Bussi, la battaglia delle parti civili

26 Febbraio 2010   14:46  

Lo scandalo della discarica dei veleni più grande d’Europa a Bussi viaggia su due strade parallele: l’iter processuale e la necessità sempre più impellente di ricorrere ad una totale bonifica.

Strade che hanno avuto un punto di contatto nell’udienza di ieri quando i legali degli ex dirigenti della Montedison, hanno chiesto la sospensione della richiesta perché, a loro dire, un intervento di bonifica modificherebbe lo stato dei luoghi in vista di un eventuale incidente probatorio. Fremono le associazioni ambientaliste le uniche in questi anni a chiedere un intervento immediato in quell’area, tuttavia al di là di qualche diffida e qualche timida richiesta, nessuna istituzione, dal Commissario di Governo, agli enti locali, hanno mostrato sensibilità da questo punto di vista, ed intanto siamo giunti ad oltre 40 anni di veleni, denunciano gli ambientalisti, sotto i nostri piedi e nell’acqua che beviamo, mentre le autorità sanitarie, tra l’altro, non hanno avviato nemmeno un’analisi epidemiologica, prestando, di fatto,  il fianco ai legali dei principali indagati che possono sostenere la totale mancanza di prove del danno arrecato alle persone . Sotto l’aspetto processuale, poi, i legali di tutti e 27 gli indagati, chiedono in un modo o nell’altro l’esclusione delle parti civili, l’unica che avrebbe diritto, secondo questi, il WWF, secondo altri, invece, il Ministero dell’Ambiente; una richiesta inconcepibile, secondo, invece, le altre associazioni che parlano di un tentativo di ridurre il processo ad una discussione localistica per tenere il più lontano possibile i riflettori da questa triste vicenda. Il prossimo 11 marzo il Gup Luca De Ninis darà il via alle repliche delle parti civili, nella stessa data o al massimo nel giro di due giorni, il giudice deciderà sull’ammissibilità delle varie istanze, il tutto in tempo utile per il 15 aprile quando verrà avviata la discussione al termine della quale si deciderà sulla richiesta di rinvio a giudizio. Intanto cifre da capogiro per quel che riguarda le richieste di risarcimento, si va dai 630 milioni di euro chiesti dal Ministero ad almeno 500 milioni tra danni ambientali, d’immagine e morali

di Luca Pompei

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