Augusto Minzolini rinviato a giudizio per peculato

L'udienza si terrà l'8 marzo prossimo

06 Dicembre 2011   16:35  

Il direttore del Tg1 Augusto Minzolini è stato rinviato a giudizio per peculato in relazione all'uso della carta di credito aziendale per una spesa di 68mila euro in un periodo di 14 mesi, sulla base di un esposto presentato da un'associazione di consumatori e dall'Idv. La decisione è del gup di Roma Francesco Patrone che ha accolto le istanze del procuratore aggiunto Alberto Caperna. Il processo si terrà l'8 marzo prossimo davanti alla VI sezione penale del Tribunale di Roma.

Nell'udienza davanti al gup la Rai ha dichiarato di non costituirsi parte civile, ritenendo esauriente la documentazione giustificativa e la restituzione del denaro da parte di Minzolini.
 
A sostenere l'accusa il procuratore aggiunto Caperna, il quale ha sottolineato tra l'altro che la restituzione delle somme non cancella il reato contestato. Di conseguenza ha insistito nella richiesta di rinvio a giudizio. A difendere il direttore del Tg1 è stato l'avvocato Franco Coppi, che con una serie di argomentazioni ha confutato le conclusioni del pm. In particolare, secondo Coppi, Minzolini utilizzò in buona fede la carta di credito perché aveva un'autorizzazione aziendale. Commentando la decisione del giudice, Coppi ha detto di essere convinto che l'ipotesi di reato non è configurabile in questo caso, anche se il giudice è stato di parere diverso.

"Volevano farmi saltare dalla direzione del Tg1 quando c'era il voto di fiducia al Senato del 14 dicembre del 2010. Quello che non sopporto di questa vicenda è che vengano utilizzati strumenti del genere per raggiungere l'obiettivo - ha dichiarato Minzolini - Questo mi dà l'idea della società di trogloditi in cui viviamo. Mauro Masi in questa vicenda è stato un pusillanime, uno leggero, perché per due anni l'azienda non mi ha mai contestato nulla".

"Tutto ad un tratto mi vengono contestate cose che non stanno né in cielo né in terra - ha detto - Per me queste spese erano per l'esclusiva che mi era stata richiesta al momento dell'assegnazione dell'incarico. Masi mi rispose che poteva passare come un benefit compensativo, ma successivamente mi venne spiegato con una lettera che la Rai non poteva attuare questo strumento e quindi mi propose una sorta di facility, consentendomi tra l'altro la collaborazione con 'Panorama' a cominciare da maggio di quest'anno. In ogni caso io ho restituito la somma di denaro che mi viene contestata".
 
Quanto all'accusa "che mi si rivolge si riferisce a una serie di pranzi per i quali non avrei presentato i giustificativi. Il fatto di non indicare il nome del commensale invitato per chi come me riveste il ruolo di direttore del Tg1 è una prassi che vige dal 2003 e che mai era stata messa in discussione".
 
Il Cdr del Tg1 sollecita "una svolta. Serve, subito, un direttore autorevole di indiscusso profilo professionale e morale, super partes, che segni una forte discontinuità editoriale col passato e recuperi tutte le professionalità messe ai margini".
 
"Auguriamo al direttore del Tg1 di dimostrare la propria innocenza, nel frattempo tolga il disturbo e si dimetta dal tg che dirige per affrontare con serenità il processo che lo attende" è quanto chiede il capogruppo del'Italia dei Valori al Senato, Felice Belisario.
 
Analoga richiesta arriva dall'Aiart: "Per il bene della Rai, Minzolini farebbe bene a dimettersi. Per noi tutti sono innocenti fino a prova contraria, però sulla principale testata del servizio pubblico non può gravare un macigno così grosso". (ADNKRONOS)


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