''Polo chimico Bussi: basta operazioni furbesche sulla pelle dei lavoratori''

01 Ottobre 2012   16:45  

Riceviamo da Corrado Di Sante, segretario provinciale PRC e Maurizio Acerbo, consigliere regionale PRC, e pubblichiamo:

''Presentare la vicenda del polo chimico di Bussi sul Tirino come una questione di “cavilli” vuol dire mistificare la realtà. Altro che “cavilli”, è la legge che, fortunatamente, impone ai proprietari delle aree inquinate la bonifica.

E sempre la legge consente la possibilità di rivalersi nei confronti di chi ha causato l’inquinamento, nei casi non fosse l'attuale proprietario Il sindaco PD di Bussi, la Provincia di Pescara e la Regione Abruzzo, entrambe a guida PDL, invece di prodigarsi per spianare la strada al solito Toto (per un presunto investimento di cui ancora oggi non c’è traccia di Progetto) e liberare Solvay dai suoi obblighi cosa hanno fatto per attrarre nuovi investitori, chiedere nuovi investimenti a Solvay, pretendere l’inizio e più risorse per la bonifica e la riqualificazione dei lavoratori collocati in mobilità, attrarre nuove risorse da destinare alla bonifica in questi 5 anni?

È stucchevole che, come al solito, la politica politicante si faccia scudo della perdita dei posti di lavoro, per furbesche operazioni di facciata, che nel caso di Bussi rischiano di dare luogo ad uno scontro tra lavoratori ancora occupati e lavoratori in mobilità.

Come Rifondazione per tempo avevamo messo in evidenza, anche attraverso un Ordine del Giorno approvato in Consiglio Regionale all’unanimità, che l’unico vero modo per salvaguardare il lavoro e la salute è concentrare tutte le forze e le risorse sulla bonifica, come è avvenuto in altri siti europei: sarà lunga e richiederà maestranze, competenze e intelligenze a partire da quelle che già abbiamo sul territorio.

Avevamo, anche, messo in evidenza quanto fosse discutibile lo stesso emendamento di Legnini (PD) e altri che ha stanziato i famosi 50 milioni nell’articolo 2 della legge n.10/2011 proprio perché faceva confusione tra il sito di bonifica e le aree industriali di proprietà di Solvay sulle quali la società stessa è tenuta a pagare la bonifica come ha recentemente confermato anche una sentenza del TAR Lazio.

I 50 milioni di euro pubblici andrebbero spesi per la bonifica delle aree inquinate fuori dal sito industriale e sono pure pochi e non c’entrano nulla con la reindustrializzazione, a meno di voler modificare o aggirare la normativa italiana sulle bonifiche dei siti industriali e di quelli contaminati.

Con la proposta di Apq si vuole liberare Solvay dall’obbligo di bonificare a sue spese il sito industriale, permettendogli tra l’altro di “fermare” gli impianti e licenziare i lavoratori rimasti (circa 150 tra diretti e indotto) impiegando per questo fine i 50 milioni di euro pubblici, e regalare a Toto un sito “ripulito”, per fare un cementinceritore. In Europa i cementifici sono in profonda crisi e ovunque cercano di trasformarsi in inceneritori, bruciando rifiuti.

Non deve sfuggire a nessuno che la Rail One, azienda del gruppo Toto, ha la licenza per il trasporto ferroviario dei rifiuti e a Bussi la ferrovia entra dentro il sito industriale.

C’è anche questo tra gli interessi di TOTO? E’ possibile che l’amministrazione di Bussi non abbia mai considerato questo aspetto? O intende favorirlo?

Riteniamo indecente qualsiasi tentativo che consenta a Solvay di fuggire via senza aver fatto la bonifica del sito industriale alla quale è obbligata per legge. Chiediamo che Solvay rispetti gli accordi sottoscritti nel 2007 con il Ministero dell’Ambiente (accordo che ha consentito alla Solvay di avere notevoli finanziamenti pubblici per la realizzazione di un impianto di cloro-soda con celle a membrana) in cui erano previsti oltre 30 lavoratori. Gli accordi si rispettano.

A questo punto come Rifondazione comunista chiederemo un incontro con l’avvocatura dello Stato per rappresentare la realtà della Sito di Bussi.''

 


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