"Amour": la forza del sentimento contro l'ineluttabilità del destino

Recensione film

18 Novembre 2012   13:51  

Regia: Michael Haneke

Cast: Isabelle Huppert, Jean-Louis Trintignant, Emmanuelle Riva , Rita Blanco, Laurent Capelluto

Genere: Drammatico

Durata: 105 minuti

Voto: OOO

Georges ( Jean-Louis Trintignant) e Anne (Emmanuelle Riva) sono due ottantenni professori di musica, ormai in pensione. Sposati da tanti anni, i due conducono una vita semplice, fatta di letture e concerti di musica classica. Un giorno Anne ha un ictus e da lì la loro vita cambia. Il marito le resta accanto, aiutandola e assistendola in un percorso tutt'altro che semplice.

     

Palma d'oro al Festival di Cannes per la seconda volta a distanza di soli tre anni da “Il nastro bianco”, Michael Haneke con “Amour” dà una nuova prova di coraggio, decidendo di affrontare i temi forti della malattia senile e dell'autodeterminazione dell'individuo.

Cosa vuol dire realmente amare? Haneke non ha dubbi, significa rispettare ciò che la persona amata desidera, anche quando ciò non corrisponde alla nostra volontà. Un doppio dramma, quello che si vede in questo film, che investe chi è vittima della malattia e chi è costretto ad essere osservatore inerme degli eventi: un percorso senza via d'uscita, come il labirinto di porte di cui si compone l'appartamento parigino dei protagonisti.

 

L'arte diviene allora strumento di distrazione ed evasione, unico mezzo in grado di sublimare, seppur in minima parte, la sofferenza (fisica o personale) che si prova. Musica, letteratura e pittura, però, non possono che confermare l'ineluttabilità del destino che accomuna ogni essere umano (la splendida sequenza simbolica, in cui ci vengono mostrati i quadri di cui si compone la casa dei protagonisti, ne è una prova evidente).

Ecco allora che l'amore (estremo) di chi ci sta accanto viene in nostro soccorso, liberandoci da tale sofferenza (come il piccione catturato da George nell'appartamento e in seguito lasciato volare via).

Un'interpretazione magistrale quella dei due protagonisti, capace di descrivere in maniera fisica e reale il processo degenerativo della malattia di Anne: una grande Emmanuelle Riva che mette a nudo, metaforicamente e letteralmente, la sofferenza del corpo e dell'anima del suo personaggio.

Forte e universale per i temi trattati, “Amour” non può che impressionare lo spettatore, mettendolo a confronto con il suo vissuto e spingendolo a riflettere e a prendere coscienza di ciò che potrebbe un giorno avvenire.

di Maria Rita Graziani


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