Bertolaso, la famiglia e il tesoro della cricca

La Procura di Perugia chiude le indagini

02 Febbraio 2011   09:17  

La magistratura di Perugia ha chiuso le indagini sugli appalti concessi per i Grandi Eventi, e sul presunto sistema messo in piedi dal costruttore Diego Anemone e dai suoi sponsor principali, ovvero il provveditore ai Lavori pubblici Angelo Balducci e il capo della Protezione civile Guido Bertolaso.

Per i pubblici ministeri di Perugia Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi, l'ex capo della protezione civile Guido Bertolaso "da solo o in concorso di volta in volta con altri soggetti, compiva scelte economicamente svantaggiose per la Pubblica Amministrazione e favorevoli al privato, illegittimamente operava e consentiva nella sua posizione di vertice, che i funzionari sottoposti operassero affinche' le imprese facenti capo a Diego Anemone, risultassero aggiudicatarie degli appalti".

I magistrati perugini sostengono anche che Guido Bertolaso, "consentiva che il costo dell'appalto a carico della pubblica amministrazione aumentasse considerevolmente rispetto a quello del bando, anche mediante l'approvazione di atti aggiuntivi successivi ed a fronte di spese incongrue o meramente eccessive, al solo scopo di favorire stabilmente il privato imprenditore appaltatore".

Guido Bertolaso avrebbe favorito Diego Anemone in cambio di "disponibilita' di un appartamento sito in via Giulia[...] il cui canone mensile di 1500 euro veniva corrisposto da Diego Anemone dal gennaio del 2003 all'aprile 2007, anche per il tramite di Angelo Zampolini". Bertolaso avrebbe altresi' percepito la somma "in contanti di 50.000 euro consegnata da Diego Anemone". Inoltre Guido Bertolaso avrebbe avuto "disponibilita' presso il Salaria Sport Village il 14 dicembre 2008 da parte di Simone Rossetti, su indicazione di Diego Anemone, di una donna di nome Monica, identificata in Monica Da Sila Medeiros, allo scopo di fornire prestazioni di tipo sessuale". I pubblici ministeri citano anche i "massaggi" di " Francesca" sempre al Salaria Sport Village, " avvenuti in piu' circostanze".

Nell'inchiesta vengono contestati anche gli incarichi ben remunerati alla moglie di Bertolaso Gloria Piermarini, che tra il 2004 e il 2007 ha ottenuto 4 incarichi per 114.550 euro. Il 15 ottobre 2004 arriva un bonifico da 25.650 euro da Italferr spa. Il 30 maggio 2005 altri soldi: 27.750 dalla stessa ditta. Il 22 settembre 2006 la cifra sale e a pagare è la Sac, società «riferibile all'imprenditore Cerasi Emiliano collegata al Gruppo Anemone che si è aggiudicata i lavori di restauro del teatro Petruzzelli di Bari e quelli del Nuovo Teatro di Firenze (programma Celebrazioni 150° Anniversario dell'Unità d'Italia, per l'importo contrattuale di euro 69.820.170,00). Per entrambe le gare di appalto, il presidente di gara era Salvo Nastasi», capo di gabinetto del ministro Sandro Bondi. E infine a Gloria Piermarini il 5 aprile 2007 è arrivato un bonifico di 24.750 euro dalla Redim che fa parte del Gruppo Anemone «per la progettazione preliminare relativa alla sistemazione paesaggistica degli spazi verdi e dei parcheggi del Centro Salaria Sport Village», l'unico contratto che Guido Bertolaso aveva ammesso.

Infine i favortismi a Francesco Piermarini, il cognato di Guido Bertolaso. Il professionista di 52 anni fino all'aprile del 2004, attraverso la società "Le Grand Bleu", sembra occuparsi di produzioni cinematografiche. ma secondo l'informativa del Ros l'avventura si limita a una sola pellicola - "Il Servo ungherese" - finanziata con il sostegno dei Beni Culturali e sostenuta dalla "Medusa" del Gruppo Fininvest: "Il 24 settembre 2003 risulta a favore di Piermarini Francesco su conto Bnl un bonifico di 120mila euro per "diritti film". Il 25 novembre dello stesso anno, un bonifico di 50mila euro, "per anticipo fattura". Francesco Piermarini lavorerà nei cantieri del G8 della Maddalena.

LA DIFESA DI BERTOLASO

Già dall'estate 2008 «si sapeva» che i costi per i lavori alla Maddalena per ospitare il vertice dei capi di stato e di governo si aggiravano attorno ai 300 milioni di euro. E anche per questo Guido Bertolaso prospettò al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi l'ipotesi di altre soluzioni meno costose, tra cui quella di Viareggio.

