Non ci
stanno i proprietari di hotel, negozi, ristoranti e trattorie (per un totale di 4.792 utenze) che si sono
visti lievitare la bolletta del 45 per cento a causa dell’aumento del tassa sui
rifiuti solidi urbani (Tarsu), perciò si ribellano. L’iniziativa è nata da quaranta
albergatori di Vasto, che hanno citato
in giudizio l’amministrazione comunale per chiedere l’abolizione della delibera
con cui la giunta Lapenna ha stabilito l’incremento della Tarsu.
Secondo gli albergatori l’aumento della tassa, che dovrebbe contribuire a
coprire gli altissimi costi del riciclaggio del pattume, è illegittimo. Le camere
degli alberghi, secondo loro, devono essere equiparate alle semplici abitazioni
per le quali il Comune ha previsto un incremento del 15 per cento. Queste le
ragioni del malcontento, sfociato nel ricorso collettivo sul quale dovrà
pronunciarsi la commissione tributaria di Chieti. Intanto anche le associazioni
di categoria si schierano al fianco dei gestori. Secondo Confcommercio e
Confesercenti i rincari vanno a penalizzare ulteriormente commercianti e operatori
turistici. Anche le minoranze di centrodestra
hanno detto no all’aumento della Tarsu, pertanto si sono fatti promotori
di una raccolta di firme, invitando l’amministrazione a fare marcia indietro. Non
a caso l’argomento è stato oggetto di discussione nell’ultimo consiglio
comunale, ma l’ordine del giorno con il quale l’opposizione (An, Forza Italia,
Comitato civico e Udc) chiedeva di abolire i tanto contestati aumenti è stato
bocciato dalla maggioranza di centrosinistra.
"Le tariffe possono essere riviste, ma nel contesto del bilancio di
previsione e non con quel tipo di provvedimento proposto", spiega l’assessore
alle Finanze, " l’aumento del 45 per cento della Tarsu per le attività
produttive è stato deciso per salvaguardare le famiglie. Resta da parte nostra
l’impegno ad apportare le modifiche necessarie dopo aver monitorato gli
introiti anche alla luce degli accertamenti contro l’evasione".
(IP)