Alessia Giangiuliani: la valigia dell'attrice

Incontro con l'attrice aquilana

29 Giugno 2009   13:46  

La prima cosa che ho notato quando si è aperto il sipario, ed è entrata in scena sono stati i  suoi occhi: "L'attore deve avere un buon rapporto con il suo corpo, non deve aver paura di mostrarsi ad un pubblico, grande o piccolo che sia". Pensieri e parole di Alessia Giangiuliani, attrice teatrale che è una rarità in questo mondo. Non sceglie un progetto, infatti, per il successo che potrà avere, ma per la qualità. Per carità, Chie Chan e io, messa in scena del romanzo di Banana Yoshimoto, ha avuto un grande successo al Piccolo Eliseo, ma non è questo il punto. La cosa che più stupisce è l'originalità della resa, capace di trasformare un monologo in un 'concerto a più voci'. Così, un testo che sarebbe potuto risultare fiacco e noioso, diventa energico e frizzante come i mille pensieri da cui è composto.
I suoi occhi, dicevo, di un blu intenso trasmettono tutta la forza d'animo che ha messo e che continua mettere fuori e dentro il palco. "Fa rabbia vedere tante persone, che non hanno fatto alcuna scuola di recitazione, arrivare a fare produzioni importanti, ma non mi interessa più di tanto", mi assicura non appena la provoco un pochino. "Credo che per ogni cosa ci voglia il suo tempo e, sinceramente, non so nemmeno se sarei pronta a fare del cinema. Non è un terreno totalmente sconosciuto (ha lavorato per la realizzazione di un cortometraggio), ma esige una preparazione completamente diversa da quella richiesta per il teatro, e non mi va di buttarmi alla cieca. Poi nella vita non si può mai dire." Gli inizi non sono stati facili per questa ragazza, costretta anche a fare lavori meno gratificanti per pagarsi gli studi, ma ora ha davvero l'aria di chi ha raggiunto un obiettivo e se lo sta godendo, pur non sentendosi affatto appagata.
Da aquilana doc, non può fare a meno di chiedermi come vanno le cose nella sua città natale dopo il 6 aprile. Costretta dal lavoro lontano dal luogo che l'ha vista nascere e crescere, mi confessa che tutto il suo cuore è rimasto lì, dove ora si deve pensare a ripartire. "La cultura può e deve avere un ruolo importante nella ricostruzione, purchè di questo campo si occupi chi davveri lo vive e lo ama da sempre, e non i politici", afferma convinta Alessia mentre sorseggiamo amichevolmente un succo di frutta al mirtillo. "Il Teatro Stabile Abruzzese, dove ho mosso i mie primi passi d'attrice, ha ora una grande possibilità di crescita perchè a dirigerlo c'è uno come Alessandro Gassman, grandissimo professionista e autentico uomo di cultura, che ho conosciuto e che stimo da tempo". Le confermo che per far rinascere il capoluogo abruzzese occorre lo sforzo di tutti, anche quello dell'arte. " Se mi dovessero chiamare per organizzare un evento a favore dei terremotati, sarei disposta a fare di tutto, anche a lavorare dietro le quinte". La guardo negli occhi, ancora una volta. Ha uno sguardo affranto per ciò che è successo, ma carico della stessa determinazione che la caratterizza sul lavoro.
Del resto, per lei, non è mai stata una questione di soldi, ma di qualità del prodotto. Aiutare L'Aquila a rialzarsi sarebbe per Alessia il più grande successo raggiungibile a livello umano e professionale. Talmente grande, che non avrebbe bisogno di applausi per essere sottolineato.
Arrivederci alla prossima, Alessia, è stato un vero piacere!

 


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