È lo stesso ex capo della protezione civile, indagato per corruzione, a dirlo ai magistrati di Perugia nell'interrogatorio del 12 aprile dello scorso anno, ascoltato nell'ambito dell'inchiesta sul G8 svoltosi poi all'Aquila. Spiegazioni che evidentemente non hanno convinto i pm, che hanno inviato a Bertolaso un avviso di conclusione indagini in cui si sostiene che l'ex capo della Protezione civile avrebbe siglato un patto illecito con l'imprenditore Diego Anemome, figura centrale di quella che gli inquirenti hanno definito la cricca degli appalti. Rispondendo alle domande dei pm Alessia Tavarnesi e Sergio Sottani, Bertolaso ricorda poi di aver indicato Gian Luigi Calvi come responsabile dei lavori alla Maddalena, nonostante Angelo Balducci avesse nominato De Santis e sostenesse che vi erano altri professionisti in grado di farlo.

Ma Bertolaso spiega di avere «molto interesse a nominare Calvi perchè godeva di tutta la mia fiducia». Così, aggiunge, «arrivammo ad un compromesso per cui Calvi diventò una sorta di supervisore dei lavori». La sostituzione vera e propria arriva nell'ottobre 2008 dopo un incontro al quale partecipano anche i ministri Tremonti e Frattini, e durante il quale «faccio presente - ricostruisce Bertolaso - che il costo è il doppio di quello iniziale». Così, qualche giorno dopo, prosegue, «faccio presente a Balducci che De Santis non era competente, nel senso che non aveva gestito efficacemente i rapporti con le imprese» e si arriva così alla nomina di Calvi e alla decisione di «sospendere gli ordinativi per di ulteriori materiali in previsione di una revisione completa di tutti i preventivi», mentre i costi, nel frattempo, «erano lievitati a 600 milioni di euro». A Bertolaso risulta poi che De Santis «si sia lamentato in modo plateale» per la decisione di sostituirlo.

Bertolaso ha negato davanti ai pm di Perugia di aver mai avuto rapporti sessuali a pagamento al Salaria Sport Village. Nell'interrogatorio del 12 aprile dello scorso anno, nell'ambito dell'inchiesta sulla «cricca» degli appalti, ai magistrati, che gli hanno contestato tra l'altro di aver ricevuto soldi e prestazioni sessuali in cambio di favori per gli appalti all'imprenditore Diego Anemone, nega con decisione. Per i magistrati invece è stata anche la «disponibilità» al Salaria Village «di una donna di nome Monica», uno degli aspetti della corruzione, reato per il quale è indagato nell'indagine giunta pochi giorni fa alla fase di avviso di conclusione indagini, che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Tutto sarebbe riferito al 14 dicembre 2008, quando l'allora capo della protezione civile si recò al Salaria Sport Village per sottoporsi ad un massaggio: appuntamento che, secondo l'accusa, si sarebbe invece risolto in un rapporto sessuale con «Monica». Ma Bertolaso ricorda che la fisioterapista che di solito si occupava professionalmente di lui per i suoi problemi di salute era Francesca, che quella sera non c'era e venne sostituita da Monica. «In tutte le circostanze in cui mi apparto lascio i miei cellulari al personale della scorta con l'avviso di avvertirmi di qualsiasi emergenza», cosa che era spesso accaduta in altre occasioni. «Voi - dice Bertolaso ai pm - credete che io sarei andato con una prostituta con il rischio di essere interrotto nella mia intimità da un membro della scorta?». «In quella circostanza è stata l'unica volta che ho incontrato Monica e per quanto mi riguarda il massaggio è stato identico agli altri, anche se secondo me Francesca è più qualificata ed efficace», spiega Bertolaso aggiungendo che «l'unica differenza nel massaggio di Monica è che ho sicuramente colto una grande gentilezza e cortesia, oltre che un eloquio eccessivo per i miei gusti in quelle circostanze». Ma, aggiunge, «non ho avuto alcuna avance».

«Consegnai direttamente io le chiavi dell'appartamento di via Giulia al dottor Bertolaso. Fu il cardinale Crescenzio Sepe a darmi l'incarico di provvedere in tal senso». Il professor Francesco Silvano, consultore di Propaganda Fide dal 2001 al 2006, conferma ai magistrati perugini quanto affermato dall'ex capo della Protezione Civile, sottolineando tra l'altro che l'appartamento era di proprietà della Congregazione. L'interrogatorio del professore è negli atti dell'inchiesta sugli appalti del G8, che i magistrati di Perugia hanno messo a disposizione degli indagati in vista della richiesta di rinvio a giudizio. «Verso il 2003-2004 - dice ai carabinieri del Ros il 30 giugno scorso - a seguito di problemi di carattere familiare, Bertolaso ha avuto la necessità di procurarsi un alloggio in Roma. Il cardinale Sepe mi ha dato incarico pertanto di trovare una soluzione, individuata in un appartamento all'interno del collegio di seminaristi stranieri denominato » Collegio Urbano del Gianicolo «di proprietà di Propaganda Fide». Qui si sono però creati dei problemi a seguito degli orari di lavoro del capo della protezione civile, dice Silvano, e dunque si è cercata un'altra soluzione. Sempre il Cardinale Sepe mi ha dato incarico di provvedere in tal senso. All'epoca - racconta - avevo le chiavi di tutti gli immobili liberi intestati a Propaganda Fide ed uno di questi era ubicato in Roma, Via Giulia; pertanto ho provveduto a consegnare io direttamente al dottor Bertolaso la chiave di questo appartamento».


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