Atessa, barbaro assassinio di un ventisettenne

12 Gennaio 2009   17:26  

C'e' un primo fermo di polizia giudiziaria per l'omicidio di Angelo Marcucci, 27 anni di Atessa, trovato senza vita ieri mattina all'interno della sua auto. Il provvedimento riguarda Daniele Perrucci, 26 anni di Montazzoli, che secondo alcune testimonianze la sera precedente avrebbe avuto un diverbio con la vittima. Secondo i carabinieri durante la notte i due si sarebbero incontrati di nuovo e la lite sarebbe degenerata nell'aggressione mortale. Il fermato si e' dichiarato estraneo ai fatti che gli vengono contestati.

Secondo una prima ricostruzione, il giovane, gestore di un bar, stava tornando a casa nella notte fra sabato e domenica, quando sarebbe stato aggredito nei pressi di un supermercato a circa 70 metri dalla sua abitazione. I Carabinieri hanno trovato alcune macchie di sangue sulla strada.

Il procuratore capo di Lanciano, Tullio Moffa, che ha disposto l'autopsia, segue attentamente gli sviluppi dell'esame affidato dall'anatopatologo Ivan Melasecca, e con altrettanta attenzione tutte le novità che arrivano da Atessa, dove i carabinieri della locale compagnia, coordinati dal capitano Antonio Spoletini, raccolgono elementi utili per chiarire quel che avvenuto domenica notte.
Al momento è in stato di fermo giudiziario Daniele Perrucci, 26 anni, di Montazzoli.
Secondo gli inquirenti sarebbe stato lui a colpire ripetutamente Angelo, che qualche ora prima gli aveva negato da bere nel suo bar. Già, sarebbe stato questo il movente dell'omicidio: un bicchierino negato. Secondo indiscrezioni, Daniele aveva mandato giù troppo alcol e per questa ragione era andato via dal bar Jolly protestando. Sembrava fosse finita lì, invece Angelo, intorno alle 2,dopo aver chiuso il suo locale di piazza Garibaldi, era andato  in un dancing, a Lanciano, con un amico. Lì si è rivisto con Daniele. Cosa sia accaduto dopo lo sta raccontando in questi momenti lo stesso amico, colui che  ha raccontato ai carabinieri di averlo riaccompagnato a casa dopo le 4 e mezza. Una storia che ha bisogno di verifiche dal momento che una domanda sorge spontanea: c'è da spiegare infatti come mai l'amico, che  viaggiava nella Fiat Cinquecento insieme ad Angelo, dopo l'aggressione, quando Angelo forse era ancora in vita, seppur ferito gravemente, non l'abbia accompagnato in ospedale, anziché parcheggiare l'auto sotto casa del barista.  
I militari dell'arma hanno comunque scoperto il punto dove, presumibilmente Angelo è stato aggredito. E' un luogo ad una decina di chilometri da Piazzano.
Anche in questo caso, l'unico che potrà spiegare cosa sia accaduto è proprio l'amico del giovane assassinato.


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