Agguato a Carlo Pavone, l'ingegnere si aggrava e viene riportato a Pescara

Nuovo appello della sorella: "Vogliamo sia fatta giustizia"

06 Agosto 2014   09:51  

Novità, purtroppo tutt'altro che positive, riguardo le condizioni di Carlo Pavone, il 42enne ingegnere informatico di origine venezuelana raggiunto alla testa da un colpo di arma da fuoco lo scorso 30 ottobre, appena fuori dalla sua abitazione in via De Gasperi a Montesilvano.

Le condizioni di Pavone, in coma da ormai 10 mesi, risultano infatti essersi ulteriormente aggravate, tanto da aver convinto i medici a ritrasferirlo nuovamente presso il reparto di Rianimazione dell'ospedale di Pescara dall'istituto di riabilitazione Santo Stefano di Potenza Picena, in provincia di Macerata. Presso l'ospedale del capoluogo adriatico sarà tenuto sotto controllo, e qualora le sue condizioni dovessero risultare stazionarie potrebe essere ancora una volta ritrasferito nella struttura marchigiana.

Accanto a lui, in tale calvario non è mai venuto a mancare l'affetto della famiglia, in particolare della sorella Adele, costantemente al suo fianco sin dall'inizio della triste vicenda. Proprio lei, a nome dell'intera famiglia Pavone, ha voluto lanciare un nuovo appello agli inquirenti affinché facciano piena luce sul tentato omicidio del fratello, di cui è accusato Vincenzo Gagliardi: i risultati degli esami del Ris sui due fucili e sul materiale informatico sequestrati tardano infatti ad arrivare, gettando in uno sconforto ulteriore i parenti dell'ingegnere.

"Gli inquirenti hanno lavorato tantissimo" - ha detto Adele - "ma io voglio sapere chi ha sparato a mio fratello, e non avrò pace fino a quando non sarà stata fatta giustizia".


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