Aereo scomparso in Venezuela: ancora nessuna notizia. I genitori dei

18 Agosto 2006   15:15  
A circa un mese dalla scomparsa (il 24 luglio scorso - ndr) nella regione del Parque Nacional "Archipiélago de Los Roques", nel nord del Venezuela, del Cessna con a bordo cinque giovani passeggeri e il pilota ancora nessuna notizia dal fronte delle ricerche. Per contro, amarezza delle famiglie per “l’insensibilità dell’Italia” e “il silenzio dei parlamentari eletti all’estero”. “Continueremo senza sosta e senza limiti a cercare i nostri ragazzi” , è quanto ribadiscono all’unisono, in un’intervista pubblicata oggi dal giornale on-line “Rinascita” di Bienne (CH), Bruno Venturi, padre di Gabriele (29 anni), commerciante, emigrato nel 1964 da Carcinaia (Pisa) e Michele Rotunno, industriale, che ha lasciato nel 1960 Padula (Salerno), papà di Franco (23) e Vincenzo (29), compagni di viaggio degli amici di sempre, Marisela Castillo (29), Olga Rivero (30), di origine spagnola, tutti residenti a Galabozo (Guarico) e il pilota Rogelio Antonio Gonzàlez. I due genitori sono stati contattati telefonicamente a Valencia, dove si trovano sin dalle prime ore della disgrazia per seguire,prima, e coordinare, dopo, le operazioni di soccorso. Queste le risposte di papà Venturi, portavoce delle famiglie, al direttore di “Rinascita”, Pasquale Sacino. d.- Signor Venturi com’è la situazione a circa un mese dalla disgrazia? r.- “Le ricerche continuano, ma fino ad oggi non siamo riusciti ad individuare il luogo dove è precipitato l’aereo. I maggiori sforzi sono ora concentrati in operazioni via terra. Il Governo venezuelano ci ha aiutato mettendo a disposizione due unità dell’esercito, ciascuna composta da 25 uomini, ma i velivoli impiegati comunque non sono molto indicati per operazioni di ricerca in una regione montagnosa con una vegetazione folta ed impervia. Ma dopo tre giorni abbiamo dovuto ricorrere, a nostre spese, all’aiuto di personale ed elicotteri privati. Fino ad oggi sono impiegate circa duecento persone a cui noi, oltre al vitto e all´alloggio, assicuriamo un salario settimanale. Uomini e macchine impiegati a noi costano circa diecimila dollari il giorno”. d.- Avete un’idea precisa dove è precipitato il Cessna? r.- “L’area identificata come la più probabile per il ritrovamento è vasta circa 100 mila ettari. Ma non è questo il problema più grande. Noi non comprendiamo come a 50 chilometri di distanza dall’aeroporto internazionale di Maiquetía, il più importante del Paese, a 50 chilometri da Valencia, secondo scalo internazionale, a 30 chilometri dalla base militare più importante del Venezuela, in questi ultimi due anni sono scomparsi, guarda caso, tre aerei, in cui uno viaggiavano quattro passeggeri tutti italiani. Inoltre, è inconcepibile che l’aeroporto più importante di questo paese sia sprovvisto di radar”. d.- Quali sono le maggiori difficoltà, oltre a quelle elencate, che riscontrate quotidianamente durante le ricerche? r.- “La comunicazione. Abbiamo dovuto installare antenne e ripetitori, adatte a superare montagne alte due o tremila metri, acquistare apparecchi radio-telefono per consentire alle squadre di soccorso e il centro di coordinamento, di cui mi occupo personalmente, informazioni utili per la ricerca”. d.- Quali mezzi secondo lei sarebbero più idonei per le operazioni. r.- “Tenuto conto della conformità del territorio interessato, il mezzo ideale, per la sua specificità, sarebbe l’elicottero a turbina. Qui si trovano, ma costano circa mille dollari l’ora. Le macchine, diciamo ‘normali’, noleggiate a nostre spese, che utilizziamo ora, hanno un raggio d’azione e di capacità molto limitati. I velivoli inviati dalle autorità governative, grazie soprattutto agli interventi di nostri amici e conoscenti politici locali, operano un’ora o due e in maniera irregolare. Per questo tipo di ricerca sono necessari programmazione, maggior tempo di impiego e regolarità”. d.- Avete avuto contatti con le autorità italiane? Avete proposto delle richieste specifiche? r.- “Dalle nostre autorità abbiamo ricevuto molte testimonianze di affetto, come accade per simili circostanze. Il console generale d’Italia a Caracas, Stefano Pontesilli, è stato qui a Valencia (campo base del coordinamento) con noi un giorno e in poche parole ci ha detto che per questo tipo di assistenza soldi non ne hanno. Noi familiari comunque abbiamo deciso che anche quando verrà meno il poco aiuto fornito dal Governo del Venezuela, continueremo da soli con i nostri mezzi. Come abbiamo fatto fino ad oggi”. “Sottoscrivo tutto”, ha dichiarato a sua volta Michele Rotunno. “Aggiungo, inoltre,”, ha proseguito il papà di Franco e Vincenzo, “che il nostro Governo a Roma e quello di Madrid, visto che due ragazzi sono di origine spagnola, dovrebbero intervenire direttamente contattando le massime autorità di Caracas e di concerto mettere in atto mezzi e uomini adeguati per le ricerche. I fax o le telefonate del Ministero degli esteri italiano come le visite di circostanza da parte e dei nostri diplomatici in Venezuela non servono a niente. Sono i governi che devono intervenire. Non è accettabile tanta insensibilità da parte italiana. Se al posto di cinque giovani italiani figli di emigrati nell’aereo disperso c’erano giovani residenti in Italia, sicuramente Governo e stampa avrebbero assunto comportamenti molto diversi. Anche il silenzio dei nostri parlamentari eletti all’estero, che dovrebbero rappresentarci nelle alte istanze, ci amareggia”. Michele Rotunno conclude,poi, parlando delle possibili cause della scomparsa dell’aereo e i suoi passeggeri : “A quasi un mese dalla scomparsa non abbiamo ricevuto nessuna informazione sulle eventuali cause. La polizia forse sa, ma non parla. Non scartiamo l’ipotesi del guasto tecnico, come non escludiamo il rapimento per motivi di estorsione, e Dio solo sa che cosa d´altro.”. (Aise)

Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore