Abruzzo Saudita. Navelli e Lettomanoppello nelle mappe Eni

L'impegno di Maria Rita D' Orsogna

10 Gennaio 2009   13:30  

VIDEO - Qualche giorno fa il presidente di Natura Verde, Giusto Di Fabio, ha diffuso un comunicato nel quale commentava alcune dichiarazioni rilasciate da Claudio Scajola nel corso del programma in onda su canale 5 “Panorama del giorno”. Nel suo intervento il Ministro dello Sviluppo economico ha reso nota l'intenzione di riprendere, a breve, l' attività di estrazione petrolifera nell'Adriatico, riferendosi alle riserve contenute nel sottosuolo del Paese "calcolate pari a 100 miliardi di euro" che noi italiani ci staremmo facendo sfuggire.


Ad insospettire Di Fabio tuttavia è stata una serie di affermazioni espresse dal Ministro in relazione alla clausola che regola le estrazioni petrolifere nel mare Adriatico : "… Nel provvedimento sullo sviluppo è infatti prevista la cancellazione della clausola introdotta dall'ex responsabile dell'Ambiente, Edo Ronchi ,che oggi non consentiva l’estrazione in Adriatico, ed è stata inserita la possibilità di utilizzare le riserve italiane come quelle dell’Alto Adriatico, della Basilicata o di altre regioni". Pur non essendoci riferimenti espliciti alla nostra Regione, il Presidente di Natura Verde teme che l'incubo del Centro Oli di Ortona , apparentemente archiviato, possa tornare a turbare l'ecosistema abruzzese, già martoriato da cave, scarichi abusivi, inquinamento, forme di edilizia selvaggia e molto altro ancora.

Quanto scritto nel comunicato diffuso dall'Associazione ambientalista chiarisce il pensiero di Di Fabio, il quale è già pronto ad organizzare una "massiccia mobilitazione di abruzzesi" qualora il Premier mostrasse di mancare alle promesse fatte nel periodo elettorale: " io mi fido della parola del presidente del Consiglio, così come credo che Gianni Chiodi, che pure si è espresso pubblicamente contro il Centro Oli, farà onore al suo impegno contro questa realizzazione. Mi chiedo, però, come fa un ministro a dire il contrario di quello che ha detto il suo Presidente. Qui sentiamo puzza di bruciato".



IL RELATIVISMO DI SINDACI E POLITICI. L' IMPEGNO DI MARIA RITA D'ORSOGNA

Ieri con gli amici del Senso Civico a Palombaro (Ch), stamane a Teramo con il Wwf, nel pomeriggio a Pineto contro la "petrolizzazione dell'Abruzzo". Maria Rita D'Orsogna, docente e ricercatrice di fisica all'Università della California non pone limiti al suo impegno in difesa dell'ecosistema abruzzese, e lotta per estendere la consapevolezza ambientalista a quanti abitano e sfruttano il Pianeta con avidità e ignoranza.

Al centro dell'ultimo intervento pubblicato ieri sul suo blog (http://dorsogna.blogspot.com), la dottoressa D'Orsogna sposta i riflettori sulle opinioni rilasciate dagli amministratori abruzzesi sulla questione petrolifera: "... continuo a sentire opinioni 'relativistiche' di sindaci che contemporaneamente sono anche operatori portuali e che invece di studiare gli effetti inquinanti di piattaforme in mare e in terra fanno affari con i petrolieri, di politici titubanti che hanno paura di prendere posizioni forti e di essere coerenti, di bloggers che si nascondono dietro l'anonimato, o di persone che ancora pensano che il problema sia ristretto ad Ortona".

La ricercatrice abruzzese spiega come l'ombra inquietante della trivellazione e dello sfruttamento delle risorse ambientali e paesaggistiche si estenda all'intero Abruzzo, e non soltanto alla dimensione Ortonese ancora sotto l'influsso dell'Eni, e ricorda al presidente Chiodi che "occorre proteggere tutta la Regione, perchè tutta la Regione è sotto attacco", riferendosi in special modo a quelle aree che rischiano lo scempio e la deturpazione, come la piana di Navelli, dove si vocifera si voglia costruire un nuovo centro oli, l'interno della Maiella, meta agognata dai trivellatori, LettoManoppello con le sue rocce al bitume che la Shell ha già individuato e studiato con minuziosa attenzione.


L' ESEMPIO DELLA BASILICATA, IL COMFORT DELL' IGNORANZA

Di fronte alla visione di una Regione trivellata e irrespirabile la scienziata non ha dubbi: "L'ho detto gia' tante volte, l'Abruzzo non ha nulla da guadagnarci nel suo trasformarsi in regione petrolifera. Dopo aver visitato la Basilicata, sono sempre più convinta che questa sia una scelta più che folle, e continuo a pensare che chi voglia la petrolizzazione della nostra regione sia o un ignorante oppure in malafede. [...]Una volta che i petrolieri arrivano, quelli non se ne vanno più. E possiamo stare qui a discutere di tutti i dettagli che vogliamo, ma la verità e' una sola, che dopo il petrolio la qualità di vita delle località interessate peggiora".

Nel suo ultimo commento Maria Rita D'Orsogna parla della Basilicata. Un esempio che secondo la ricercatrice dovremmo osservare con attenzione: ben il 70% della Regione e'ormai coinvolto in attività di estrazione petrolifera. "La provincia di Potenza e' ormai tutta trivellata e non gli hanno risparmiato nemmeno il parco nazionale che ospita 12 pozzi! Ora si passa a Matera, e dulcis in fundo, anche alla zona costiera del Mar Ionio. Nulla e' sacro, nè il parco, nè il mare, nè la gente. Nulla".

Il problema come sempre risiede nella prospettiva: è vero in Abruzzo esistono diversi giacimenti petroliferi, ma gli stessi si trovano in aree di grande valore ambientale e culturale, che costituiscono già una sicura e dignitosa fonte di ricchezza per le realtà economiche locali. Dunque non si comprende come per qualche spicciolo in più si debba rinunciare ad aria pulita, acqua potabile, natura rigogliosa e salubre, acque balneabili e cieli aperti. Gli abruzzesi attendono, immersi nel confortevole limbo che divide la fiducia riposta nella pubblica promessa, dallo spettro della menzogna.

 



Giovanna Di Carlo

 

 


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