Breve storia di una generazione precaria, presa in giro e derubata

06 Settembre 2012   17:46  

Riceviamo da Valentina S., lavoratrice precaria aquilana e volentieri pubblichiamo:

"Eravamo ragazzi e ci dicevano: “Studiate, sennò non sarete nessuno nella vita”. Studiammo. Dopo aver studiato ci dissero: “Ma non lo sapete che la laurea non serve a niente? Avreste fatto meglio a imparare un mestiere!”. 

Lo imparammo.

Dopo averlo imparato ci dissero: “Che peccato però, tutto quello studio per finire a fare un mestiere?”.

Ci convinsero e lasciammo perdere. 

Quando lasciammo perdere, ...rimanemmo senza un centesimo.

Ricominciammo a sperare, disperati.

Prima eravamo troppo giovani e senza esperienza.

Dopo pochissimo tempo eravamo già troppo grandi, con troppa esperienza e troppi titoli.

Finalmente trovammo un lavoro, a contratto, ferie non pagate, zero malattie, zero tredicesime, zero Tf, zero sindacati, zero diritti.

Lottammo per difendere quel non lavoro. Non facemmo figli - per senso di responsabilità - e crescemmo. 

Così ci dissero, dall’alto dei loro lavori trovati facilmente negli anni ’60, con uno straccio di diploma o la licenza media, quando si vinceva facile davvero: “Siete dei bamboccioni, non volete crescere e mettere su famiglia”. 

E intanto pagavamo le loro pensioni, mentre dicevamo per sempre addio alle nostre.

Ci riproducemmo e ci dissero: “Ma come, senza una sicurezza nè un lavoro con un contratto sicuro fate i figli? Siete degli irresponsabili”. 

A quel punto non potevamo mica ucciderli.

Così emigrammo.

Andammo altrove, alla ricerca di un angolo sicuro nel mondo, lo trovammo, ci sentimmo bene.

Ci sentimmo finalmente a casa. 

Ma un giorno, quando meno ce lo aspettavamo, il “Sistema Italia” fallì e tutti si ritrovarono col culo per terra.

Allora ci dissero: “Ma perchè non avete fatto nulla per impedirlo?”. 

A quel punto non potemmo che rispondere: “ Ma andatevene  tutti affxxxxx!!!!! ”.


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