Area metropolitana Pescara, ok dal Consiglio Regionale a svolgimento referendum

12 Novembre 2013   16:18  

Il Consiglio Regionale d'Abruzzo ha votato a favore dell'indizione del referendum regionale consultivo per la creazione della "Nuova Area Metropolitana di Pescara, Montesilvano e Spoltore".

Lo ha annunciato Riccardo Chiavaroli il quale, essendo tra i primi firmatari della proposta di referendum, ha illustrato il provvedimento all'Aula del Consiglio Regionale.

Nel suo intervento, il Consigliere Chiavaroli ha posto l'accento su due concetti essenziali ossia, da un lato, l'importanza strategica della creazione di una nuova e piu' forte area metropolitana e, dall'altro, sulla felice scelta metodologica poiche' per la prima volta dalla sua istituzione, la Regione Abruzzo chiamera' alle urne i propri elettori per un referendum e su un tema di enorme rilevanza.

Nei prossimi giorni, infine, ha ricordato Chiavaroli, verranno adottati gli opportuni provvedimenti affinche' il referendum regionale venga svolto in occasione del prossimo "election day", cosi' da non rappresentare un costo aggiuntivo per gli abruzzesi.

«Vince la democrazia. Via libera dal Consiglio Regionale al referendum sulla Grande Pescara!». Comenta così il consigliere regionale Mov139, Carlo Costantini.

«Sembrava scontato lasciare i cittadini liberi di poter scegliere del proprio futuro – ha proseguito Costantini - ma in alcuni momenti la recrudescenza di antiche contrapposizioni campanilistiche mi ha fatto temere per il peggio. Per il valore strategico e di prospettiva di questa decisione, non esito a definirla storica per la comunità pescarese, intendendo già ora per comunità pescarese quella costituita da tutti i cittadini che vivono, respirano ed amano Pescara, pur risiedendo anagraficamente a pochi chilometri o metri dai suoi confini».

«Dunque per ora, anche quelli di Montesilvano e Spoltore, ma in un futuro, spero prossimo, anche Francavilla al Mare, San Giovanni Teatino etc.; città oggi escluse - conclude il consigliere regionale - solo perché la Costituzione non consente alle Regioni di modificare le circoscrizioni provinciali».

 


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