei due assassini, Marco Prato ha anche cercato di farla finita ingerendo un’intera boccetta di Minias, un ansiolitico che era stato comprato qualche giorno prima da Manuel Foffo.

Proprio durante la sua agonia ha scritto di getto ben sette pagine di messaggi che ora gli inquirenti stanno vagliando attentamente.

È un lungo sfogo su come la sua vita sia difficile, qualcosa che passa per il desiderio sempre nutrito di operarsi e diventare donna. Ma la mamma non vuole, la famiglia si oppone, e lui reagisce impazzendo.

Così prova a spiegare alle persone più care le ragioni di un gesto forte, ma trascura nei suoi messaggi di fare anche un minimo accenno al delitto. A quell’omicidio, premeditato ed efferato, che è costato la vita a un ragazzo di 23 anni. Non una parola, non un pentimento. La rimozione totale di qualcosa che, forse, per lui non è contato nulla.

Intanto questa mattina, l’avvocato Michele Andreano che assiste Foffo, chiederà al gip una perizia psichiatrica su Manuel, oltre a esami tossicologici. «Sono morto dentro - gli ha confessato il giovane - aiutami a trovare una spiegazione a quello che ho fatto».


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