Abruzzo Blocca Proposta Fine Vita, Scintille tra Centrodestra e Centrosinistra in Aula

20 Giugno 2025   13:12  

Dopo l'iniziativa popolare “Liberi Subito”, il Consiglio regionale respinge la legge sul fine vita, innescando dibattito politico acceso e divisioni ideologiche evidenti tra i partiti.

Il Consiglio regionale dell’Abruzzo ha respinto la proposta di legge popolare sul fine vita, presentata tramite la campagna “Liberi Subito” dell’Associazione Luca Coscioni. La maggioranza di centrodestra ha votato contro, sostenendo che la materia rientri nelle competenze del Parlamento nazionale, mentre il centrosinistra ha espresso voto favorevole.

Si tratta della prima legge di iniziativa popolare discussa in Abruzzo: l’iter aveva preso avvio con la raccolta di circa 8.000 firme, deposito nel giugno 2023, ammissibilità confermata dal Collegio di Garanzia Statutaria nel settembre 2023. Nonostante ciò, il percorso è rimasto fermo e non ha fatto ingresso in aula, come auspicato dai promotori.

Il vicepresidente del Consiglio, Antonio Blasioli del Pd, aveva anticipato la ripresa del dibattito in Commissione Sanità il 18 febbraio 2025, riconoscendo la scadenza dell’iter prevista per il 26 giugno 2025, termine oltre il quale la norma non potrà più essere approvata nella attuale legislatura.

Nel frattempo, l’Associazione Luca Coscioni ha denunciato il caso tragico di un paziente abruzzese deceduto mentre era in attesa dell’iter per il suicidio medicalmente assistito: la documentazione non era ancora giunta al Comitato Etico quando è avvenuto il decesso, evento che l’associazione definisce “evitabile” a causa di ritardi istituzionali.

L’iter, ora bloccato, pone l’Abruzzo nel novero delle Regioni in ritardo, a differenza della Toscana, prima regione italiana ad approvare una legge sul fine vita a febbraio 2025. Il dibattito riprende così oltre la metà del cammino legislativo.

Il rigetto della Pdl ha riacceso il confronto sulle competenze regionali e sulla necessità di una normativa nazionale che superi le disparità territoriali. Rimangono forti pressioni politiche da parte del centrosinistra e delle associazioni pro-autodeterminazione, che chiedono un ritorno urgente al confronto in Commissione e in Aula.


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