Biotecnologie: Crab a rischio chiusura, appello di Di Orio

Il rettore: Chiodi ripristini i finanziamenti

12 Febbraio 2011   14:59  

Il rischio di chiusura del Consorzio di Ricerche Applicate alle Biotecnologie (CRAB) è sempre più concreto in considerazione delle scelte politiche della Regione Abruzzo che non intende più finanziare enti di ricerca giudicati "autoreferenziali" e "pesi che gravano sui cittadini abruzzesi".
Per scongiurare questa evenienza, prende posizione il prof. Ferdinando di Orio, Rettore dell’Università dell’Aquila, istituzione partecipante al CRAB fin dalla sua costituzione.
"La mancata disponibilità dei finanziamenti regionali - spiega Di Orio - rischia di compromettere definitivamente la prosecuzione della attività di ricerca applicata svolta in questi anni, che ha permesso al CRAB di raggiungere significativi risultati sia sul piano scientifico sia su quello delle ricadute industriali sul territorio regionale.
La necessità dei finanziamenti regionali per la prosecuzione dell’attività di ricerca - aggiunge - deriva dalla natura stessa del Consorzio e dei progetti europei e nazionali che prevedono sempre co-finanziamenti da parte di enti pubblici e/o privati.
La crisi economica che sta investendo anche il settore industriale della nostra regione, rende sempre più indispensabile un ruolo attivo delle istituzioni locali nel sostegno di enti di ricerca come il CRAB, che rappresentano elettivi strumenti di mediazione tra scienza e società, in grado di realizzare pienamente quella economia della conoscenza, che rappresenta il tratto distintivo delle nazioni più avanzate".
Per il rettore dell'Ateneo aquilano "Sarebbe davvero imperdonabile se, a causa del mancato sostegno finanziario, chiudesse un'importantissima risorsa per tutto il territorio abruzzese, con la conseguente perdita del lavoro da parte di numerosi e qualificatissimi collaboratori che hanno contribuito a portare la nostra regione all’avanguardia nazionale e internazionale nei settori della ricerca applicata alle biotecnologie.
Mentre altre regioni italiane investono sull’economia delle conoscenza, creando nuove strutture di ricerca, - conclude Di Orio - la nostra Regione decide di lasciar morire gli unici tre centri di ricerca esistenti, disperdendo un patrimonio di conoscenze e professionalità scientifiche".


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