Avrebbe rifiutato alcune pazienti perché non sue: indagato il primario di Ginecologia

Per il momento, solo una pesante ombra ha iniziato ad incombere sul reparto di Ginecologia dell'ospedale di Pescara, ma c'è il rischio che la situazione possa assumere i contorni di un vero e proprio scandalo.

La Procura di Pescara ha infatti appena chiuso un'inchiesta basata su alcune testimonianze e su un rapporto dei carabinieri del Nas, coordinati dal pm Gennaro Varone, che ha comportato l'iscrizione nel registro degli indagati del primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia, il dottor Maurizio Rosati, con le accuse di omissione, interruzione di servizio pubblico, abuso d'ufficio e peculato.

Secondo la Procura, per quanto concerne l'accusa di omissione, Rosati avrebbe suggerito alle pazienti di rivolgersi a lui come medico privato e, parallelamente, ne avrebbe rifiutate alcune poiché pazienti di altri medici.

Almeno sei, a quel che risulta, le testimonianze in tal senso raccolte dal magistrato: tra questi, quello di una donna cui sarebbe stato rifiutato un intervento poiché non era paziente del primario e costretta ad operarsi in un'altra struttura, oppure quello di un'altra che sarebbe stata accettata solo perché avrebbe acconsentito a sottoporsi ad una visita presso lo studio privato del primario.

In tal modo quindi Rosati, 54enne originario di Atri ed a capo del reparto di Ginecologia di Pescara da circa quattro anni, avrebbe causato "una grave turbativa del pubblico servizio parametrato sulle sue personali esigenze di accaparramento dei clienti" e si sarebbe assicurato "un ingiusto vantaggio".

Per quanto invece concerne l'accusa di peculato, nell'inchiesta risulta coinvolta anche una collaboratrice di Rosati, la 36enne A. G. : secondo l'accusa, la donna avrebbe infatti usufruito liberamente di un telefonino a carico della Asl "affidatole" dallo stesso medico.

I due, ora, avranno come di consueto 20 giorni di tempo per per produrre memorie, rilasciare dichiarazioni o chiedere di essere interrogati.