Apre Ikea, chiudono gli altri?

Poca occupazione e problemi reali

27 Agosto 2012   11:29  

Ormai è fatta, il colosso del mobile svedese apre in Abruzzo a Pescara come dicono loro più volte, anche se lo store è nettamente in territorio chietino.

I numeri di questo "sbarco" sono importanti, 60 milioni di euro per realizzare il negozio, 206 dipendenti più 80 esterni (addetti alle pulizie, sorveglianza ed altro) e la certezza di avere 1 milione e 800mila clienti in un anno.

Il negozio è uguale agli altri, 32mila metri quadrati su due piani più altrettanti piani di parcheggi, più della metà è allestito alla vendita, il resto magazzino.

Insomma se gli svedesi volevano impressionarci ci sono riusciti, ma di contro noi, gli abruzzesi cosa ci guadagnamo a consegnare il mercato del mobile in mano loro?

Per mesi, forse anni, la politica ha cercato nel bene e nel male di indirizzare almeno un po' di occupazione locale, ma ci sono riusciti?

A parte lo scandalo delle raccomandazioni, confermato dalla stessa società, loro hanno fatto come hanno voluto, senza intralci burocratici o di lottizzazione, tanto da meritare un pubblico plauso.

Non è tutto oro quello che luccica, perchè se analiziamo i numeri, gli svedesi vengono qui per prendere e lasciano ben poco.

Per prima l'occupazione, allora secondo i loro dati ci sono 206 dipendenti di cui il 74% abruzzesi, di questi il 74% è part-time ed i contratti "abruzzesi" sono tutti a tempo determinato e variano da un minimo di 3 mesi ad un massimo di 12 mesi.

Il colosso del mobile si giustifica dicendo che ha bisogno di provare i dipendenti, di formarli, che ha bisogno di part-time per gestire il grosso flusso serale e del week-end.

Quello che resta all'Abruzzo sono, però, 150 precari in più, oltretutto part-time.

Noi, invece, agli svedesi daremo, secondo i loro conti quasi 2 milioni di clienti in più, certo alcuni presi dagli store di Roma e Ancona, ma è ovvio che non si apre un negozio da 60 milioni per "servire meglio" i clienti che già si hanno.

Sul fronte occupazione è quindi risibile il beneficio del mobile scandinavo, va meglio su quello imprenditoriale?

A domanda precisa se loro fossero un medio/piccolo negozio di mobili abbruzzesi cosa avrebbero fatto, la risposta è stata netta e senza scampo.

Bisogna cambiare i propri obiettivi, cercare la nicchia che gli svedesi non coprono, mobili su misura, barocco, arte povera... insomma non pensate di fargli concorrenza sarebbe un suicidio.

Quella che poteva essere la sopravvivenza per molti mobilifici abruzzesi è, adesso, mercato fertile anche per il colosso.

Pescaresi e Chietini potranno avere anche la consegna e il montaggio, un altro servizio offerto e su molti articoli c'è anche la vendita online.

Infine la localizzazione che per gli svedesi è un cartellone con scritto "Vino e Arrosticini" all'interno dello store ed una piccolissima area in stile trattoria, il resto è uguale a gli store di Roma e d'Italia.

In conferenza stampa più volte gli uomini in giallo e blu hanno cercato di sminuire l'impatto di un loro store sull'humus industriale già presente, quasi a giustificare la loro presenza e non creare panico.

L'alce svedese manda in letargo l'orso abruzzese con buona pace di politici, imprenditori e amministratori.

 

Luca Di Giacomantonio

 

 

ps. Volutamente non si è analizzata la situazione traffico, concordiamo con Ikea quando dice che la situazione dopo i primi giorni di difficoltà si andrà normalizzando risultando critica nei giorni di grande affluenza come i week-end e quelli natalizi.

 

Nell'intervista Valerio Di Bussolo, Responsabile Relazioni Esterne IKEA Italia


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