Asl L'Aquila, Cgil-Fp: "Ancora tanti problemi irrisolti ma si pensa ad altro"

09 Gennaio 2019   10:38  

Ancora tanti i problemi non risolti nella Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila, tra personale carente, turni massacranti, scopertura di turni di guardia attiva, mancata retribuzione degli istituti contrattuali (ore di lavoro straordinario effettuate nel 2016), mancato avvio delle procedure di stabilizzazione del personale precario nonostante l’autorizzazione della Regione Abruzzo a seguito dell’approvazione del piano assunzioni 2018, con conseguente proliferare di lavoro in somministrazione, grave e inaccettabile confusione nella gestione degli appalti, con lavoratori che ad oggi non percepiscono lo stipendio e avvisi per l’assegnazione del servizio di manutenzione di 60 giorni, liste di attesa interminabili e problemi logistici per i lavoratori, mancata applicazione del nuovo contratto nazionale di lavoro del comparto Sanità sottoscritto nel mese di maggio 2018, soppressione della presenza di Pediatri nei territori della valle Subequana, mancata richiesta di attivazione di posti letto di riabilitazione per anziani e disabili in strutture pubbliche e mancato contenimento della spesa farmaceutica.

A tutto ciò si aggiunga una mancata scelta di riqualificazione del plesso di Collemaggio, da finalizzarsi al recupero del patrimonio immobiliare della Asl e che potrebbe essere riconvertito in “Casa della Salute”, mentre qualcuno continua a parlare di progetto di finanza per il nuovo ospedale dell’Aquila dopo aver speso oltre 57 milioni dal 2009 ad oggi.

Ricordiamo che alcune proposte della Cgil sull’attivazione delle “Case della Salute” erano già state avanzate in tutte le macroaree della Asl provinciale, comprese la Valle Peligna e Marsica, al fine di rendere concreta ed efficace l’integrazione ospedale/territorio.

E poi un desolante abbandono della sanità nell’alto Sangro, servizi di Pronto Soccorso in tutti i presidi ospedalieri al collasso, con utenti costretti ad attendere ore per essere visitati e con il rischio di non poter essere ricoverati per carenze di posti letto, mancate attuazioni degli indirizzi previsti dall’atto aziendale, un servizio di Assistenza Domiciliare Integrata che non è mai arrivato a domicilio.

L’elenco dei problemi irrisolti potrebbe continuare ancora a lungo, ma qualcuno, da settimane preferisce discutere di una nomina, condivisa da pochi, del nuovo direttore sanitario della Asl che dovrebbe sostituire la dottoressa Teresa Colizza arrivata alla scadenza del suo mandato. Una operazione che qualcuno vorrebbe a poche settimane dal voto per le regionali e con la prossima scadenza al 16 marzo dello stesso direttore generale della Asl. E’ necessario ricordare a quei pochi che nell’applicazione della disciplina della proroga degli organi amministrativi è prevista la possibilità di un proroga di 45 giorni, termine che risulterebbe utile, nel rispetto della norma, all’attivazione delle procedure necessarie per l’individuazione dei nuovi organismi dirigenti.

Di contro la Cgil e la Fp ritengono che i problemi prioritari da affrontare e risolvere siano ben altri, per quanto ci riguarda infatti riteniamo necessario dare continuità ai servizi sanitari attraverso la stabilizzazione del personale precario, un’adeguata programmazione dei servizi esternalizzati che dia continuità lavorativa, perché è solo con lavoro stabile e di qualità che si possono garantire servizi di qualità. Anche per questi motivi non è tollerabile il blocco della contrattazione collettiva e il mancato recepimento delle nuove disposizioni derivanti dal contratto nazionale di lavoro del 21 aggio 2018.

La priorità per la Cgil è rimettere al centro il lavoro e i servizi che rendano attrattivo l’intero sistema sanitario provinciale pubblico. Infatti, siccome non ci appassionano le discussioni su nomine individuali, riteniamo invece che tali scelte, allorquando verranno effettuate, rispondano a requisiti di qualità e competenza necessari a garantire la gestione di un ente come la Asl, che è l’azienda più grande del territorio e pertanto la più complessa e difficile da governare, soprattutto in un territorio che continua a vivere una grave condizione di inesorabile spopolamento delle aree interne.

Rimettere al centro il lavoro e i servizi significa rimettere al centro l’utente/cittadino troppo spesso costretto a barcamenarsi in un contesto confuso e confusionario e troppo spesso dimenticato e abbandonato a se stesso.


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