E’ di sabato 21 Marzo la notizia di un altro incidente sul lavoro nella nostra Regione. Un operaio di 39 anni è rimasto ferito a Scurcola Marsicana, travolto da un palo di cemento di due quintali.
Oltre allo spavento e a 40 giorni di prognosi, il lavoratore ha subito anche una denuncia dopo una rapida indagine della polizia. Sembra infatti che l’operaio lavorasse in nero e, per non avere problemi, avesse mentito alle forze dell’ordine dicendo che si era recato nel cantiere solo per cercare lavoro. Evidentemente per proteggere se stesso ed il suo capo.
Le incongruenze del suo racconto hanno però portato la polizia a capire la realtà ed a denunciare non solo l’operaio ma anche il datore di lavoro ed il manovratore del camion che ha provocato l’evento.
In Abruzzo si calcola che gli incidenti sul lavoro siano di 11 al minuto.
Ma dal nord al sud Italia in questi ultimi due giorni abbiamo appreso notizie terribili: tre incidenti sul lavoro, tre vittime. Un ottantenne, Elio Cortesi, è morto a Bagnacavallo, in provincia di Ravenna schiacciato da un muletto in un cantiere edile. Un marinaio abruzzese di 55 anni ha perso la vita in un incidente al porto di Ancona. Remo Tagliapietre, 37 anni, in provincia di Vicenza, è stato colpito da una balla di fieno di 4 quintali, mentre caricava il rimorchio.
Le morti e gli infortuni sul lavoro sono una piaga che accomuna la nostra Regione all’Italia ed all’Europa tutta; si pensi che la statistica è di un decesso ogni tre minuti e mezzo per un totale di oltre 150 mila morti all’anno. Le cifre sono quelle ufficiali diffuse dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro.
I dati non lasciano dubbi: nell’Unione Europea il lavoro continua a fare vittime. Ogni anno muoiono accidentalmente in media 8.900 lavoratori sul proprio posto di lavoro, mentre altri 142 mila muoiono per professioni altamente pericolose (collegate all’edilizia e alle infrastrutture, al centro dell’attenzione dopo lo scandalo dell’amianto in Francia ). A quasi vent’anni di distanza dalla direttiva quadro del 1989 , il fenomeno delle “morti bianche” e dei decessi legati al lavoro rimane un’emergenza assoluta per le istituzioni europee. E questo nonostante alcuni progressi registrati negli ultimi anni. I dati statistici dell’ Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro rivelano che tra il 1995 e il 2004 gli infortuni mortali in 15 paesi europei sono calati del 29,41 per cento (da 6.229 morti siamo passati a 4.397). “In Italia” si legge nel rapporto dell’Anmil, la diminuzione è stata “solo del 25,49 per cento, un dato meno esaltante rispetto a quello di paesi come la Germania (meno 48,3 per cento) o la Spagna (meno 33,64 per cento)”.
Il problema è che questi dati ci possono dare solo un’idea di massima del problema perché da essi resta fuori l’assai esteso e reale mondo del “sommerso” che oggi è quello che miete più vittime.
Nell’ordinamento italiano, la disciplina riguardante la sicurezza sul lavoro è regolamentata dal Decreto legislativo 9 aprile 2008 , n. 81 “Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro” e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 30 Aprile 2008 n. 101.
In questo decreto, comprendente 306 articoli, sono sviscerate le problematiche legate al mondo del lavoro. Il titolo I, nel capo terzo, tratta “delle gestione della prevenzione nei luoghi di lavoro”, il capo IV disciplina “le sanzioni penali”, il Titolo II “luoghi di lavoro” il Titolo III “l’uso delle attrezzature di lavoro e dei dispositivi di protezione individuale”, il Titolo IV, “I cantieri temporanei e mobili”, il Titolo V “segnaletica di salute e sicurezza sul lavoro”, il Titolo VI “Movimentazione manuale di carichi”, il Titolo VII “attrezzature munite di videoterminali", il Titolo VIII “agenti fisici”, il Titolo IX “sostanze pericolose”, il Titolo X “esposizione ai rischi biologici", il Titolo XI “protezione da atmosfere esplosive", il Titolo XII “disposizioni in materia penale e di procedura penale” e d infine il Titolo XIII “norme transitorie e finali”. All’interno di questi titoli ci sono poi numerosi capi che vanno a regolamentare nel modo più preciso possibile le varie situazioni.
Tutto questo elenco per far comprendere che siamo in un settore in cui il legislatore ha operato con grande puntualità e serietà, cercando di disciplinare la maggior parte delle fattispecie concrete.
