Aquilani in aiuto di Haiti. L'Unicef oggi a Rocca di Mezzo

03 Gennaio 2011   12:44  

Oggi alle 18,30 all’oratorio di Rocca di Mezzo, in piazza Principe di Piemonte, si terrà la manifestazione intitolata “Girotondo intorno al mondo” dedicata ai bambini di Haiti. Verranno consegnati i fondi raccolti dalla vendita di cento pigotte in favore dell’Unicef rappresentato da Carla Irti, presidente del comitato provinciale dell’Aquila. La manifestazione sigilla il percorso che è stato intrapreso da un insieme di donne e dai loro bambini che hanno ritenuto opportuno avviare la catena di solidarietà in favore di Haiti. Fino al 6 gennaio, nel ridotto della palestra di Rocca di Mezzo, sarà in esposizione un presepe che ha come protagoniste proprio le pigotte, le simpatiche bamboline di pezza dell’Unicef. Chi volesse acquistarle e contribuire dunque alla gara di solidarietà indetta dall’Unicef potrà rivolgersi alla pro loco di Rocca di Mezzo.

Haiti, la terra dimenticata. Dopo il sisma che ha colpito l'isola infernale, come la descrivono coloro che l'hanno visitata prima e dopo il sisma, grande partecipazione degli stati esteri, ma il paese caraibico resta un inferno di dolore e morte.

Il 15 dicembre 2010, a meno di un mese dal primo anniversario del terremoto, Misna, (Missionari International News Agency) riporta "'non sono state ancora prese decisioni importanti per migliaia di disastrati'. Non ha usato mezzi termini il rappresentante speciale della Caricom (Comunità dei Caraibi) per Haiti Percival James Paterson intervenendo alla quarta riunione della Commissione ad interim per la ricostruzione tenuta in un hotel di Santo Domingo. A 11 mesi dal devastante sisma che provocò almeno 300.000 morti, ha detto l’ex-primo ministro della Giamaica,'migliaia di persone vivono ancora sotto teli di plastica che non sono case e le strade di Port-au-Prince sono piene di macerie'. Paterson ha chiesto 'maggiore trasparenza' sul programma di ricostruzione, di cui, ha aggiunto, 'dobbiamo ancora conoscere molti dettagli'. Secondo la Commissione, devono ancora essere rimossi 10 milioni di metri cubi di detriti. Anche l’ex-presidente americano Bill Clinton, co-presidente della Commissione insieme all’ex-premier haitiano Jean-Max Bellerive, ha ammesso che gli sforzi finora profusi non sono sufficienti, pur chiarendo che alla Commissione non spetta assegnare i contratti per la ricostruzione ma riunire le donazioni internazionali per assegnarle ai diversi settori. I rappresentanti del governo haitiano hanno criticato la 'mancanza di informazioni essenziali nel processo di ricostruzione': per Suze Percy Filippini, ambasciatrice haitiana presso l’Organizzazione degli Stati americani (Osa), 'ci sono progetti interessanti che nel loro insieme non aiutano però alla ricostruzione e allo sviluppo a lungo termine'.

Ad Haiti, dopo il sisma, la fame, la povertà, il mostro ora è il colera, che miete altre innocenti vittime.

Stefano Zannini, il capo missione di Médicins sans frontières “Ad Haiti rischiamo il collasso. Le organizzazioni coinvolte nelle risposta all’emergenza colera non possono farcele da sole. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti. La situazione sta degenerando. Le previsioni a breve e lungo termine indicano che la situazione peggiorerà ancora prima di migliorare”.

 

Questi i numeri dell'epidemia agli inizi di dicembre, secondo l' Unicef: 80mila contagi e 1.815 vittime e ogni giorno nell'isola si registrano un migliaio di nuovi ricoveri e da 20 a 40 casi letali.
Tasso di mortalità al 4%, il quadruplo rispetto al livello medio di un'epidemia di colera posta sotto controllo. Nel dipartimento di Artibonite letalità  del 7,5%

A complicare la situazione si sono aggiunti i disordini seguiti alle elezioni presidenziali del 28 novembre scorso, contestate da 12 dei 18 candidati in lizza, e l'ondata di violente dimostrazioni contro le Nazioni Unite nel Nord del paese, alimentate dalla psicosi che i Caschi blu della missione di peacekeeping (MINUSTAH) diffondano deliberatamente il contagio.

I disordini mettono a repentaglio la sicurezza degli operatori di tutte le organizzazioni umanitarie e rallentano gravemente la distribuzione degli aiuti.

Non sono da dimenticare inoltre le conseguenze dell'uragano Tomas, che a inizio novembre ha colpito il nord dell'isola provocando decine di morti e migliaia di nuovi sfollati.

"Stiamo mobilitando tutte le risorse e lo staff disponibili, rincorrendo l'evolversi dell'emergenza con le scorte costantemente ripristinate e sforzandoci di raggiungere il maggior numero possibile di bambini e madri" dichiara la Rappresentante dell'UNICEF nel paese, Françoise Gruloos-Ackermans, che ha ordinato il dispiegamento sul terreno di altri 65 operatori.

Dall'inizio della crisi l'UNICEF ha distribuito 14 milioni di compresse (Aquatabs) per la potabilizzazione dell'acqua, quasi 8 tonnellate di cloro per la disinfezione delle scorte idriche della capitale e di altre città, centinaia di migliaia di saponette, 2 milioni di bustine di sali reidratanti e forniture per l'igiene (inclusi bagni chimici) per gli ospedali e gli ambulatori di Port-au-Prince.

