Scopri come identificare, prevenire e trattare efficacemente i condilomi genitali, migliorando il benessere fisico e riducendo il rischio di recidive.
Le verruche genitali, o condilomi genitali, sono escrescenze cutanee benigne causate da specifici tipi di papillomavirus umano (HPV), in particolare i ceppi HPV 6 e 11, a basso rischio oncogeno. Queste lesioni compaiono nella zona genitale o anale, sia negli uomini sia nelle donne.
Spesso non provocano dolore, ma possono determinare un disagio fisico e psicologico, incidendo anche sulla vita sessuale e di coppia.
Le manifestazioni cliniche variano per forma — da cupoliforme a filiforme o simile a “cresta di gallo” — e per colore, dal rosa al grigio o carne. Le sedi comuni includono vulva, vagina, cervice, pene, scroto, perianale. Possono rimanere invisibili per lungo tempo, salvo aumentare progressivamente in numero o dimensione.
L’infezione si trasmette principalmente tramite contatto sessuale non protetto (vaginale, anale o orale), contatto pelle‑pelle e uso promiscuo di sex toys non igienizzati; c’è anche possibilità di trasmissione verticale madre-neonato durante il parto. Anche in assenza di lesioni visibili, il virus può essere trasmesso, complicando l’individuazione dell’origine del contagio.
Nella maggior parte dei casi i condilomi sono asintomatici. Quando presenti, possono causare prurito, sensazione di bruciore, fastidio durante il rapporto, presenza visibile di escrescenze o sanguinamento lieve in caso di irritazione. Un aspetto spesso ignorato ma significativo è il disagio psicologico, dovuto a vergogna o timore del giudizio.
Per la diagnosi, è opportuno consultare medico di base, ginecologo o dermatologo. Gli strumenti diagnostici includono:
• Esame clinico diretto;
• Colposcopia per lesioni interne;
• Test HPV, specialmente nelle donne;
• Biopsia nei casi dubbi.
Un riconoscimento tempestivo consente trattamenti mirati e riduce la diffusione.
La rimozione delle lesioni è possibile, ma non elimina il virus dal corpo: le recidive sono infatti frequenti. Le opzioni terapeutiche includono:
• Creme topiche, come la podofillotossina (podofilox) in dosaggio 0,15‑0,5 %, applicata ciclicamente;
• Crioterapia con azoto liquido, efficace ma talvolta dolorosa;
• Laser o elettrocauterizzazione, per la distruzione dei tessuti;
• Escissione chirurgica, in casi complessi.
Gli effetti collaterali più comuni comprendono eritrazioni cutanee, dolore, depigmentazione e cicatrici, con vari livelli di irritazione a seconda del farmaco scelto.
Nei trattamenti topici, oltre alla podofillotossina, si utilizzano anche imiquimod (meno irritante ma può causare infezioni e sintomi simil-influenzali) e sinecatechine, estratte dal tè verde, con clearance più lenta ma minore irritazione. L’acido tricloroacetico (TCA) può essere applicato in ambito medico, incluso in gravidanza, ma può provocare fastidio localizzato.
In alcuni casi, simili trattamenti includono iniezioni di interferone, adatte a combattere il virus a livello sistemico, ma sconsigliate in gravidanza e associate a effetti collaterali importanti.
In assenza di trattamento, circa il 75 % delle lesioni scompare spontaneamente entro due anni, ma il trattamento resta consigliato per ridurre potenziali complicanze e trasmissione.
I condilomi possono manifestarsi in modo distinto tra i sessi:
• Nelle donne: possono comparire su vulva, vagina, cervice, perineo e regione anale, talvolta difficili da rilevare se interni; il rischio oncologico è amplificato da ceppi ad alto rischio.
• Negli uomini: visibili più facilmente su glande, prepuzio, pene, scroto, regione perianale; la diagnosi è generalmente più immediata. Tuttavia, il rischio di trasmissione resta simile in entrambi i sessi. Il pap test e il test HPV, nelle donne, risultano fondamentali per prevenire il carcinoma cervicale.
Per quanto riguarda la prevenzione, le misure raccomandate sono:
• Vaccinazione anti‑HPV, accessibile a soggetti dai 9 ai 45 anni in base alle nuove linee guida europee (in Italia: offerta gratuita a 12 anni per entrambi i sessi, con corsi estesi fino a 26 anni o oltre previo medico);
• Impiego costante del preservativo, che riduce ma non annulla completamente il rischio di trasmissione;
• Screening regolari, con pap test e/o test HPV ogni 3‑5 anni, secondo le raccomandazioni regionali italiane;
• Evitare rapporti sessuali promiscui o non protetti.
Recenti dati in Italia evidenziano che la copertura vaccinale non ha ancora raggiunto il target del 95 % e che tra il 2023 e il 2025 si mira a estendere la vaccinazione anche a coorti aggiuntive per amplificare l’efficacia a livello di salute pubblica e ridurre incidenza di condilomi e tumori correlati. Uno studio condotto in Italia evidenzia che iniziare la vaccinazione prima dei 14 anni riduce significativamente il rischio di anogenital warts, con hazard ratio pari a 0,2 rispetto ai non vaccinati.
Infine, è importante ribadire che l’eliminazione del virus non è possibile, ma la combinazione di diagnosi precoce, trattamenti medici appropriati e vaccinazione capillare, rappresenta la strategia più efficace per ridurre la diffusione e l’impatto delle verruche genitali.