Probabilmente il problema non risiede tanto nell’inadeguatezza della normativa, quanto nella carenza di vigilanza e di controllo. E’ inutile prevedere una disciplina rigida e sanzioni ferree se poi non c’è una struttura che vigili costantemente e capillarmente sulle singole aziende e che svolga il suo lavoro a scopo preventivo.
Il controllo e l’applicazione della legge devono avvenire prima delle tragedie, ed in questa ottica le sanzioni dovrebbero essere applicate come extrema ratio laddove non si sia potuto intervenire per tempo. Ciò che voglio dire è che non sempre la soluzione è da ricercare in nuovi corpi normativi, a volte basterebbe far rispettare le leggi già vigenti.
Anche per queste ragioni, in Italia è stata istituita il 24 giugno 2008 una nuova Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro.
La Commissione ha il compito di accertare, fra l’altro:
- la dimensione del fenomeno, con particolare riguardo al numero delle cosiddette «morti bianche», alle malattie, alle invalidità e all'assistenza alle famiglie delle vittime, individuando le aree in cui il fenomeno è maggiormente diffuso;
- l'entità della presenza dei minori, con particolare riguardo ai minori provenienti dall'estero;
- le cause degli infortuni sul lavoro;
- il livello di applicazione delle leggi antinfortunistiche e l'efficacia della legislazione vigente sulla prevenzione degli infortuni;
- l'idoneità dei controlli da parte degli uffici addetti alla applicazione delle norme antinfortunistiche;
- l'incidenza sul fenomeno della presenza di imprese che siano controllate (direttamente o indirettamente) dalla criminalità organizzata;
- l’opportunità di proporre nuovi strumenti legislativi e amministrativi per prevenire gli infortuni sul lavoro.
Indubbiamente dei compiti importanti e decisamente impegnativi. Vedremo se queste ulteriori ricerche e statistiche aiuteranno a combattere le morti sul lavoro.
Comunque sono di questi giorni le indiscrezioni riguardo una riforma, da parte del Governo Berlusconi, del testo unico sulla sicurezza sul lavoro. Indiscrezioni che hanno provocato l’indignazione dei rappresentanti dei lavoratori e soprattutto lo sdegno di quanti hanno perso i cari in incidenti legati al mondo del lavoro (soprattutto parenti dei lavoratori della Thyssen).
Tutto perché sembra che questo testo, il cui contenuto è stato anticipato venerdì 20 Marzo dall’ agenzia Apcom, (non dimentichiamo che si tratta solo di una bozza), vorrebbe ridimensionare le multe per i datori di lavoro, eliminare l’ipotesi del solo arresto a favore di un sistema che privilegi l’applicazione di sanzioni, rimodulare gli obblighi per il datore di lavoro, introdurre misure di semplificazione relativi alle comunicazione dell’INAIL, variare le modalità della formazione e utilizzo del libretto formativo del cittadino.
L’agenzia Apcom ci segnala altre due novità specifiche della bozza: il nuovo testo prevedrebbe “la riscrittura dell’articolo che regola la sospensione dell’attività imprenditoriale in modo da eliminare qualsiasi discrezionalità nell’adozione del provvedimento sanzionatorio e di rendere attuale dopo la abolizione dei libri matricola e paga, il parametro relativo al lavoro irregolare”, in secondo luogo verrebbe eliminato il riferimento alla “reiterazione” sostituito dal concetto di “plurima violazione, articolata in una pluralità contestuale di almeno 3 gravi violazioni, o in alternativa, della ripetizione in un biennio di un’identica grave violazione”. “La sanzione che colpisce l’imprenditore che non osservi il provvedimento di sospensione viene trasformato in una sanzione che prevede non più l’arresto, ma l’alternatività dell’arresto e dell’ammenda”.
Non si deve però dimenticare che sono informazioni non ufficiali rispetto ad un lavoro da parte del Governo ancora in fieri.
E’ comunque giusto e costruttivo che la voce dei lavoratori e delle loro rappresentanze si faccia sentire soprattutto in questo momento per portare all’attenzione del legislatore le esigenze, le perplessità e soprattutto i consigli per meglio regolamentare questa materia di vitale importanza.
Il 28 aprile in tutto il Mondo si celebrerà la giornata internazionale per la sicurezza sul lavoro e contro le morti bianche. Questa giornata assume un significato particolare in Italia non solo per la rilevanza del fenomeno ma anche per le tante iniziative che si stanno approntando in questi giorni promosse dalle organizzazioni sindacali e dall’AMNIL associazione nazionale mutilati e invalidi sul lavoro. Spero che anche la nostra Regione, con le sue città e soprattutto con il suo capoluogo, vorrà partecipare attivamente a questa importantissima giornata con programmi ed eventi in coordinazione con le altre regioni e con i paesi del mondo.
Francesca Aloisi.
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