Allo zio Paolo Abbruzese, barbaramente ucciso nella sua abitazione a Chieti

02 Aprile 2011   15:09  

Scorrendo qualche vecchia foto ripercorro la vita straordinaria di mio zio Paolo Abbruzzese. Un medico ed un uomo di altri tempi: sono cresciuto fra i racconti del suo lavoro con i soldati che tornavano dal fronte durante la Seconda Guerra Mondiale. Bisognava curare e cercare di salvare vite con quel poco che c'era. Si combatteva con il tifo, la tisi, le terribili amputazioni, le malattie della denutrizione dei prigionieri. Aveva conosciuto mia zia, la compagna di una vita, che lavorava come volontaria per la Croce Rossa proprio durante quel calvario.

Mio zio Paolo è stato un apprezzato pneumologo negli ospedali di molte località italiane per poi arrivare a Chieti negli anni del boom economico. Mi ha sempre parlato del rapporto umano con i pazienti, dell'importanza delle loro reazioni psicologiche, ha cercato di educarmi ai valori del rispetto e della famiglia.

La musica classica era la sua grande passione insieme ai libri ed alla pittura, condivisi con una famiglia splendida: per ognuno, superati con energia i 90 anni, restava un punto di riferimento, il depositario della memoria e della saggezza più duratura che un giovane possa concepire.

La lunga malattia della zia Tecla che aveva lottato e vinto con il cancro non aveva turbato il suo amore per la vita, la ricerca caparbia e generosa di un trattamento a misura d'uomo anche per il male più estremo.

Essere disponibile per gli altri era la sua filosofia di vita, cercare nel dialogo e nella pacatezza la soluzione di ogni problema. La notizia del suo assassinio mi ha riportato alla mente le atrocità della guerra, la cieca follìa della violenza e dell'incomprensione.

Un gesto amorevole per salvare l'ultima vita, imposto dal suo giuramento di Ippocrate, e la fiducia nei sogni dei giovani lo riportano ai miei occhi in vita ancora per un attimo: lo rivedo con il suo sorriso e la capacità di stringere la mano anche al più sconsiderato degli uomini.

Ti abbraccio zio Paolo e ti confido che se mai la mia esistenza potrà essere lunga come la tua sarà molto difficile eguagliare le tue qualità culturali, umane e morali.

Il tuo affezionato nipote Americo Carissimo


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