Angelini, storia di un insolvente con il pallino dell'arte

28 Aprile 2010   11:34  

Ventisei i milioni di euro vantati da Vincenzo Angelini nei confronti delle Asl.

Crediti non riconosciuti, o almeno non versati, che diventano l'alibi per il magnate della sanità privata per far restare gli oltre mille dipendenti senza stipendio.

Dall'altro lato della “barricata” c'è però una famiglia che continua a vivere di lussi. Lo hanno confermato i sequestri di ieri nelle residenze degli Angelini dalle quali sono spuntate persino tele di Tiziano, Guttuso e De Chirico che, da sole, basterebbero a saldare un bel po' di debiti nei confronti degli onesti lavoratori.

Ma i magazzini passati al setaccio nei mesi scorsi si sono dimostrati veri e propri scrigni di ricchezze, fortini di un imprenditore senza scrupoli con il pallino dell'arte.

Angelini ci ha abituato agli eccessi.

Entrare in uno dei locali perquisiti dalle forze dell'ordine dava l'impressione di trovarsi nella bottega di un rigattiere di lusso.

Almeno dieci milioni di euro di oggetti di lusso, dipinti, tappeti e quadri di valore introvabili. E poi mobili, porcellane e monili d'oro.

Beni che secondo gli inquirenti erano pronti per essere portati via. Da qui nasce l'accusa di bancarotta fraudolenta per distrazione.

C’è poi il caso Novafin, la finanziaria del gruppo sanitario privato da cui sarebbero spariti 120 milioni di euro.

 


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