Ogni giorno, ad Haiti, l'UNICEF distribuisce alla popolazione (composta per metà da bambini e ragazzi) 7 milioni di litri di acqua potabile.

L'UNICEF sostiene la rete di 40 Centri per la terapia del colera diffusi in tutto il paese, vera e propria "trincea" contro l'avanzare dell'epidemia: sono 736 le tende fornite dall'organizzazione per ospitare i soggetti riconosciuti infetti, che devono essere immediatamente isolati dal resto dei pazienti.  

Continuano anche le campagne di prevenzione sanitaria condotte con ogni mezzo (dalla radio ai poster ai megafoni).

L'UNICEF ha lanciato un appello alla solidarietà internazionale volto a raccogliere 25,2 milioni di dollari per gli aiuti di emergenza per contrastare l'epidemia di colera. Agli inizi di dicembre soltanto un decimo di questa somma è stato finora raccolto.

 

Il dramma del colera dalle pagine di Repubblica del 31 dicembre 2010.

di GIAMPAOLO CADALANU

"Le 2500 persone uccise dal colera ad Haiti sono "morti inutili": la malattia è di norma "facilmente curabile e gestibile" e solo un'organizzazione sballata ha causato un numero di vittime sproporzionato. È durissimo l'attacco di Unni Karunakara, presidente di Medici senza Frontiere, alla "risposta inadeguata" della comunità internazionale dopo l'esplosione dell'epidemia.

Eppure le condizioni per un intervento efficace e corretto c'erano tutte: il Paese è piccolo e accessibile, la mobilitazione è stata massiccia, al punto che sul campo erano presenti addirittura dodicimila organizzazioni non governative. Ma qualcosa è andato storto nei mesi dopo il terremoto, perché "poco è stato fatto per migliorare le condizioni igieniche, consentendo al colera di diffondersi a ritmo vertiginoso". Il presidente di Msf racconta di aver scoperto che a dieci giorni dall'arrivo del colera, gli abitanti della baraccopoli Cité Soleil non avevano acqua clorata, nonostante il compito di procurarla fosse stato affidato dall'Onu ad alcune Ong. A distribuire acqua clorata hanno dovuto pensare i sanitari di Msf, già sovraccarichi di impegni dopo aver assistito 75 mila persone infettate dal vibrione. "A oggi - scrive Karunakara - c'è un solo sito operativo per la gestione dei rifiuti, in una città di 3,5 milioni di abitanti".I toni del presidente sono molto vicini all'indignazione: se è vero che prima del terremoto l'accesso all'acqua era privilegio di una minoranza (meno del 12 per cento, secondo l'americano Center for Disease Control), la gestione dell'epidemia doveva comunque essere possibile. "Eppure ad Haiti si sono registrate vaste lacune nel dispiegamento di misure già sperimentate e consolidate", scrive Karunakara. Per non parlare del sospetto, diffuso nell'isola, che a portare il contagio sia stato qualche straniero. Msf si limita a indicare fra le ipotesi prese in considerazione dagli haitiani "la contaminazione del fiume Artibonite da parte delle forze di pace Onu, il cambiamento climatico, la stregoneria voodoo", ma discute la strategia dell'Organizzazione panamericana per la sanità, "sorella" dell'OMS, che non ha contribuito a far chiarezza nella distribuzione degli aiuti, privilegiando Port-au-Prince e lasciando senza assistenza i piccoli centri e le cliniche locali.

In più, le regole sulla gestione dei fondi sono così rigide che non hanno facilitato l'utilizzo degli aiuti, stanziati per l'emergenza terremoto e dunque vincolati a programmi di lungo termine, ma indispensabili per fermare il colera. In questi giorni, segnala Msf, l'epidemia si è stabilizzata nella regione di Artibonite ma continua a diffondersi nel nord e nel sud di Haiti. È vero che i tassi di mortalità rimangono sotto il 2 per cento, ma questo resta un bilancio disastroso, se si valuta che l'epidemia poteva essere fermata subito. Ma il sistema degli aiuti non ha funzionato: non ha funzionato soprattutto, sostiene Karunakara, la distribuzione centralizzata degli incarichi con il metodo dei "cluster". "I bisogni della popolazione", è il giudizio finale del presidente di Msf, "restano scoperti", perché "la comunità delle organizzazioni di aiuto non è riuscita a evitare morti inutili".

A fronte di un dramma la fine del 2010, per oltre 300 piccoli orfani del sisma che colpì Haiti, ha segnat, invece, l'inizio di una nuova vita.

Per loro il nuovo orizzonte della Francia, dove vivranno con nuovi genitori che, dopo il sisma del gennaio 2010, hanno scelto di adottarli. I bimbi spaventati, sono arrivati a Parigi il 22 dicembre 2010. Le famiglie francesi, chiedevano da tempo di velocizzare le procedure, ma il ministero degli Esteri temeva di non rispettare tutte le regole e garanzie per i bambini previste nel caso di adozioni internazionali. I piccoli hanno viaggiato  su un aereo di Stato fino all'aeroporto di Roissy, dove un'area del Terminal 2 è stata appositamente riservata a loro,  con personale medico ad attenderli. Quando i neo-genitori hanno per la prima volta, dopo una lunga attesa, hanno potuto abbracciare i loro bimbi, tantissima la commozione.


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